la rubrica
mercoledì 9 Aprile, 2025
«Lanterna magica»: quattro film da non perdere al cinema (segnalati da Michele Bellio). Minecraft, La vita da grandi, Blade Runner, Io e Anne
di Michele Bellio
Quattro pellicole da non perdere, recensite settimanalmente. Perla da recuperare su Amazon Prime, la commedia grazie alla quale Woody Allen giunse alla definitiva consacrazione e che ottenne 4 premi Oscar

UN FILM MINECRAFT
(A Minecraft Movie, USA 2025, 101 min.) Regia di Jared Hess, con Jack Black, Jason Momoa, Danielle Brooks
Ispirato ad uno dei videogames più popolari di sempre, «Un film Minecraft» è piombato sul box office internazionale come un’esplosione stellare, registrando numeri da capogiro e presentandosi come serio candidato al posto di primo vero grande successo mondiale del 2025. Ma di cosa si tratta? Gli appassionati del gioco sapranno già più o meno in che mondo è ambientata la storia e chi conosce Jack Black immaginerà cosa aspettarsi a livello di tipologia di umorismo. La sceneggiatura (almeno 5 scrittori accreditati, tra i quali purtroppo non figura il regista) è quasi inesistente, eppure il film è talmente scombiccherato e assurdo da risultare paradossalmente più interessante di quanto non appaia, almeno in parte. Ma andiamo con ordine. Jack è un bambino solitario che sogna di trovare meravigliosi tesori esplorando misteriose miniere, cosa che gli viene costantemente impedita. Una volta cresciuto (Jack Black), ma rimasto sostanzialmente bambino, con uno stratagemma riesce ad intrufolarsi in un tunnel e scopre due oggetti misteriosi, che combinati insieme gli aprono la porta alla dimensione dell’Overworld, un meraviglioso mondo cubico in cui l’immaginazione regna sovrana e dove Jack può sbizzarrirsi a costruire ciò che vuole. Peccato che questo mondo abbia nemici pericolosi: i Piglins, orrendi maialini guerrieri che abitano nel Nether, comandati dalla fattucchiera Malgosha. Jack viene fatto prigioniero dai Piglins e solo molti anni dopo dal mondo reale arriverà qualcuno con cui potrà fare amicizia e salvare l’Overworld. I compagni di avventura di Jack, assenti nel gioco, sono la vera novità del film, un gruppo eterogeneo formato da Henry e Natalie, giovani fratello e sorella appena trasferitisi nell’Idaho perché rimasti orfani, dalla loro agente immobiliare Dawn (Danielle Brooks, un personaggio tristemente insulso) e soprattutto dall’ex campione di videogame del 1989 Garrett “The Garbage Man” Garrison, interpretato con esilarante autoironia da Jason Momoa. A lui spettano le battute più stupide e divertenti del film, soprattutto quanto entra in gioco un ipotetico bilinguismo, anche perché Jack Black è a briglia sciolta e in parte, ma sostanzialmente non ha lo spazio che meriterebbe. Il ritmo impresso dalla regia di Jared Hess, già in passato autore di due piccole perle come «Napoleon Dynamite» e «Super Nacho», è rapidissimo, le situazioni si susseguono con buona pace della verosimiglianza narrativa e le psicologie dei personaggi, abbozzate nella prima parte, vanno svanendo lungo il percorso. Alla non perfetta riuscita del mix concorre la scelta di inserire attori in carne e ossa in un contesto da computer graphic, con esiti anche visivamente non sempre esaltanti. Alcune battute (così come la divertente love story della vicepreside) strizzano l’occhio ad un pubblico decisamente più smaliziato dei bambini, cui il film punta maggiormente per gli incassi e ai quali è invece rivolta la facile morale della storia. In conclusione: se si sta al gioco, si apprezza la delirante sequela di gag, fisiche e verbali, e non si richiedono coesione e concretezza, allora il film offre momenti divertenti e gustose citazioni disseminate qui e là. Per tutti coloro che non pensano di riuscirci, forse è meglio dedicarsi ad un altro film.
LA VITA DA GRANDI
(Italia 2025, 96 min.) Regia di Greta Scarano, con Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Maria Amelia Monti, Paolo Hendel
Irene (Matilda De Angelis) lavora senza particolare entusiasmo per un’azienda che promuove la sostenibilità energetica. Il suo compagno è avvocato e insieme stanno cercando l’appartamento giusto da acquistare a Roma. Ma alla vigilia di un’importante convention professionale Irene deve tornare a Rimini: sua madre (Maria Amelia Monti) ha bisogno di approfondire alcune analisi mediche e deve assentarsi insieme al marito (Paolo Hendel) per qualche giorno. Serve un aiuto a casa per occuparsi di Omar, il fratello maggiore di Irene, autistico. Omar (Yuri Tuci) ha 39 anni e vive con i genitori, la nonna e una prozia in una casa lontana dalla frenesia turistica, caloroso e verosimile mix di modernariato e semplicità. Omar ha conservato una visione infantile del mondo, è iper protetto e coccolato, soprattutto da una madre apprensiva. L’autismo si manifesta principalmente nella sua elaborata logorrea e nella necessità di seguire routine standardizzate, pena l’esplosione di crisi depressive, con il rischio dell’autolesionismo. Il sogno di Omar è diventare un «gangsta rapper autistico», un cantante famoso, ma si scontra con i limiti imposti dai genitori. Per questo la notte Omar esce di nascosto per esibirsi ai talent show di periferia del “Rock Island”, un locale del porto. Irene non ha un rapporto facile col fratello, soffre l’attenzione che i genitori hanno sempre rivolto a lui (quando arriva a Rimini nessuno si preoccupa di andare a prenderla in stazione) e in generale non tollera che non lo si tratti da adulto. Dopo un’iniziale diffidenza, la relazione tra i due ritrova l’equilibrio di quando erano bambini e Irene aiuta Omar ad affrontare un percorso per cercare di diventare adulto, aspetto che riguarda inevitabilmente anche lei e le sue scelte di vita. È gradevole e molto delicato questo esordio alla regia dell’attrice Greta Scarano (già autrice del cortometraggio «Feliz Navidad»), ispirato ad una storia vera raccontata nel libro «Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale», dei fratelli Damiano e Margherita Tercon. Un tema ad alto rischio retorica è affrontato con leggerezza e una bella dose di ritmo e ironia, grazie anche ad una calibrata direzione degli attori, a cominciare da una De Angelis credibile ed efficace, soprattutto negli intensi silenzi in risposta alle confessioni del fratello, passando per i genitori, interpretati dai due caratteristi con un registro insolitamente più pacato ed efficace rispetto ai loro standard, per arrivare al notevole Yuri Tuci, attore autistico che dal 2018 ha portato la sua esperienza personale sui palcoscenici italiani con lo spettacolo «Out Is Me». Il risultato è un film semplice, a tratti forse un po’ ingenuo, ma estremamente curato e visivamente interessante (splendidi il lavoro sulle luci nelle riprese notturne e la resa del rifugio di Omar nella sua camera da letto). E i temi toccati con rispetto sono tanti ed importanti: la necessità di fare scelte nella vita, anche sbagliate; il futuro di persone come Omar dopo la scomparsa dei genitori; il diritto ad inseguire i propri sogni e la propria felicità.
EVENTO SPECIALE
BLADE RUNNER – THE FINAL CUT
(USA 2007, 117 min.) Regia di Ridley Scott, con Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young
Il capolavoro di Ridley Scott, liberamente ispirato al romanzo «Il cacciatore di androidi» di Philip K. Dick (1968), ha avuto una vicenda produttiva piuttosto travagliata e ne esistono addirittura sette versioni diverse. Il film originale fu distribuito in Italia nel 1982, conteneva una voce narrante ed un finale più ottimista, entrambi imposti dai produttori dopo le reazioni negative del pubblico alla più cupa idea originale di Scott. La versione datata 2007 che torna in sala in questi giorni nello splendore del 4K è definita «The Final Cut» ed è l’unica che rispetta interamente il volere originale del regista, che già nel 1992 aveva approntato un «Director’s Cut» più fedele al progetto iniziale. Niente voce narrante dunque, niente finale ottimista, maggiore attenzione ad alcuni aspetti tecnici e restauro digitale di sonoro, immagini e musiche (di Vangelis, meravigliose). L’occasione è dunque di quelle da non perdere: ammirare sul grande schermo in tutto il suo splendore la versione definitiva di un film fondamentale, che ha ridefinito il concetto di fantascienza, unendo estetica noir e riflessione filosofica. La storia di Deckard, cacciatore di replicanti (androidi in tutto e per tutto uguali agli esseri umani, dotati di ricordi innestati, ma con pochi anni di vita a disposizione), invita ad affrontare temi come l’identità, la memoria, l’umanità. Visivamente incredibile, riferimento ed ispirazione per tutta l’arte che ha in seguito riflettuto sul concetto di futuro distopico, «Blade Runner» è uno dei film più importanti della storia del cinema ed ha segnato indelebilmente l’immaginario collettivo. E uno dei monologhi più belli di sempre («Io ne ho viste cose che voi umani…») scivola poeticamente nel cuore di ogni spettatore, accompagnato da un rivolo di pioggia.
STREAMING – PERLE DA RECUPERARE
IO E ANNIE
DISPONIBILE SU AMAZON PRIME VIDEO
(Annie Hall, USA 1977, 93 min.) Regia di Woody Allen, con Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts
Nel 2025 Woody Allen compirà 90 anni e attualmente non sappiamo se e quando uscirà un suo nuovo film. Diventa quindi necessario riscoprire i capolavori di uno dei registi più importanti della storia del cinema grazie alle possibilità offerte dalle piattaforme di streaming. Tra i titoli più significativi un ruolo d’onore spetta a «Io e Annie», la commedia grazie alla quale Allen giunse alla definitiva consacrazione e che ottenne 4 premi Oscar (film, regia, sceneggiatura e attrice protagonista), anche se il regista non si presentò alla cerimonia per ritirarli. Il film ci mostra Alvy Singer, un comico newyorkese interpretato dallo stesso Allen, che si confida direttamente con il pubblico e racconta la nascita, l’evoluzione e la fine della sua storia d’amore con Annie Hall, interpretata da una splendida Diane Keaton (all’epoca compagna del regista). Per raccontare le nevrosi del suo personaggio e le motivazioni che hanno portato alla rottura, Allen utilizza una serie di tecniche cinematografiche geniali ed esilaranti: lo sguardo in macchina che coinvolge direttamente lo spettatore, lo split screen dallo psicanalista, i sottotitoli che mostrano i pensieri dei personaggi mentre i loro dialoghi comunicano tutt’altro, i flashback che mostrano la sua infanzia. Un film al contempo molto divertente e profondamente amaro, splendidamente musicato e fotografato. E che contiene la memorabile apparizione del sociologo Marshall McLuhan in una scena semplicemente strepitosa. Imperdibile per chi ama Allen, ma anche per chi vuole scoprire l’acuta intelligenza della commedia americana al suo apice.
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