Il caso

martedì 11 Marzo, 2025

Trento, pitbull uccide chihuahua. Padrone a processo: «Lo tenevo al guinzaglio, mi dispiace»

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Il proprietario dell’animale che ha aggredito: «Lo tenevo al guinzaglio e l’ho tirato ma è stato il cagnolino ad avvicinarsi, mi dispiace». È stato identificato solo in seguito attraverso il meticcio

Era una sera d’estate di tre anni fa. Il cagnolino al guinzaglio, un chihuahua, era appena stato fatto scendere dalla portiera posteriore dell’auto quando un meticcio di taglia più grande, un simili pitbull a passeggio, anche lui al guinzaglio, gli si è avvicinato. E lo ha azzannato. Uccidendolo. Una morte, quella del chihuahua, per cui l’allora conduttore, compagno della proprietaria del fido, è finito a processo in tribunale a Trento. L’accusa è appunto di uccisione di animali altrui. La Procura, che aveva firmato per il trentenne un decreto di citazione a giudizio, gli contesta in particolare di non aver tenuto adeguatamente a freno l’animale di grandi dimensioni, consentendogli quindi di avvicinarsi troppo al cagnolino, che ha poi aggredito senza lasciargli chance di sopravvivenza. Circostanza, questa, che avrebbe invece potuto essere scongiurata se solo l’uomo avesse tenuto a distanza il simil pitbull, considerando appunto la sua stazza e la sua forza rispetto invece all’altro animale di taglia ben inferiore. All’udienza di ieri mattina — al quale l’imputato, difeso dall’avvocato Giuliano Valer, non era presente — il tribunale ha stabilito la competenza del giudice di pace a cui verrà quindi trasmesso il fascicolo. E la padrona del piccolo cane, parte offesa, potrebbe anche costituirsi parte civile per chiedere un risarcimento danni.
«Io ho cercato di tirarlo via»
Quella sera di agosto 2022, nella zona della Cittadella del Poli a Trento, il trentenne stava camminando con il meticcio vicino a sé. A detta sua gli era a meno di cinquanta centimetri, e lo teneva al guinzaglio, di quelli con doppio aggancio, e non allungabile. E aveva anche la museruola al seguito. Deve essere successo tutto in pochissimo tempo. Di certo c’è che la versione dell’uomo, riferita alla polizia locale, è diversa da quanto gli viene contestato: a suo dire sarebbe stato il chihuahua, fatto scendere dall’auto, assicurato al guinzaglio, ad avvicinarsi al suo cane. L’imputato ha spiegato di aver tentato in tutti i modi di allontanare il meticcio di casa di lì ma il cagnolino, approfittando del fatto che il guinzaglio allungabile non era stato bloccato dai suoi padroni, gli si sarebbe avvicinato, facendosi sotto. E cosa sia successo poi è facile immaginarlo. Il piccolo animale non ha avuto scampo con il più grande. «Ho tirato il più possibile per scongiurare che non lo aggredisse, mi dispiace molto» si è difeso l’imputato spiegando appunto agli agenti che aveva cercato di evitare qualunque contatto con l’altro animale.
L’allontanamento, la denuncia
A far scattare l’inchiesta a carico dell’uomo, di Trento, era stata la denuncia querela presentata in comando della proprietaria dell’animale morto, una cinquantenne anche lei della città. Inizialmente, però, l’identità del trentenne non era nota. Questi, dopo la tragedia, a detta della parte offesa, si era infatti allontanato senza lasciare i suoi estremi per essere ricontattato, per un eventuale risarcimento. Era stata la figlia della proprietaria del chihuahua, presente la sera dell’aggressione fatale, a riconoscere il simil pitbull a spasso per strada, portato al guinzaglio da un’altra familiare. Allora la giovane aveva scattato delle foto, quelle poi fatte avere alla polizia locale che ha avviato le indagini e che ha passato al setaccio anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza del vicino supermercato per arrivare al conduttore del cane di taglia grande. Gli accertamenti degli agenti hanno permesso cosìì alla proprietaria del chihuahua di riconoscere l’imputato tra una serie di foto a lei sottoposte.