l'intervista

mercoledì 5 Marzo, 2025

Maddalena Soini, la quarterback delle Valkyrie: «Il flag football? Uno sport compresso. Giochiamo più partite in una giornata»

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Classe 1996, da quattro anni è la regista dell'attacco della squadra di Trento: «Inizialmente eravamo solo 5 ragazze e ci allenavamo insieme alla formazione maschile dei Thunders»

Il flag football non è solo una conquista fisica, ma un viaggio interiore che insegna a non mollare mai, a lottare per ciò che si ama, anche quando la strada sembra impossibile. Il football americano femminile in Trentino ha un nome: Valkyrie Trento. Associate ai Trento Thunders, le ragazze stanno preparando per la terza volta il campionato nazionale. Maddalena Soini, classe 1996, ricopre il ruolo di quarterback con il numero 10 e vuole dimostrare tutto il suo valore. Il flag football è una versione del football americano che si gioca senza contatto fisico diretto. Invece di placcare l’avversario, come nel football tradizionale, l’obiettivo principale è strappare una «bandiera» (flag) che i giocatori indossano ai fianchi, attaccata a una cintura. Maddalena Soini, giovane insegnante di arte, racconta questo sport descrivendolo come molto più di una semplice attività fisica. È un sogno che si coltiva, una passione che si alimenta giorno dopo giorno con sacrificio, impegno e determinazione.
Maddalena Soini, cosa le piace di più di questo sport?
«Velocità e strategia sono le caratteristiche che mi hanno colpito maggiormente sin dall’inizio. Ogni azione conta. Ogni piccolo errore può ribaltare il risultato. Fino allo scadere del tempo bisogna essere pronti a reagire e dare il massimo».
Da quanto pratica il flag football?
«Sono 4 anni, dall’autunno 2021. Inizialmente eravamo solo 5 ragazze e ci allenavamo insieme alla formazione maschile dei Thunders Trento. Pian piano, tramite principalmente il passaparola, siamo cresciute di numero e abbiamo creato la prima squadra femminile di flag in Trentino, le Valkyrie».
Come ha iniziato?
«È una passione nata per caso. Ho sempre praticato diversi sport. Da anni mi dedicavo all’arrampicata, ma mi mancava uno sport di squadra. Un’amica mi ha parlato di questa possibilità, invitandomi a provare qualche allenamento insieme a lei a Trento».
In quale posizione del campo si trova meglio a giocare?
«Ho sempre giocato principalmente come quarterback. È un ruolo che ho imparato ad amare con il tempo e dopo non poche batoste».
In cosa consiste il suo ruolo?
«Il quarterback è, in qualche modo, il regista dell’attacco, responsabile di guidare l’azione offensiva e lanciare la palla ai compagni. Richiede diverse qualità che sto ancora cercando di migliorare, come la visione di gioco, la precisione e il sangue freddo».
Quando è sbocciato l’amore per questa disciplina?
«Sarò scontata, ma credo di poter dire che sia stato con la prima vittoria in campionato. Nonostante la differenza numerica e la minore esperienza rispetto alla squadra avversaria, magari anche con un po’ di fortuna, riuscimmo a fare una grande impresa».
Quando inizia il campionato?
«Il nostro campionato si sviluppa tra la primavera e l’estate. È tutto molto compresso e faticoso a livello fisico.
Giochiamo più partite in un’unica giornata. In particolare, il nostro include un girone di andata e ritorno con altre squadre del centro-nord Italia, solitamente diviso in 2 o 3 Bowl. Successivamente, tutte e 21 le squadre italiane si scontrano a Grosseto, una meta tipica per le finali di flag».
Cosa si aspetta da questa stagione?
«Siamo ottimiste per questa nuova stagione e partiamo con l’obiettivo di migliorarci costantemente. Il movimento è ancora in fase di sviluppo. Basti pensare che in Trentino siamo l’unica squadra».
Ha qualche sogno nel cassetto?
«Vedere la mia squadra sul podio nazionale, ma per ora andiamo passo dopo passo e puntiamo inizialmente alle prime 8. Poi, in futuro, spero di iniziare a allenare».
Tra l’altro, lei è insegnante. Come vive lo sport?
«Insegno alle scuole medie a Riva del Garda. Sport e scuola aiutano a crescere, me in primis. Fortunatamente, riesco a coniugare bene sport e lavoro. Anche perché quest’ultimo me lo concede».
Questo sport può crescere in Trentino?
«Io spero proprio di sì. In questo momento ci siamo solo noi come squadra femminile con 15 ragazze. Sarebbe bello avere la possibilità di creare anche una sorta di giovanile».