il parere

giovedì 13 Febbraio, 2025

Sci, i sindaci bocciano la riforma su impianti e piste: «I Comuni devono avere più potere sulle nuove funivie»

di

Il Consiglio delle autonomie locali vota contro il disegno di legge della giunta che prevede un’autorizzazione unica della Provincia per la realizzazione degli impianti e delle relative opere accessorie

I sindaci trentini bocciano la riforma degli impianti a fune. Il disegno di legge della giunta provinciale «è un mero aggiornamento tecnico del sistema esistente, invece risulterebbe necessario condividere con i territori un’autentica riforma complessiva, a quasi quarant’anni dalla definizione del quadro normativo vigente», spiega, in un comunicato stampa, il Consiglio delle autonomie locali (Cal), che ieri ha espresso un parere contrario.
Il disegno di legge recepisce una sentenza della Corte costituzionale del 2020 e la conseguente normativa nazionale, che equipara l’esercizio degli impianti a fune turistico-ricreativi ad un’attività economica privata. Oggi, invece, vige il modello della concessione del servizio pubblico. La proposta prevede un’autorizzazione unica della Provincia per la realizzazione degli impianti e delle relative opere accessorie, con la possibilità di ottenere anche il permesso di costruire. In questo modo si supera la commissione di coordinamento (formata da dirigenti provinciali) e il «doppio regime». I Comuni non avrebbero più la possibilità di gestire le ricadute territoriali legate all’iter autorizzativo. Inoltre viene introdotta una disciplina per gli impianti a fune in servizio privato, che prevede un’autorizzazione da parte del Comune, con le attività istruttorie commissionate a liberi professionisti e tecnici di comprovata esperienza. Anche per le piste da sci e le opere correlate si prevede un’autorizzazione unica provinciale e un rinvio alle norme nazionali.
Secondo il Cal, invece, la riforma «dovrebbe essere improntata ad un deciso rafforzamento degli strumenti di programmazione e di governo del settore, attribuendo in modo particolare maggiore centralità al ruolo degli enti locali». Per i sindaci, di fatto, è un’occasione persa.
Il sindaco di Mezzana e assessore del Cal Giacomo Redolfi l’ha definita una «legge che non interpreta le attuali esigenze di un territorio che deve guardare al futuro, in una sinergia di intenti che tenga conto delle realtà territoriali». Redolfi ha fatto l’esempio di realtà confinanti come Ponte di Legno «che, a differenza del Trentino, inquadrano il sistema impianti in un contesto allargato di pianificazione che tiene conto delle istituzioni locali. I Comuni – ha aggiunto — devono avere titolo per intervenire nel merito dei controlli e sul programma di attività».
Il procurador del Comun general de Fascia Giuseppe Detomas, nel suo intervento, ha auspicato che «Comuni e Comunità siano maggiormente protagoniste della gestione del territorio anche in questo campo, evitando però un’ingerenza troppo pesante del pubblico in attività che sono strategiche nello sviluppo economico. La materia — ha aggiunto — ha bisogno di chiarezza, con disciplinari attenti e costruiti in maniera adeguata».
Il Consiglio delle autonomie locali, dunque, ha espresso la sua contrarietà rispetto al testo depositato, manifestando la disponibilità a confrontarsi, in tempi brevi, con la giunta per la definizione di un intervento conforme alle aspettative.