sanità
giovedì 6 Marzo, 2025
Nuovo primato di Gerosa: intervento a cuore battente salva la vita a un paziente di 81 anni
di Redazione
Il cardiochirurgo roveretano ha scritto nuovamente un pezzo di storia della medicina

Il professore roveretano Gino Gerosa non smette di spostare sempre più in là i confini della cardiochirurgia. Nei giorni scorsi la sua equipe dell’ospedale di Padova ha operato un paziente, affetto da endocardite, senza fermare il cuore e senza ricorrere alla circolazione extracorporea. Un intervento eccezionale, il primo al mondo con questa tecnica davvero rivoluzionaria.
«L’endocardite infettiva rende i pazienti inoperabili quando fermare il cuore o l’utilizzo di circolazione extracorporea rende altamente rischiosa l’operazione – spiega il professore Gerosa -. Abbiamo portato a termine con successo il primo intervento al mondo di rimozione di una vegetazione endocarditica dall’aorta ascendente a cuore battente. È bastata una incisione di soli 4 centimetri sotto l’ascella del paziente. La procedura è stata fatta in sala ibrida, cioè una sala operatoria che permette di dare immagini radiologiche durante l’operazione con l’aspirazione attraverso angiovac (una sorta di microaspiratore) entrando dall’aorta».
L’intervento, già eccezionale di suo per la portata scientifica e sanitaria, si è arricchito anche di un altro particolare: il paziente è un uomo di 81 anni, già sottoposto a sostituzione valvolare aortica nel 2018 con fattori di rischio cardiovascolare quali ipertensione, diabete mellito tipo 2, fibrillazione atriale, arteriopatia Tsa sottoposta ad intervento.
«L’operazione cardiochirurgica tradizionale era ad altissimo rischio di sanguinamento per la precedente procedura a torace aperto, ma il paziente aveva già avuto una ischemia cerebrale che ci portava a non poter dilazionare nel tempo l’intervento, dato che la vegetazione endocardica vicino alla bioprotesi impiantata sette anni fa andava aumentando – spiega Gerosa – Controindicazione chirurgica anche per l’ elevatissimo rischio di infarcimento emorragico delle lesioni cerebrali. L’approccio microinvasivo ha permesso, invece, il minimo accesso a cuore battente senza circolazione extracorporea con supporto emodinamico in ECMO like configuration e con bassa dose di eparinizzazione».
Il paziente è stato estubato già il giorno dopo l’intervento e la degenza complessiva in terapia intensiva è stata di 5 giorni, con completo recupero neurologico, adesso sta facendo riabilitazione.
Il professor Gerosa non è certo nuovo a imprese di questo tipo, capaci di aprire frontiere impensabile nel mondo della cardiochirurgia. L’ultimo “record” risale solamente al dicembre dello scorso anno, quando per la prima volta al mondo un’equipe chirurgica riusciva ad eseguire un trapianto di cuore a battito continuo. Al Centro Gallucci di Padova era stato prelevato l’organo dal donatore senza fermarlo, continuando a farlo battere dal momento dell’espianto al momento del trapianto sul ricevente. I chirurghi lo tenevano tra le mani mentre batteva e non ha mai smesso di farlo nemmeno mentre lo trapiantavano sul paziente. «Tecnicamente si chiama trapianto da donatore a cuore totalmente fermo a cuore battente – aveva spiegato Gerosa – perché appunto il cuore donato non smette mai di battere. Una volta prelevato dal donatore è stato conservato in un macchinario che ne ha mantenuto la normotemperatura a 37 gradi».
Il professor Gerosa, roveretano di nascita e molto legato alla sua città, era stato ospite pochi mesi fa alla Filarmonica dove aveva illustrato le prossime frontiere della chirurgia cardiaca.