in tribunale
sabato 15 Febbraio, 2025
di Benedetta Centin
Avrebbe abusato di sua figlia da quando era una bambina di appena otto anni, fino a quando non è diventata un’adolescente, fino ai sedici. E con l’età della vittima sarebbero cresciute anche quelle squallide attenzioni morbose, la gravità degli atti sessuali, delle spregevoli violenze a cui l’operaio oggi cinquantenne l’ha costretta. In garage o in casa. Anche più volte alla settimana. Ignorando del tutto le suppliche – «ti prego basta, mi fai male» – che la figlia gli rivolgeva fin da piccola. Non considerando che tentasse di opporsi. Un orco tra le mura di casa, con quella figlia che chiamava «la mia principessa» e a cui faceva regali ma che ha usato per sfogare i suoi sessuali più animali e prevaricatori ogni qual volta rimaneva solo con lei dai nonni paterni o la ospitava nella sua casa (i genitori erano infatti separati). Già in arresto da fine 2023, l’operaio trentino ieri è stato condannato a diciotto anni di reclusione per quegli atti sessuali continuati su minore, con in più l’aggravante del rapporto di consanguineità e della minorata difesa della vittima. Diciotto anni, sì, e il giudice per l’udienza preliminare Enrico Borrelli ha calcolato anche lo sconto di un terzo previsto per il rito scelto per il processo, e cioè l’abbreviato. Ed espiata la pena l’uomo – presente a tutte le udienze in tribunale – dovrà anche trascorrere i successivi tre anni in libertà vigilata. Una sentenza, questa, che pesa come un macigno e che la difesa (avvocati Salvatore Fratallone e Grazia Biasion) impugnerà quasi certamente, convinta dell’estraneità del loro assistito alle gravi contestazioni. La Procura – che aveva voluto subito a processo l’operaio firmando la richiesta di giudizio immediato – aveva sollecitato una condanna ben più ridotta, di un quarto, e cioè quattro anni e quattro mesi di reclusione. Lo stesso giudice ha accolto anche le richieste di risarcimento danni a madre e figlia che si erano costituite parte civile con gli avvocati Paolo Mazzoni e Camilla Valentini: l’uomo dovrà liquidare 600mila euro alla minore, e 80mila alla ex.
La denuncia, l’arresto
Le violenze sessuali contestate sarebbero avvenute in Trentino a partire da dieci anni fa, dal 2015 fino al 2023. Otto lunghi anni in cui l’uomo, per l’accusa, ha agito indisturbato, senza farsi scrupolo di violare l’ingenuità della figlia, il suo corpo da bambina, ancora di compromettere la sua serenità, di provocarle traumi per i quali ancora oggi è in cura: delle profonde ferite che faticano a rimarginarsi. La ragazzina solo due anni fa ha confessato allo psicoterapeuta che l’aveva in cura quel terribile segreto, arrivata a capire che non c’era nulla di ammissibile nel comportamento del genitore, il quale le chiedeva di non raccontare a nessuno quello che capitava tra loro e cercava appunto di far passare come «normali» quegli atti vergognosi. Consumati nel garage dai nonni, e in casa da lui, andando a cercarla anche mentre dormiva. Quando la madre era stata informata dallo specialista aveva formalizzato subito denuncia querela. Arrivata in Procura con l’attivazione del «codice rosso», ne era seguito a stretto giro l’arresto dell’ex marito – recluso in carcere da fine 2023 e da due mesi a questa parte ai domiciliari. E nel corso del procedimento non ha mai chiesto di essere sentito.
La perizia sull’imputato
La minore era stata sentita due volte in audizione protetta, con tutte le accortezze del caso. Anche su istanza della difesa dell’uomo, che aveva chiesto l’abbreviato condizionato appunto al riesame dell’adolescente parte offesa. Contestando che fosse inattendibile, sostenendo che quindi quelle pesantissime accuse non potessero reggere. Eppure la minore, secondo lo specialista incaricato, era risultata quanto mai lucida e attendibile nel suo sofferto racconto, in cui ha riferito nello specifico quei terribili abusi subiti, il suo dissenso e grande disgusto.
Sempre la difesa aveva chiesto anche la perizia sul proprio cliente, sull’imputato, da cui è risultata la capacità di intendere e volere del cinquantenne al momento dei fatti contestati, ma anche la sua piena capacità di stare a processo. Processo che si è chiuso con una condanna. Esemplare.
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