in tribunale
sabato 1 Marzo, 2025
Maltrattamenti a mamma e sorellina costrette a chiudersi a chiave in camera: 16enne a processo
di Benedetta Centin
Il minore avrebbe danneggiato mobili, porte e l'auto della madre prendendola a calci. Contro le due familiari oggetti scagliati, minacce di morte e ritorsioni
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Quindicenne, per quasi un anno avrebbe reso la convivenza con mamma e sorella più giovane un autentico inferno. La violenza — verbale, fisica — era l’unica forma di comunicazione che lo studente trentino avrebbe usato in casa con le due familiari. Si sarebbe servito spesso di prepotenza ed angheria per sopraffarle. E con le sue frequenti aggressioni, anche ingiustificate, sarebbe riuscito a terrorizzarle al punto che ogni qual volta andavano a dormire si chiudevano a chiave in camera. Per mesi e mesi, l’anno scorso, mamma e sorella minore sarebbero state costrette a subire i soprusi gratuiti del ragazzo, i frequenti scatti d’ira che lo portavano a danneggiare mobili, a scagliare calci e pugni alle porte. Ancora, a scagliare oggetti un po’ ovunque. Anche, spesso, contro l’allora sorella quattordicenne, che in un’occasione aveva pure spinto con forza su una finestra. E se l’era presa pure con l’auto della mamma, sfregiata con un cacciavite e presa a calci e pugni, tutto per un «no, non ti accompagno». Mamma che, per averlo redarguito per aver occupato troppo a lungo il bagno, si era ritrovata anche la camera sotto sopra. E a fare male erano anche le parole del figlio e fratello: offese pesanti all’onore delle due donne. «Mi fai schifo» o «sei una..» solo alcune. E non mancavano le minacce. Di ritorsioni o, più gravi, di morte. Rivolte a se stesso e alle persone che le due frequentavano. «Uccido chi vedo qui dentro» diceva.
Dal giudice
Comportamenti aggressivi, intimidatori, sfrontati, che hanno portato la madre, esasperata, disperata e con il cuore a pezzi, a denunciare. E ora il ragazzo, sedici anni — che nel frattempo, con il placet del magistrato, è andato a vivere dal padre (i genitori sono separati) — dovrà presentarsi in tribunale per i minorenni di Trento. Per affrontare il processo. Sempre che il giudice eventualmente non accolga la richiesta del suo avvocato e sospenda le udienze per concedere al sedicenne di estinguere il reato facendo lavori di pubblica utilità: un percorso, insomma, di messa alla prova. L’accusa a cui l’adolescente deve rispondere — e per la quale è prevista una pena minima di quattro anni è mezzo — è quella di maltrattamenti in famiglia, di aver costretto a vessazioni e mortificazioni continue, sistematiche, non senza minacce, la mamma quarantenne e la sorella ancora minorenne, entrambe parti offese. Senza per altro collaborare in alcun modo a casa, lasciando disordine e tutto da pulire.
La Procura dei minori, dato il quadro probatorio chiaro, le diverse testimonianze raccolte tra i familiari, nella scuola (che nel frattempo il sedicenne ha lasciato), e dai servizi sociali, aveva chiesto per l’adolescente trentino il giudizio immediato. E si è quindi arrivati in tempi stretti a fissare l’udienza dal giudice.
Le «restrizioni» del gip
Giudice che nei mesi scorsi, su istanza della Procura, aveva anche applicato delle misure cautelari all’ex studente, imponendogli di smetterla di maltrattare la madre e la sorella e di rispettare le regole in casa, rientrando all’ora prestabilita con il genitore.
Il magistrato aveva anche prescritto allo stesso ragazzo di presentarsi ai servizi sociali per informarsi sull’eventuale percorso da affrontare con degli specialisti, per riuscire a cambiare atteggiamento verso i parenti e rispettare le regole di convivenza. Per arrivare, insomma, a maturare, a responsabilizzarsi, a prendere coscienza del male fatto.
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