L'esperto
mercoledì 5 Marzo, 2025
De Luca e l’Ucraina vista dal fronte: «Zelensky resiste finché c’è la guerra. Usa non sostituibili»
L'inviato di Domani: «La pace giusta deve garantire l’Ucraina. Lo scontro con Trump? Il presidente ucraino non era preparato»

Era tutto pronto, un copione già scritto alla Casa Bianca. Uno Studio Ovale trasformato in un set cinematografico per la sceneggiatura di un reality con l’agguato teso da Donald Trump e J.D. Vance a Volodymyr Zelensky; poi le invettive, le schermaglie verbali al vetriolo, le facce ingrugnite fino al clamoroso strappo in mondovisione. Plateale, brutale. Cose mai viste ma, considerate le premesse, forse non poteva che finire così. Già, ma adesso che è entrata in rotta di collisione con The Donald, come si mette per l’Ucraina? «Qui in Ucraina prevale un approccio pragmatico e meno emotivo rispetto a noi; la vera questione che ci si pone è cosa fare adesso. D’accordo il bullismo di Trump, d’accordo si sia trattato di un terribile atto di umiliazione, ma ora a Zelensky si chiede di darsi da fare a trovare un accordo, perché economicamente e militarmente il Paese ha bisogno degli Stati Uniti», racconta da Kiev Davide Maria De Luca, giornalista, scrittore, e inviato in Ucraina per il quotidiano Domani.
De Luca, quindi la maggior parte dell’opinione pubblica ucraina pensa che lo strappo debba essere ricucito?
«Sì. Anche gli industriali ucraini stanno sostenendo in queste ore che la frattura vada assolutamente ricomposta. In pochi credono che l’Europa possa sostituirsi agli Stati Uniti».
E qual è il sentimento nei confronti dell’Europa?
«Soprattutto nelle grandi città da parte della classe media, cosmopolita e intellettuale, c’è grande ammirazione e una gran voglia di entrare a far parte dell’Unione Europea, ma la maggioranza degli ucraini riconoscono come essenziale il ruolo degli Stati Uniti».
Trump ha detto che la popolarità di Zelensky è crollata ai minimi: è davvero così?
«No. La fiducia in Zelensky è molto alta; è salita dopo i primi attacchi di Trump e la vedremo salire ancora quando verranno pubblicati i primi sondaggi dopo lo scontro di venerdì scorso alla Casa Bianca. Bisogna capire, però, che vuol dire fiducia…»
Spieghi.
«Gli ucraini non pensano che Zelensky sia un presidente illegittimo e non vogliono nemmeno sentir parlare di elezioni finché perdura la guerra. Questo non significa che quando saranno chiamati alle urne, voteranno per Zelensky. Tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto danno Zelensky per sconfitto, soprattutto dal generale Valery Zaluzhny, ex-comandante in capo delle forze armate ucraine, oggi ambasciatore di Kiev nel Regno Unito. Gli ucraini corrono in difesa del loro presidente quando viene attaccato, ma non dimenticano gli errori che ha fatto».
Ci è andato da sprovveduto Zelensky all’incontro alla Casa Bianca con Trump?
«Per moltissimi ucraini sì, in quanto il presidente Zelensky non è abituato ad avere a che fare con un interlocutore ostile. Sono tre anni che va in giro per l’Europa e per il mondo con tutti i leader politici che gli stendono tappeti davanti, ma non è più abituato a un confronto diretto, anche spiacevole, e a un contraddittorio in cui bisogna saper giocare d’astuzia e mantenere il controllo delle emozioni. L’opposizione lo accusa di essere allergico alle critiche, alle quali reagisce molto male perché le interpreta come un attacco personale. Tutto ciò si è visto nel faccia a faccia con l’atteggiamento ostile di Trump; il coltello dalla parte del manico lo aveva il presidente americano, Zelensky si è fatto prendere dall’emozione e ha causato il patatrac».
L’Ucraina sta perdendo la guerra con la Russia?
«L’Ucraina è su una traiettoria negativa nel conflitto, sta perdendo lentamente, sebbene ci siano segnali di un rallentamento dell’offensiva russa. Non è detto che le cose debbano andare avanti così, ma non c’è dubbio che l’esercito ucraino, soprattutto per una mancanza di uomini, sia lentamente costretto ad arretrare».
Senza gli aiuti americani l’Ucraina cadrebbe nel giro di due settimane?
«Su questo gli ucraini hanno opinioni contrastanti. Fino a tre-quattro mesi fa l’opinione generale era che senza aiuti americani fosse praticamente inutile combattere; ora, anche se Trump decidesse di sospendere persino gli aiuti approvati Biden, vedo molti militari ed esperti analisti sostenere che l’Ucraina verserà altro sangue ma tutto sommato potrà combattere anche senza l’aiuto degli Stati Uniti. Gli americani forniscono missili antiaerei a lungo raggio che l’Europa non può dare, ma in trincea si combatte con i fucili, con i droni, e con poco altro. Tutta roba che effettivamente gli ucraini si producono in gran parte da soli o possono reperire sui mercati di armi internazionali con l’aiuto dell’Europa. Quindi vedo una corrente di opinione sempre più forte e convinta che l’Ucraina ce la possa fare a resistere anche da sola».
Della concessione delle terre rare, cosa pensa l’opinione pubblica ucraina?
«C’è chi guarda al contenuto simbolico di questo accordo, lo vede quasi come una sorta di colonialismo americano ed è orgoglioso che il presidente lo abbia rifiutato, sebbene Zelensky in realtà lo volesse firmare quell’accordo; per altri, un po’ più esperti in materia, questo accordo è stato di fatto svuotato ed è ora quasi una scatola vuota. Costoro sono convinti vada firmato al più presto per ottenere qualcosa in cambio. Come dicevo, sono soprattutto gli imprenditori a pensarla così nella convinzione ci sia ancora margine a collaborare con gli Stati Uniti. In quest’ottica l’accordo avrebbe valenza simbolica quale promessa di collaborazione economica in futuro».
Tre anni di guerra; l’obiettivo è una pace giusta. Cos’è per gli ucraini una pace giusta?
«Essenzialmente una pace che consenta al Paese di svilupparsi in maniera indipendente con una propria sovranità senza influenze straniere imposte con bracci di ferro economici o addirittura aggressioni militari. Come arrivarci, però, ancora non è chiaro. Zelensky pretende garanzie: ora che la Nato sembra definitivamente uscita dal novero delle possibilità, richiede garanzie militari con la promessa di mandare soldati ad aiutare l’Ucraina qualora sia invasa dai russi. Molti ucraini pensano più realisticamente che anche questa promessa sia irrealizzabile perché né gli americani né gli europei manderanno mai i loro soldati a combattere accanto agli ucraini contro i russi. La pace giusta è quella che consentirebbe all’Ucraina di continuare a rafforzare il suo esercito e di usare le sue forze armate come vero deterrente per scoraggiare nuove aggressioni russe o comunque nuove tentativi di influenzare il futuro del Paese. Per la maggior parte degli ucraini, i territori occupati e tutto il resto sono una questione ormai accantonata; semmai le regioni occupate saranno un giorno liberate, questo avverrà nei prossimi anni e saranno le prossime generazioni ad avere questa responsabilità. Non sarà certo qualcosa che si conquisterà con le armi nel breve periodo».
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