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lunedì 17 Febbraio, 2025

Suicidio assistito, in Trentino solo 3mila scelgono il biotestamento. Trenti (Coscioni): «Ora una proposta di legge»

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Quasi un terzo delle Dat depositate nel capoluogo. Schuster (Laici): «Numeri bassi, ma vanno calati in un contesto politico non favorevole»

«La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi». Questo è il messaggio lasciato da Serena (nome di fantasia), una donna di 50 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva, che ha deciso di autosomministrarsi un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale. Si tratta del primo caso di suicidio assistito in Lombardia (risalente a qualche settimana fa), il sesto in Italia. La notizia è arrivata pochi giorni dopo la nuova legge della Toscana, che per la prima volta regolamenta il suicidio assistito a livello regionale. E che ha riaperto il dibattito sul fine vita. Per il momento la legge italiana permette solo di scegliere anticipatamente quali trattamenti sanitari accettare o rifiutare nel caso in cui non fossimo più in grado di esprimerci autonomamente. In Trentino, dal 2018, cioè da quando è entrata in vigore la legge, oltre 3mila trentini hanno depositato un testamento biologico (o biotestamento).
Tecnicamente si parla di disposizione anticipata di trattamento (Dat). Ogni cittadino maggiorenne, capace di intendere e di volere, può presentare il proprio testamento, all’ufficio di stato civile del Comune di residenza oppure a un notaio. La Dat viene poi caricata e conservata in una banca dati nazionale apposita.
Secondo i dati raccolti dall’Associazione Luca Coscioni, fino al 2019, a fronte anche della risonanza della nuova legge, in Trentino sono stati depositati 1.785 biotestamenti. Poi nel 2020 sono scesi a 177, nel 2021 sono risaliti a 248, nel 2022 si sono fermati a 238 e nel 2023, ultimo anno disponibile, sono raddoppiati arrivando a 461. Compresi quelli non inseriti nella banca dati nazionale, il totale dei testamenti è di 3.061, 148 abitanti per Dat.
In rapporto alla popolazione, il Trentino è in fondo alla classifica nazionale per numero di biotestamenti: è all’89esimo posto su 107 province. A livello regionale, invece, il Trentino-Alto Adige è penultimo, davanti solo all’Abruzzo, con 142 abitanti per Dat. Ai primi posti ci sono Campania e Lazio (307 abitanti per Dat) e Molise (301). «In termini relativi si tratta sicuramente di un numero basso — riflette Alexander Schuster, presidente del Comitato laici trentini, tra i primi in Italia a depositare il biotestamento nel 2018 — ma va calato in un contesto politico non favorevole, soprattutto con la giunta Fugatti, ma anche con la giunta Rossi: un contesto quasi completamente inattivo su questi temi. In Trentino il testamento biologico rappresenta un gesto in totale solitudine, in una provincia poco garantista. Pesa anche la cultura cattolica».
Schuster fu il primo cittadino della città di Trento a presentare la Dat. Negli anni il capoluogo ha seguito il trend provinciale: 306 testamenti nel 2018, 154 nel 2019, 66 nel 2020, 74 nel 2021, 72 nel 2022, 162 nel 2023 e 111 nel 2024. Quasi un terzo delle Dat sono state depositate da persone residenti a Trento.
Ora la legge della Toscana ha riacceso i riflettori sul suicidio assistito, previsto da una sentenza del 2019 della Corte costituzionale in quattro casi: irreversibilità della patologia, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, presenza di sofferenze fisiche e psicologiche ritenute intollerabili, capacità del paziente di prendere decisioni libere e consapevoli. E ora anche il Trentino potrebbe attivarsi. «Abbiamo l’intenzione concreta di far partire la raccolta firme per una proposta di legge popolare — fa sapere Damiano Trenti, componente dell’Associazione Luca Coscioni — Servono 2.500 firme. Per il referendum sull’eutanasia, nel 2021, ne abbiamo raccolte oltre 15mila in Trentino. Nei prossimi giorni definiremo come muoverci, ma l’obiettivo è quello di partire entro aprile con i banchetti».