il caso
martedì 4 Marzo, 2025
Agente picchiata da un gruppo di ultras, ora gli indagati rischiano anche l’accusa di sfregio
di Benedetta Centin
Il pm ha delegato accertamenti medici per qualificare le accuse ai tre ultras

Quella violenta sgabellata che i tre ultras hanno scagliato, all’alba del 15 febbraio, all’interno di un bar, contro la poliziotta transgender, ha lasciato i segni. Due profondi solchi paralleli all’altezza della fronte dell’agente trentina di 52 anni, che si è sottoposta a una nuova tac solo pochi giorni fa e che continua a lamentare forti mal di testa. Tagli importanti che hanno fin da subito procurato un copioso sanguinamento, tanto da essere suturati al pronto soccorso del Santa Chiara con diciotto punti, nel frattempo rimossi. Ora, capire se si tratta di sfregi permanenti sarà determinante per la Procura che ha aperto un’inchiesta. Il pm Davide Ognibene ha infatti delegato specifici accertamenti medici per verificare, di fatto «fotografare», il tipo di lesioni, ai fini appunto della più corretta qualificazione del reato. Un passaggio fondamentale, questo, per arrivare a formalizzare le contestazioni ai tre ultras della Nuova Guardia che la polizia ha già segnalato in Procura.
L’ipotesi lesioni permanenti
Ora, se gli accertamenti medico legali in corso stabiliranno che quelle lesioni sono permanenti, che di quelle cicatrici, di quello sfregio sul viso, rimarrà segno a vita sulla fronte della poliziotta di 52 anni, «deformandone» il viso, allora la Procura potrebbe contestare l’articolo 583 quinquies del codice penale. Quello che riguarda appunto «Chiunque cagiona ad alcuno lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso». Ipotesi, questa, che «è punita con la reclusione da otto a quattordici anni». Si tratta di un reato introdotto di recente dalla legge 69/2019 denominata «Codice rosso», in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Dall’altra anche l’avvocato della vittima, Stefano Daldoss, sta valutando di procedere con una consulenza medico legale di parte sulle lesioni e i danni, anche morali, riportati.
Ma non è tutto perché ai tre aggressori potrebbero essere contestate anche diverse aggravanti: rispetto al fatto che erano tre persone contro una, per l’utilizzo di un’arma impropria (e cioè lo sgabello), ancora per essersi accaniti contro un pubblico ufficiale (a quanto pare l’avevano riconosciuta come poliziotta), ed eventualmente anche per i futili motivi. Quanto agli insulti e alle offese transfobiche che la 52enne ha denunciato di aver subito sono ancora in corso accertamenti.
La verità nelle immagini
Volanti e Digos – dopo che la collega (che lavora in un’altra città), ha depositato una denuncia querela in questura con il suo avvocato Stefano Daldoss – hanno lavorato per giorni per ricostruire i fatti, per appurare le rispettive responsabilità e la causa scatenante dell’inaudita violenza che ha mandato all’ospedale la poliziotta trans, con una prognosi di trenta giorni. Cercando la verità nelle immagini delle telecamere del locale in cui è avvenuto il pestaggio attorno alle 3 del 15 febbraio e cioè un bar di via Roberto da Sanseverino a Trento.
A quanto risulta lei era seduta al tavolo a chiacchierare con i tre ultras, descritti come della Nuova Guardia, della curva Mair, uno dei quali lo aveva anche riconosciuto in quanto a sua volta tifosa del Trento calcio. Al momento di lasciare il locale che stava chiudendo a dire della vittima ci sarebbe stata una spallata voluta come provocazione, poi l’insulto transfobico che l’avrebbe fatta reagire con uno schiaffo – questa almeno la versione dell’agente – quindi la violenza, la raffica di calci, pugni. Ma soprattutto quella violenta sgabellata inferta all’altezza della fronte, così forte da far crollare a terra l’agente.
Con i tre aggressori che hanno continuato ad infierire su di lei. Gli indagati le avrebbero scagliato addosso per una seconda volta lo sgabello, arrivatole all’altezza delle gambe. Così sarebbe emerso dalle immagini di videosorveglianza del locale acquisite e passate al setaccio dai poliziotti che hanno anche ascoltato le altre due persone presenti nel bar quella notte e cioè un ulteriore cliente e la giovane barista.
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