Contratti
martedì 17 Gennaio, 2023
di Margherita Montanari
Per le famiglie con badanti, colf o baby-sitter a carico scatteranno presto gli aumenti. In occasione della terza riunione tra sindacati e associazioni datoriali, presso il ministero del Lavoro, per l’aggiornamento retributivo dei minimi salariali, ieri le parti non hanno raggiunto un accordo. Gli adeguamenti al rialzo del 9 per cento, quindi, andranno a ritoccare i contratti dei lavoratori domestici in questo 2023. L’equivalente di un extra mensile dai 109 a 145 euro che le famiglie che applicano le retribuzioni minime dovranno ascrivere al loro bilancio. Sebbene molti nuclei, specialmente quelli con collaboratori domestici part-time, già applichino paghe orarie superiori, quelli che ci rimetteranno saranno i datori di badanti conviventi. E in Trentino, secondo i dati dell’osservatorio Inps, sono quasi 1.900 i contratti domestici da più di 55 ore settimanali. All’incirca altrettanti, quindi, i datori di lavoro. In un anno, per loro, la spesa potrebbe aumentare anche di 1.500 euro.
Un adeguamento dovuto per i lavoratori, penalizzati dalla crisi in corso. Ma anche una stangata ulteriore per le famiglie, in un momento di generale difficoltà, tra caro bollette ed inflazione record. Secondo il rapporto curato dall’osservatorio Domina insieme alla Fondazione Leone Moressa (sarà presentato il 20 gennaio, ndr), la spesa delle famiglie italiane per il lavoro domestico è progressicamente cresciuta negli ultimi anni. Il valore totale è passato da 7,2 miliardi nel 2017 a 8,1 nel 2021. L’incidenza del lavoro domestico sul Pil regionale del Trentino-Alto Adige è pari allo 0,7 per cento, circa 298 milioni.
L’incremento è legata anche alla regolarizzazione di molti lavoratori, in seguito alla maxi-sanatoria del 2020, che ha aiutato a far venire a galla una larga fetta di sommerso. «Il 2021 può essere visto come l’anno della stabilizzazione del settore di lavoro domestico. I numeri dei regolarmente assunti sono aumentati, avvicinandosi alla soglia del milione di unità. Aumentano peraltro anche i datori di lavoro, portando a quasi due milioni il numero di persone coinvolte nei rapporti in regola», scrive Domina nel rapporto, il quarto pubblicato.
La sintesi si specchia anche nel contesto trentino. I lavoratori domestici in provincia di Trento sono arrivati ad essere 5.223 nel 2021. Rispetto al 2020, sono stati registrati 699 colf, badanti e baby-sitter in più. Nel decennio precedente, l’incremento – non sempre presente – si era manifestato in modo impercettibile. La componente irregolare nel settore domestico resta però strutturale. Definita dal fatto che i controlli non sono semplici da effettuare.
Secondo le stime dell’osservatorio Domina, su dati Inps, si perdono quasi 1,65 miliardi di euro di gettito a causa del lavoro sommerso (tra Irpef, addizionali locali, contributi assistenziali e previdenziali). Il piano contro il lavoro nero del governo punta a introdurre bonus per le famiglie affinché assumano collaboratori domestici in regola, facendosi carico di parte del costo complessivo del lavoro. Ma c’è chi teme che gli scatti stipendiali sostanziosi da effettuare nel 2023 possano dare nuovo impulso al nero. Incentivando i datori a compiere un passo indietro.
Salvo diverso accordo, secondo l’articolo 38 del contratto collettivo domestico, i minimi contrattuali vengono automaticamente aumentati — ogni inizio anno — nella misura dell’80 per cento dell’inflazione. Considerato che al 30 novembre 2022 inflazione ha raggiunto l’11,8 per cento, il rialzo della paga minima oraria per il 2023 risulta superiore al 9 per cento. Una parte dell’aumento finisce in busta paga, un’altra nel Tfr, nella tredicesima e nelle ferie. Un impatto non da poco per le famiglie datrici di lavoro.
E a pagare il prezzo più alto saranno le famiglie con badanti conviventi a tempo pieno. In Trentino-Alto Adige, spiega l’ultimo report di Domina, la media delle ore lavorate da badanti è maggiore che in altre regioni, con una media di 33,7 ore lavorate a settimana. Nello specifico, i rapporti di convivenza raggiungono un valore massimo in Trentino, dove la metà dei contratti prevedono un’assistenza a tempo pieno.
Tra 2021 e 2022, l’aggiustamento dei minimi salariali aveva comportato un esborso di 30 euro in più al mese da parte dei datori. Quest’anno, supererà i 100 euro. L’incontro di ieri tra sindacati dei lavoratori e rappresentanti datoriali avrebbe dovuto portare a un accordo per spalmare quel più 9 per cento, ma così non è stato. «Nessun accordo raggiunto sull’adeguamento retributivo spettante alle figure contemplate nel Ccnl domestico», ha annunciato con una nota la Federazione nazionale dei datori di lavoro domestico dopo il tavolo con Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf. La proposta avanzata da Fidaldo di scaglionare gli aumenti dovuti a colf, badanti e baby sitter nel corso del 2023, per limitare l’impatto economico dei rincari sui budget familiari, già gravati dal caro bollette e da quello benzina».
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