il caso

venerdì 11 Aprile, 2025

Sfregia la moglie sul viso durante un colloquio in carcere: condannato a 4 anni

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L’uomo aveva tentato di tagliarle la gola utilizzando delle lamette: aveva già aggredito la moglie più volte

Era rimasto a colloquio per un’ora con la moglie, quando al momento di salutarla ha tentato di ucciderla. In carcere. Con due lamette l’ha sfregiata e ha cercato di tagliarle la gola. Ieri, a quasi un anno di distanza, l’uomo, un cittadino tunisino di 44 anni, è stato condannato con rito abbreviato a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni per lesioni aggravate contro la coniuge. Era recidivo perché un episodio analogo c’era già stato nei confronti della stessa donna. L’aveva aggredita, sfregiandola e ferendola al volto anni prima. Esclusa, invece, l’aggravante per crudeltà.

I fatti
Erano le 17.20, l’ora dei colloqui con i familiari. All’interno del carcere di Spini, nella saletta riservata agli incontri, un detenuto stava parlando con la moglie. Lei andava a trovarlo con regolarità nei giorni di visita, anche se capitava che lui non volesse vederla.
Non risultava neppure che l’uomo avesse comportamenti violenti all’interno del carcere, verso altri detenuti o gli agenti della polizia penitenziaria. Ma quel martedì, nel maggio 2024, è stato fatale per la donna.
Il dialogo tra marito e moglie si stava svolgendo tranquillamente, come appariva dalle telecamere di sorveglianza. Eppure lui con un’azione imprevedibile ha avvicinato la mano al viso della moglie: fra le dita teneva due lamette da barba di metallo, di circa 4,5 centimetri, con cui l’ha sfregiata in viso tentando poi di tagliarle la gola arrivando a ferirla, per fortuna non in profondità.
L’uomo le teneva ben nascoste, tanto che era riuscito a eludere gli agenti. Le aveva tirate fuori alla fine del colloquio, al momento di salutare la compagna: si è alzato in piedi e quando ha avuto la donna a distanza ancora più ravvicinata, con una mossa repentina, con le lamette, ha infierito sul suo viso, quindi all’altezza del collo. Gesti, che sono immediatamente stati notati dagli agenti di polizia penitenziaria che hanno provveduto a bloccare e perquisire l’uomo, che non ha opposto loro resistenza.
La donna aveva riportato una ferita non profonda. Era stata soccorsa dal personale sanitario del carcere, poi trasferita in codice verde con l’ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara per gli accertamenti e le cure del caso. Alla donna erano stati dati 10 giorni di prognosi.

La condanna
Un episodio, questo, che ha fatto scattare subito l’intervento degli agenti della polizia penitenziaria presenti e l’arresto in flagranza. Al tempo, la pm di turno Patrizia Foiera aveva ipotizzato il reato di tentato omicidio nei confronti dell’uomo, detenuto per un analogo episodio nei confronti della stessa donna. Non era la prima volta che la compagna veniva medicata al volto: un anno prima ebbe una prognosi di 41 giorni per lesioni che il marito le provocò con una coltellata al collo, alla guancia e all’orecchio. Ed era per quel motivo che l’uomo era in carcere: stava scontando una condanna per lesioni gravissime con pena che da 6 anni in primo grado era stata ridotta in appello. L’episodio era avvenuto a giugno 2023.
Ieri, infine, al Tribunale di Trento è arrivata la condanna dell’uomo per lesioni aggravate contro la compagna. L’avvocata dell’uomo, Angelica Domenichelli, nell’udienza precedente aveva chiesto la perizia psichiatrica, ma non era stata accolta.