Il caso
giovedì 17 Aprile, 2025
Mortecattiva, il rapper trentino vince la battaglia in tribunale. La canzone su «Non è la Rai» non è diffamatoria
di Davide Orsato
L'ex soubrette Francesca Gollini, il cui nome ha dato il titolo alla canzone, lo aveva querelato. La difesa: «Satira grottesca»

«Io la osservo che si spoglia… nei miei occhi c’è la voglia». Prendiamola pure come una dedica – sopra la righe, certamente – alla tv degli anni ’90. Eppure questa canzone, intitolata con il nome e il cognome di una delle ragazze di Non è la Rai, Francesca Gollini, è costata al rapper trentino Mortecattiva, che nel mondo reale si chiama Nicola Taiss, una lunga trafila giudiziaria. Che si è conclusa, in tribunale a Trento, con un’assoluzione.
Una sentenza pronunciata dal giudice in primo grado, che ha ritenuto il «fatto lieve» e quindi la diffamazione non presente – benché la difesa, sostenuta dall’avvocato Marco Vernillo, avesse richiesto l’assoluzione con formula piena, «il fatto non sussiste».
Libertà di satira
Insomma, si è trattata di un confronto, a tutti gli effetti, sulla libertà di parola e sul diritto di satira. La difesa di Taiss ha spiegato in aula le caratteristiche del genere in cui Mortecattiva (che ha pubblicato dischi con il moniker di Aggettivo Sette) del genere «Lol rap» (lol sta per «lot of laughs», un sacco di risate, acronimo molto usato in era pre emoji). Secondo la difesa, uno stile che lavora sul grottesco per farne uno strumento di critica e intrattenimento. Un’esagerazione, e il pubblico sa che è tale, per l’artista trentino non c’è nessuna diffamazione. Il testo della canzone, era farcito di riferimenti alla soubrette classe ’76, che ha debuttato in «Bulli e Pupe» per poi diventare un volto di “Non è la Rai”. Parlando delle ragazze che accompagnavano i pomeriggi televisivi di Mediaset, Taiss cantava «Le loro mammelle hanno accompagnato il mio sviluppo».
Scomparso dai radar
La personalità televisiva romagnola, però, non ha gradito e, dopo la querela, si è arrivati al confronto in tribunale, vinto per l’appunto dal rapper trentino. Che, come è noto, da qualche anno è sparito dalla circolazione. Le sue canzoni sono ora irreperibile sui servizi di streaming: c’entra anche la causa? Nel 2021 (quando ancora incideva), il rapper, da sempre schivo e allergico ai live aveva detto: «Avevo tanto tempo libero… ora ho un lavoro che, oltre ai soldi, mi dà tantissime soddisfazioni». E ancora: «I miei testi non mi descrivono… voglio solo la libertà di poter dire quello che voglio, divertirmi e divertire». Il giudice gli ha dato ragione.