La storia
domenica 16 Marzo, 2025
Il mastino Gastone resta disabile dopo gli interventi: condannati i veterinari. Risarciranno i proprietari con 10mila euro
di Benedetta Centin
Il cucciolo non stava più sulle zampe dopo le due operazioni

Nel corso dell’intervento al cane il veterinario aveva commesso «dei gravi ed evidenti errori di tecnica chirurgica» e aveva operato da inesperto. Secondo il consulente del tribunale, a dirla tutta, quel cucciolone di stazza maxi e di nome Gastone non era nemmeno il paziente idoneo per quella complessa operazione ad entrambe le anche, per migliorare la sua zoppia agli arti posteriori dovuta a una patologia congenita. Purtroppo anche la seconda operazione non aveva cambiato le condizioni dell’animale, sofferente e non più capace di alzarsi. Ma la proprietaria non si era data per vinta e pur di far star meglio il suo Gastone, di farlo tornare a camminare e correre, aveva proseguito con una serie di consulti, con una sfilza di ulteriori operazioni – cinque nell’arco di sette mesi – e di sedute di fisioterapia e di rieducazione ortopedica. Spendendo così migliaia di euro, circa 30mila tra cure, terapie e spese di trasferta. Ma si era trattato di «un calvario» per il povero Gastone secondo il consulente tecnico d’ufficio. «Una scelta adottata sicuramente in buona fede – quella della donna, a detta della giudice – ma tale da determinare ed infliggere ulteriori sofferenze all’animale». E infatti il tribunale civile di Trento davanti a cui la sessantenne aveva intentato causa con l’avvocata Marisa Perenzoni ha sì condannato veterinario e ambulatorio della Valle dei Laghi a rifondere i soldi delle due operazioni – oltre mille euro – e a risarcire i danni patrimoniali quantificati in poco meno di 9mila euro (quanto le spese veterinarie sostenute per rimediare agli errori commessi con l’intervento alle anche). Ma non oltre e non i danni non patrimoniali. Quelli che la trentina, anche in seguito alla morte del suo cagnolone, avvenuta un anno fa, ha calcolato in 100mila euro. Spiegando come avesse vissuto uno dei più brutti periodi della sua vita, in balia di ansia, stress e angoscia (anche per l’ipotesi prospettata di dover sopprimere l’amato cane). Costretta a cambiare stile di vita per accudire l’amico a quattro zampe, a rinunciare a viaggi e vacanze, limitandosi alle sole trasferte per far curare l’animale che aveva acquistato come cane da guardia e per fare pet therapy. Ma niente da fare: su questo fronte la sua richiesta non è stata accolta dalla giudice Giuliana Segna che non ha messo in dubbio il legame affettivo con il cane ma non ha ravvisato diritti di natura costituzionale, diritti inviolabili della persona che se violati prevedono appunto il risarcimento dei danni non patrimoniali. Infatti negato. Nella sentenza dei giorni scorsi è comunque previsto il rimborso delle spese di lite alla donna, oltre 7mila euro, da parte di veterinario e ambulatorio (assistiti rispettivamente dagli avvocati Amalia Cristiana Riboli e Claudio Tasin), che a loro volta verranno risarciti dalle relative compagnie assicurative chiamate in causa.
Il cucciolone zoppo
La vicenda finita in un’aula di tribunale è appunto quella di Gastone, razza mastino dei Pirinei, adorabile cane di taglia grande. Fin da cucciolo zampettava in modo incerto, quasi zoppicando con gli arti posteriori. Per questo la sua padrona lo aveva portato in una clinica della zona della Valle dei Laghi e aveva acconsentito a farlo operare da un veterinario specializzato in ortopedia, consulente esterno che per quanto non avesse mai effettuato quell’intervento (Dpo bilaterale) per prevenire la displasia dell’anca dell’animale, l’aveva rassicurata sulle sue competenze e capacità. Eppure in seguito all’intervento – era il 2018 – il cagnolone allora di cinque mesi e ormai di trenta chili non era più riuscito a rialzarsi e a camminare. Per giunta guaiva sofferente, rimanendo sempre sdraiato a rana con le zampe posteriori. Allora nemmeno le sedute di fisioterapia consigliate ed effettuate in un altro ambulatorio avevano portato benefici. I trattamenti erano durati poco visto che dalla radiografia era emerso lo spostamento della placca del bacino. Tempo poco più di un mese e Gastone era stato nuovamente operato dallo stesso veterinario. Ma la situazione non era cambiata.
I successivi interventi
In seguito la donna si era rivolta ad altri ambulatori, in particolare a un veterinario che aveva sottoposto il cagnolone a una serie di interventi, anche di rimozione delle placche. L’animale, con il tempo e le cure, aveva registrato dei miglioramenti. Comunque la funzionalità delle zampe posteriori era rimasta molto limitata. Come evidenziato dal consulente del tribunale, questi interventi erano stati decisi in modo autonomo dalla sessantenne, per fare star meglio il suo cane. Per questo non ci sarà risarcimento di queste spese da parte del veterinario che aveva operato – e che ha detto di averlo fatto «in modo corretto», circostanza invece smentita dalla consulenza tecnica e dalla perizia di parte – così come dell’ambulatorio, in particolare del titolare e direttore sanitario che era presente in sala operatoria e che, si legge, ha collaborato nelle attività e scelte.