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domenica 27 Aprile, 2025

K2, la verità di Reinhold Messner sulla spedizione del 1952: a Trento la storia su grande schermo

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Il lungometraggio «K2 – Der grosse Streit» (La grande controversia) racconta la spedizione italiana al netto delle calunnie e delle menzogne che hanno macchiato l'impresa

Tra i titoli più attesi in programma oggi al Trento Film Festival troviamo l’ultimo lavoro da regista del grande alpinista altoatesino Reinhold Messner. «K2 – Der grosse Streit» (La grande controversia) sarà proiettato al Supercinema Vittoria alle 18.45 nell’ambito della sezione «Anteprime», alla presenza del regista e con l’intervento del presidente del Cai Antonio Montani.
Il lungometraggio racconta la controversa spedizione italiana del 1954, al netto delle calunnie e delle menzogne che hanno macchiato la conquista del K2, seconda montagna più alta della Terra e trasversalmente considerato come il più difficile fra tutti gli Ottomila.
La spedizione del 1954 fu un evento memorabile. Capeggiata da Ardito Desio, coinvolse 14 tra i migliori alpinisti italiani dell’epoca, scelti fra coloro che scalavano su roccia e coloro che si erano specializzati nella scalata su ghiaccio, due discipline ben distinte e specifiche, che all’epoca erano anche al centro di una sana rivalità sportiva.
Fra i prescelti vi erano Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, poi arrivati sulla cima, mentre il più giovane del gruppo, all’epoca ventiquattrenne, era la promessa dell’alpinismo italiano, Walter Bonatti, soprannominato il «bocia».
In un’epoca in cui l’alpinismo era caratterizzato da una forte connotazione nazionale, il Paese si mobilitò per sostenere la costosa spedizione, che prevedeva l’invio di 18 tonnellate di materiali dall’Italia all’Himalaya, poi trasportate in loco da una squadra di 800 portatori.
I protagonisti dell’impresa furono considerati degli eroi e al loro ritorno ebbero notevole riscontro dell’affetto che la nazione nutriva per ciò che avevano fatto. In anni di poco successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la spedizione italiana sul K2 ridonò fiducia e aspettativa a un Paese impoverito e semidistrutto.
Superata la tragica e prematura morte di Mario Puchoz, ammalatosi gravemente durante la fase di acclimatamento a circa 6000 metri, il gruppo procedette senza particolari intoppi, nonostante un ritardo maturato a causa di svariate settimane di maltempo. Nel pomeriggio del 31 luglio 1954 l’Italia conquistò la vetta.
Purtroppo la storia che accompagna questo incredibile successo e lo straordinario lavoro svolto dall’intero gruppo è stata negli anni avvelenata da una polemica che ha avuto fine solamente nel 2008.
Il film di Messner mira a restituire la verità su quanto accaduto in quei giorni, nella convinzione che la storia dell’alpinismo sia importante quanto le arrampicate stesse e che il significato di tutto nasca dalla fusione tra la storia, le narrazioni che la accompagnano e le azioni stesse.
Per fare questo il regista struttura il film in tre parti: la sua voce narrante (in tedesco, perché la madrelingua è fondamentale nel restituire la verità) mentre si rivolge direttamente al pubblico, le straordinarie immagini realizzate all’epoca e raccolte nel film «Italia K2» di Mario Fantin (1955) ed una parte di ricostruzione che serve a illustrare ciò che non fu direttamente filmato. Al rientro dal Pakistan, infatti, le versioni dei fatti erano discordanti e furono necessari decenni per risolvere la controversia, basandosi anche su prove effettive. Compagnoni e Lacedelli non riconobbero alcun merito a Bonatti, che, aiutato dallo sherpa Mahdi, trascorse una notte terribile in un bivacco improvvisato pur di provare a consegnare le fondamentali bombole di ossigeno ai compagni diretti alla vetta.
Per decenni Bonatti subì attacchi e calunnie, addirittura fu accusato di non aver consegnato volutamente le bombole per poter arrivare in vetta al posto dei colleghi. Nel 1964 la polemica divampò, a seguito di una prima dichiarazione di Bonatti sulla sua versione dei fatti, scritta una volta trascorsi gli anni di silenzio patteggiati nel contratto della spedizione. Ne seguirono articoli infamanti e cause legali, fino al 2008, quando fu ufficialmente riconosciuta come veritiera la versione di Bonatti, già considerata tale anche dal Cai e dalla Società Geografica Italiana.