l'intervista
mercoledì 19 Febbraio, 2025
di Tommaso Di Giannantonio
Per la prima volta in quasi cinquant’anni, lo scorso autunno è nato un tavolo tecnico finalizzato alla bonifica del Sin di Trento nord. Ci sono tutti i soggetti pubblici: Provincia, Appa, Comune, ministero dell’Ambiente, Ispra, Procura, Commissariato del governo. L’assessora comunale di Trento Giulia Casonato, con delega alla transizione verde, parte da qui per tracciare i possibili scenari sulle aree inquinate ex Sloi e Carbochimica: «La strada dell’esproprio — spiega — spingerebbe il ministero a fare la bonifica». L’altro scenario vedrebbe un impegno diretto dei proprietari nella bonifica: finora non ne hanno mai voluto sapere, ma di recente le società di Tosolini e Dalle Nogare – non quella di Albertini – si sono attivate per realizzare una barriera idraulica all’ex Sloi. «Un primo segnale positivo», dice Casonato, che oggi parteciperà al convegno sul «Monitoraggio integrato ambiente-salute in vicinanza di siti contaminati», promosso da Comune, Ordine dei medici e Osservatorio ambientale sul bypass.
Qual è l’obiettivo del convegno?
«La richiesta era arrivata dalla circoscrizione e noi ci eravamo presi l’impegno di organizzare un convegno che riunisse tutti gli attori attorno a uno stesso tavolo. Questo è l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Il convegno ci permette anche di dare uno sguardo su altri territori e capire come sono state affrontate altre situazioni».
Come si sta affrontando invece il Sin di Trento nord?
«Di recente è stato istituito un tavolo permanente per la bonifica. Finalmente si torna a parlare dell’area insieme al ministero. La difficoltà consiste nell’intreccio di varie dimensioni: ambientale, urbanistica e giuridica. L’obiettivo è quello di lavorare su tutti i fronti e per fare questo è necessario che ci sia anche il ministero».
Cosa vi aspettate dal ministero?
«La competenza del Sin è del ministero. Noi chiediamo che ci sia un coordinamento delle diverse azioni da intraprendere, sia dal punto di vista della tipologia di bonifica sia dal punto di vista giuridico».
Dopo il sequestro dell’area a novembre 2023 è tornata alla ribalta l’ipotesi dell’esproprio: si percorrerà questa strada?
«Deve esserci un approfondimento. La strada dell’esproprio è quella che spingerebbe il ministero ad attivarsi. Quindi, visto che al momento non ci sono stati altri sbocchi, si deve lavorare anche a questa ipotesi».
Ma poi chi pagherebbe la bonifica?
«Spetta al ministero. Oggi, però, non si parla più di bonifica integrale. Deve essere rivista la progettazione urbanistica: una bonifica più sostenibile potrebbe essere garantita dal cambio della destinazione urbanistica, da residenziale a industriale. Inoltre è necessario un ampliamento della funzione pubblica nell’area».
Quali saranno i tempi?
«Oggi è impossibile dare un orizzonte temporale. Bisogna evidenziare, però, come il progetto del bypass ferroviario abbia riaperto il dibattito su questa area della città. Lo stesso cantiere impone di avere una grande attenzione perché il bypass dovrà attraversare quelle aree».
Non sarebbe stato meglio bonificare l’area e poi realizzare il bypass?
«Domani (oggi, ndr) ci sarà modo di discutere della questione. Va detto che il progetto del bypass è nato con un orizzonte temporale diverso da quello che abbiamo oggi. Il cantiere del bypass, comunque, non compromette la possibilità di una futura bonifica».
Il tavolo permanente si è già riunito?
«Sì, ci sono stati già due incontri. L’idea è quella di condividere un piano di lavoro».
Il Comune ha emanato un’ordinanza che obbliga i proprietari a evitare la diffusione degli inquinanti a valle dell’ex Sloi: a che punto siamo?
«Due dei tre proprietari hanno presentato una road map degli interventi al ministero. Appa ha dato l’ok, manca il parere dell’Ispra. I proprietari sono pronti a realizzare una barriera idraulica. Un segnale positivo. Grazie al sequestro, inoltre, è stato possibile fare ulteriori approfondimenti tramite Appa. Noi, come Comune, abbiamo fatto approfondimenti sulla cosiddetta area “fagiolo”, da cui è emerso che il Sin è ben perimetrato».
I comitati No Tav hanno già detto che questo convegno è stato «subito» e non organizzato dal Comune. Cosa risponde?
«A me sembra che il Comune e l’Osservatorio ambientale stiano creando un dialogo reale, ma se non va bene neanche un convegno in cui sono invitati i massimi esperti e tutti i comitati, alzo le mani».
La delibera
di Redazione
Tra le opere previste: il rifacimento dell’impianto fotovoltaico, oltre all’aumento della capacità idrica e al consolidamento della teleferica del rifugio «Pradidali»