Il report
lunedì 24 Ottobre, 2022
di Leonardo Omezzolli
Carenza di posti letto e aumenti consistenti dei canoni d’affitto oltre che delle bollette energetiche. Le tasche degli studenti fuori sede dell’Università di Trento dovranno affrontare un ulteriore inasprimento dei costi. La situazione già non semplice a causa delle difficoltà intercorse durante il periodo Covid, sono ora peggiorate sia per l’innalzamento delle tariffe energetiche, sia per i canoni di locazione accresciuti in questo ultimo anno del 9% a fronte di un aumento nazionale del 9,8% riconducibile, quest’ultimo, in massima parte alle città universitarie di Roma e Milano. Trento, secondo un’indagine svolta incrociando i dati raccolti da Opera e da Immobiliare.it, risulta essere la settima città universitaria italiana per il costo medio di una stanza singola. A questo si deve inoltre aggiungere una grave e notoria carenza di appartamenti in affitto con canoni studenteschi. Se consideriamo un totale di iscritti pari a 16.000 studenti ben 11.000 sono i fuori sede.
I primi effetti sono già visibili e in molti hanno preferito abbandonare la città preferendo soluzioni pendolari molto più vantaggiose da un punto di vista economico. Il tutto a discapito dell’importante indotto che il popolo universitario riversa in città. Il fenomeno non è marginale e sia il sindacato degli studenti (Unione degli universitari – Udu) che il Consiglio degli studenti si stanno muovendo per cercare di portare le lore istanze sia al rettorato che al sindaco di Trento Franco Ianeselli. Recentemente gli universitari hanno incontrato la consigliera comunale Giulia Casonato (Futura) e il consigliere circoscrizionale Federico Zappini (Futura) al fine di avere una interlocuzione politica più forte.
Le voci
«Grazie ai dati di Opera e di Immobiliare.it – ha spiegato Federico Amalfa referente Udu – abbiamo stilato un report che ha evidenziato una situazione preoccupante testimoniando nero su bianco un aumento consistente dei canoni di affitto pari al 9%. Il dato più significativo è quello che identifica Trento al settimo posto tra le città universitarie per costo medio di una stanza singola. Ciò non bastasse – ha precisato Amalfa – viviamo in una città che non offre un congruo numero di posti letto generando un sistema speculativo da parte della ristretta cerchia dei grandi proprietari di immobili. Infine, sempre in accordo con i proprietari le agenzie fanno cartello e standardizzano i prezzi degli affitti».
Nel contesto attuale, inoltre, non sono da sottovalutare gli aumenti energetici. Rincari che, stando alle segnalazioni ricevute da Amalfa, i proprietari di case stanno girando sugli studenti, preferendo, rispetto all’intestazione delle bollette ai locatari – che così avrebbero sotto mano costi effettivi e consumi – quote forfettarie. «Abbiamo inoltre rilevato un aumento sia delle quote che delle richieste di spese forfettarie – ha spiegato Amalfa –. Quello che preoccupa è che questi aumenti vengono giustificati dai proprietari con un aumento delle bollette senza che agli studenti venga mostrato il reale consumo. Il forte sospetto è che l’aumento della spesa forfettaria sia maggiore del reale aumento dei costi. Crediamo che sia così perché gli aumenti in percentuale del forfettario sono maggiori delle percentuali di aumento dei costi energetici». Da questo punto di vista l’allarme era stato lanciato dallo stesso ateneo che aveva espresso preoccupazione per una mancanza di trasparenza dei consumi effettivi agli studenti da parte dei loro locatori.
«La situazione non è idilliaca – ha quindi sottolineato il presidente del consiglio degli studenti, Edoardo Giudici –. Nel centro città abbiamo registrato aumenti a stanza tra i 20 e i 25 euro. Oggi una singola si affitta a 350 / 400 euro mentre una doppia a 300 / 350 euro. Aumenti che, come tutti ben sappiamo si scontrano con l’assenza di posti letto. Se è vero che dal Pnrr e da altre partite nei prossimi anni, probabilmente intorno al 2026 aumenteranno i posti in nuovi e più ampi studentati, è altresì vero che in questi anni una soluzione va trovata. Il problema – continua Giudici – è la preferenza del privato a lasciare le case sfitte o a preferirle con soluzioni turistiche come B&b o appartamenti turistici».
Le proposte per Ianeselli
Le categorie degli studenti hanno quindi intenzione di incontrare a breve il sindaco di Trento Franco Ianeselli per sottoporre alla sua attenzione alcune strategie normative che dovrebbero invogliare i proprietari a preferire la via dell’affitto ai fuori sede. Giudici e Amalfa insieme al Sunia (la principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica), e alle parti di tutela dei proprietari immobiliari, illustreranno al Sindaco una proposta di legge per incentivare gli affitti studenteschi. «La nostra idea – hanno spiegato a il T Giudici e Amalfa – è quella di discutere agevolazioni in termini di sgravi fiscali per coloro che decideranno di locare a studenti e contestualmente istituire una micro tassa che non sia lesiva del profitto del privato, ma che dia un segnale a chi affitta turisticamente o che addirittura preferisca di lasciare un appartamento sfitto. Questi ricavi inoltre – hanno precisato –sarebbero da reinvestire, almeno in parte, nella comunità studentesca».
L’Udu ha poi aperto un canale Telegram all’interno del quale vengono inseriti gli annunci che gli studenti segnalano come più etici in modo da andare incontro alle difficoltà di ricerca. «È una goccia nel mare – ha concluso Amalfa – ma almeno è una prima iniziativa».
Di sicuro il tema dei costi universitari non è secondario e incide indirettamente anche sull’indotto commerciale del centro storico cittadino. Soprattutto se nel preferire la vita da fuori sede si predilige quella da pendolare.
L'inchiesta
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