il fenomeno

venerdì 28 Febbraio, 2025

Alto Garda, al Serd trattati i primi casi di dipendenza tecnologica. «Giovani a rischio»

di

Ermenelinda Levari: «Un fenomeno nuovo». Tra i principali casi, coloro che entrano in contatto con il SerD sono ragazzi dipendenti dal gaming

In un mondo sempre più connesso, dove identità, relazioni e passioni prendono forma online, rinunciare alle piattaforme digitali è sempre più difficile fino a sembrare, talvolta, quasi impossibile. Non è un caso, quindi, che nell’ultimo periodo, sia nato un nuovo fenomeno che sta portando sempre più persone a chiedere aiuto, quello della dipendenza tecnologica. Un fenomeno che ha colpito l’Alto Garda, con diversi ragazzi che si sono rivolti al SerD del territorio, come testimoniato dalla direttrice dell’unità operativa dipendenze Ermenelinda Levari. Tra le persone colpite soprattutto le nuove generazioni, nate e cresciute in un incessante contesto di sviluppo tecnologico, senza che questo fosse accompagnato da un’adeguata formazione all’uso per evitarne un abuso incontrollato. Le maggiori evidenze si sono sviluppate con l’avvento del Covid, durante il quale per quasi due anni ragazze e ragazzi sono stati costretti a vivere rinchiusi tra le proprie mura domestiche, rinunciando forzatamente allo svago di tutti i giorni se non aggrappandosi alle offerte del mondo virtuale, che per alcuni si è trasformato in un vero e proprio tunnel dal quale ora si fatica ad uscire.

«Senza tecnologia non si vive»
Quello della dipendenza tecnologica è un tema che enti nazionali e provinciali stanno iniziando a studiare per cercare di comprendere quali strategie intraprendere per affrontare il problema. «È un fenomeno nuovo – spiega la direttrice Leavari – Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto accessi per dipendenze tecnologiche e tramite varie unità operative stiamo portando avanti determinate riflessioni». Ciò che è certo, ad oggi, è che si tratta di una questione da monitorare con attenzione e sicuramente non facile da affrontare: «Nel caso della dipendenza dalle droghe – riflette Levari – si può vivere senza eroina, cocaina o la sostanza in questione. È invece molto difficile nella società odierna vivere senza tecnologia perché ormai con il telefono, ad esempio, fai di tutto. Non si può eliminare lo strumento, quindi bisogna adottare delle nuove forme di utilizzo». Nuove forme che ora, per cercare di arginare il problema offrendo una soluzione concreta a coloro che chiedono aiuto, saranno studiate in collaborazione con diverse associazioni.

Il gaming come patologia
Tra i principali casi, coloro che entrano in contatto con il SerD sono ragazzi dipendenti dal gaming, ovvero l’attività che comprende giocare ai videogiochi. Quest’ultimi, in genere ragazzi tra i 18 e 20 anni, trascorrono molte ore al giorno davanti allo schermo spesso trascurando scuola, lavoro e relazioni sociali, per un’attività che in alcuni casi può essere simile a quella del gioco d’azzardo e comporta determinate conseguenze a livello psicologico e sociale.

Gioco d’azzardo
Dal periodo post Covid ad essere aumentati sono anche i casi di persone dipendenti dal gioco d’azzardo anche al SerD di Riva del Garda. Negli ultimi anni – specifica Levari – hanno chiesto aiuto anche coloro che utilizzano le piattaforme di gioco online, mentre in precedenza erano soprattutto i frequentatori di centri scommesse e tabaccherie. «Frequentano il nostro centro persone di ogni tipo – aggiunge Levari – Giovani, adulti e anziani di qualsiasi estrazione sociale. Non per forza vengono da situazioni economiche complicate. Ci sono anche donne che superano i 60 anni, le quali però faticano maggiormente a chiedere aiuto per paura dell’opinione della società». Ad oggi dopo la vincita da 89 milioni di euro al superenalotto andata in scena a Riva lo scorso ottobre «non abbiamo registrato un aumento di persone al SerD, infatti i numeri sono stabili. Allo stesso tempo, però, ci potrebbe essere stato un aumento di giocatori che non frequentano la struttura e che sono parte dei dati sommersi» conclude la direttrice.