politica

venerdì 14 Febbraio, 2025

Terzo mandato, c’è la procedura d’urgenza. FdI si astiene, minoranze all’attacco. E si vota in aprile

Valduga (Campobase) contro Soini: «Non è stato super partes». Il presidente del Consiglio provinciale: «Esterrefatto, libero di votare»

Il terzo mandato viaggerà su una corsia preferenziale. Ieri mattina il Consiglio provinciale ha approvato la procedura d’urgenza per il disegno di legge della Lega che introduce la possibilità di una terza elezione consecutiva del presidente della Provincia, quindi anche un eventuale Fugatti-ter. La proposta sarà discussa in Aula già ad aprile. Decisiva l’astensione dei consiglieri di Fratelli d’Italia, che ha permesso di far scattare il semaforo verde. Un voto accompagnato da tensioni. «Fugatti salva se stesso», ha attaccato Lucia Maestri (Pd). «Con il suo voto, Soini non è stato super partes», ha sottolineato Francesco Valduga (Campobase).

Bisesti: «Garantire tempi certi»
La discussione sull’iter accelerato si è aperta poco dopo le 12. L’urgenza è stata motivata da Mirko Bisesti, primo firmatario del disegno di legge. Il capogruppo leghista ha evidenziato come la norma possa essere sottoposta a referendum e all’esame della Corte costituzionale: «Per entrare in vigore, ci potrebbero volere tra i 18 e i 21 mesi nella migliore delle ipotesi, tra i 24 e i 26 mesi nella peggiore», ha spiegato. Dunque «è necessario esaminare questo disegno di legge con la massima celerità: l’esigenza è quella di affrontare le elezioni provinciali del 2028 in un contesto normativo chiaro — ha proseguito Bisesti — Ho sentito parlare di colpo di Stato, ma non ci sono stati né blitz né sotterfugi. Nel 2017 è stata modificata la legge elettorale a pochi giorni dal voto: lì ci fu un blitz con un emendamento». Emendamento che portò alla doppia preferenza di genere.

Valduga: «Altri temi urgenti»
Immediata la controreplica di Valduga, portavoce delle minoranze: «Quale sarebbe l’urgenza? I temi caldi sono altri, non certo il destino di Fugatti. Il nostro no al terzo mandato – tra l’altro io non sono neanche tra quelli che si indignano per due o tre mandati – non deriva dalla preoccupazione nei confronti di un “presidente imbattibile”. Qui vediamo il destino di una parte, non di una comunità». Il consigliere ha rimarcato la necessità di un confronto largo: «Quando si parla di legge elettorale serve una discussione più ampia e approfondita — ha aggiunto — Ci sarebbero tanti aspetti da discuterei: dalle modalità di voto al premio di maggioranza o l’elezione diretta del presidente».

FdI astenuto ma contrario
L’urgenza è poi passata con 17 favorevoli, 14 contrari e 4 astenuti. Determinante, appunto, la posizione dei meloniani Francesca Gerosa, Daniele Biada, Christian Girardi e Carlo Daldoss. «La posizione di Fratelli d’Italia sul tema del terzo mandato è risaputa e, ne siamo convinti, anche rispettata dai colleghi consiglieri che compongono la maggioranza — hanno poi precisato i quattro consiglieri in un comunicato — Lo ribadiamo unitariamente oggi e lo faremo in Aula nel momento in cui questo provvedimento legislativo vi approderà». Resta, dunque, il no. Ma «in una logica di coalizione, dopo aver
ascoltato in Aula le motivazioni a supporto della richiesta, abbiamo deciso per il voto di astensione». FdI annuncia già una sua proposta sulla legge elettorale: «Non vogliamo porre l’attenzione sul numero dei mandati, quanto piuttosto sulla necessità di integrare l’articolato della legge elettorale in riferimento al caso di dimissioni del presidente prima dell’ultimo anno di legislatura, che ad oggi porterebbe l’elettorato alle urne due volte in un breve arco temporale».

Accuse a Soini
L’esito della votazione ha acceso gli animi, soprattutto dopo il pulsante verde del presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini (Lista Fugatti). «Doveva tutelare l’Aula e non mandare avanti una legge ad personam, allineandosi a un’urgenza che non esiste», ha considerato il capogruppo del Pd Alessio Manica. Gli ha fatto eco Valduga: «Con il suo voto — ha detto riferendosi a Soini — ha dimostrato di contravvenire al suo ruolo super partes». Non si è fatta attendere la risposta del presidente del Consiglio: «Sono esterrefatto e amareggiato. Mi è stato chiesto di non esprimere il mio diritto di votare ed è una cosa grave. L’urgenza è prevista dal regolamento e non solo per calamità naturali». Dura Maestri (Pd): «Il Consiglio oggi ha subito una torsione autoritaria, con Fugatti, assente dall’Aula per tre giorni, presentatosi solo per votare la “legge salva se stesso”». «Si poteva cercare un confronto preventivo, c’è stato invece un colpo di mano», ha concluso Filippo Degasperi (Onda).