La polemica
giovedì 17 Aprile, 2025
Il chitarrista trentino Giacomo Turra al centro di uno «scandalo social»: è accusato di plagio
di Davide Orsato
Lui ha registrato un video di scuse: «Non ho citato gli artisti. Starò più attento»
Da una decina di giorni la community degli appassionati di chitarra sta parlando, sui social, sui forum specializzati ma anche e soprattutto su Youtube, a colpi di reazioni video, del chitarrista – e content creator trentino – Giacomo Turra, 27 anni.
Le accuse
C’entrano delle pesanti accuse di plagio, lanciate dal bassista Danny Sapko, che ha un canale Youtube seguitissimo. Il video risale al 4 aprile e ha un titolo forte: «Ho beccato questo famoso musicista di Instagram a rubare brani». Il video ha totalizzato 400 mila visualizzazioni ma, soprattutto, è diventato virale tra chi vive di chitarra, come del resto lo stesso Turra, il cui talento e (la fortuna dei suoi canali di Instagram e di Tik Tok) l’ha portato a New York a lavorare come artista.
Le scuse
Sapko ha accusato Turra di aver riproposto tali e quali una serie di riff ideati da altri musicisti, senza citarli. Plagio, insomma, aggravato dal fatto che li avrebbe in seguito «monetizzati» vendendone i tab, ossia le trascrizioni su internet, ancora una volta senza crediti. Tra le «vittime» anche Jack Gardiner, popolare chitarrista di Liverpool. Ne è seguito un video di scuse, girato nel «suo» Trentino, in cui Turra si dice dispiaciuto di «Non aver doverosamente citato gli artisti» a cui si è ispirato. Successivamente, ha rimosso il materiale in vendita. Non è però bastato, perché Sapko è tornato all’attacco ieri, evidenziando nuovi supposti «furti» oltre a pratiche scorrette che avrebbero a che fare con le sponsorizzazioni. Sponsor che, in alcuni casi, lo avrebbero abbandonato, mentre gran parte dei contenuti a pagamento sono stati rimossi in questi giorni. Intanto, una vera e propria «shitstorm» si è abbattuta sui suoi profili.
Questioni di monetizzazione
Se il caso ha scosso molto la community di content creator musicali c’è anche un motivo che va oltre le semplici accuse: la monetizzazione dei contenuti online è, ormai, una delle prime fonti di sostentamento per i musicisti. Ecco perché anche semplice video su Instagram, senza le dovute citazioni, può originare un casus belli.
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