le indagini

martedì 25 Febbraio, 2025

Agente trans presa a sgabellate: tre denunciati. Lesioni aggravate dalla discriminazione

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La Digos ha chiuso il cerchio sugli ultras: l’informativa è pronta per essere depositata negli uffici della Procura che aprirà un’inchiesta

Poliziotta transgender picchiata in un bar della zona stadio di Trento: gli agenti della Digos hanno chiuso il cerchio sui tre aggressori che segnaleranno all’autorità giudiziaria quantomeno per l’ipotesi di lesioni gravi, con l’aggravante della discriminazione. Si tratterebbe di tre ultras della Nuova Guardia, della curva Mair, vicini ad ambienti di estrema destra e non nuovi a simili episodi. Alcuni con precedenti, uno anche già daspato. È tutto nell’informativa che questa mattina gli investigatori dovrebbero depositare negli uffici della Procura, che aprirà un’inchiesta per non lasciare nulla di intentato.
La Digos per giorni ha lavorato per ricostruire il pestaggio avvenuto alle prime ore del 15 febbraio scorso nel locale di via Roberto da Sanseverino per accertare i fatti, appurare le rispettive responsabilità e la causa scatenante dell’inaudita violenza che ha mandato all’ospedale la 52enne trentina, con una prognosi di trenta giorni. Arrivata al pronto soccorso con la faccia una maschera di sangue, il naso rotto, due evidenti tagli sulla fronte e un altro sulla nuca, ed ematomi e contusioni in più parti del corpo. Raggiunta da una raffica di pugni e calci. Presa anche a sgabellate, quelle che le avrebbero procurato i tagli in viso suturati dai medici con diciotto punti, altri quattro invece sulla nuca. Così sarebbe emerso dalle immagini di videosorveglianza del locale acquisite e passate al setaccio dagli agenti della Digos che hanno anche ascoltato le altre due persone presenti nel bar quella notte, oltre a vittima e tre aggressori (uno dei quali, rimasto ferito a un braccio, si è fatto refertare quella stessa notte in pronto soccorso). Si tratta cioè di un ulteriore cliente e della giovane barista, chiamata ieri a fornire la sua versione dei fatti negli uffici della questura. Gli ultimi tasselli, appunto, per completare il quadro probatorio e mettere tutto nero su bianco nella relazione che dovrebbe finire oggi sulla scrivania del pubblico ministero di turno.
L’indagine degli agenti
I poliziotti della Digos – dopo che la collega (che lavora in un’altra città), ha depositato mercoledì scorso una denuncia querela in questura con il suo avvocato Stefano Daldoss – hanno lavorato per giorni a ritmo serrato, per dare un senso a quanto accaduto nel bar vicino allo stadio attorno alle 3 del 15 febbraio. Gli investigatori hanno cercato riscontri alla versione della collega ed elementi probatori. Su più fronti. Da una parte raccogliendo appunto le testimonianze di chi c’era allora nel locale in fase di chiusura, dall’altra analizzando, frame dopo frame, le sequenze del diverbio degenerato nel pestaggio dalle telecamere dello stesso bar, che avrebbero filmato quanto meno parte dell’aggressione, con i tre ultras che si sarebbero accaniti sulla 52enne con calci e pugni, a quanto appurato tutti in balia di qualche bicchiere di troppo. Accertamenti a 360 gradi, per accertare dinamiche e singole responsabilità appunto, per chiarire cosa abbia innescato l’inaudita violenza, se sia da ricondurre unicamente ad insulti transfobici – che sarebbero confermati dalle indagini – o se possa esserci stato anche altro.
Il racconto della vittima
La poliziotta 52enne ha raccontato che quella notte aveva parlato di cose futili con i tre al tavolo del bar. Uno lo aveva anche riconosciuto dato che a sua volta frequenta il Briamasco come tifosa. Poi ci sarebbe una spallata ad innescare la sua reazione della vittima, un diverbio culminato in offese ed insulti transfobici. E la violenza. Brutale. Pugni scagliati soprattutto in pieno volto, tagli provocati con un oggetto – per gli agenti uno sgabello – e una raffica di calci una volta scaraventata a terra. Più volte. «Loro sono ultras del Trento della Nuova Guardia, e io sono una agente e una donna transgender. Loro odiano le divise, la Polizia, e non tollerano le diversità. Con me sono andati a nozze. Uno di loro me lo ha detto prima di lasciarmi sanguinante sul pavimento del locale, tra gli insulti, che mi meritavo quel pestaggio…».