Bambini
domenica 29 Gennaio, 2023
di Alessandro de Bertolini
Cresciuti qua e là – alcuni solitari altri a minuscoli gruppetti, alcuni belli e forti, altri perturbati dalla violenza di Vaia – i pini cembri del Lavazè sembrano elementi di punteggiatura di un discorso invernale sulla sella innevata verso passo Oclini. Poche altre aree, come questa, presentano in Trentino una simile ricchezza di cirmoli. Li riconosci perché hanno un portamento tutto particolare: chiome folte e spettinate, aghi lunghi e teneri, il fusto è nodoso e irregolare mentre le radici s’attorcigliano e si aggrappano al terreno su cui poggiano, in un dialogo ininterrotto tra la superficie e il sottobosco. Quando ne hai visto uno non lo scordi più. Ma, se vuoi essere sicuro, conta il numero di aghi per ciuffetto. Se sono cinque, allora è un cirmolo. Crescono fino ai margini delle terre alte, proprio come i larici, che sfidano le quote più elevate. E il legno che li contraddistingue è tra i più pregiati fra le conifere di tutto l’Arco alpino. Tra passo Lavazè e passo Oclini, su questa dorsale ampia e soleggiata che chiude in orografica destra la valle di Fiemme, sono loro i protagonisti.
Siamo tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota su un piccolo altipiano che ogni fine settimana viene invaso dai turisti, dai fondisti e dalle famiglie con bambini. Dal lato trentino si sale dalla Valle di Fiemme (bivio per Passo Lavazè nel paese di Cavalese oppure a Tesero). Dal lato sudtirolese si giunge da Bolzano (per la via della Val d’Ega). Nonostante l’affollamento, gli spazi sono tanto ampi e le alternative così numerose che non si corre il rischio di pestarsi i piedi, se non nelle piazzole per la sosta dei parcheggi. Lasciata l’automobile (12 chilometri da Cavalese, per chi sale dal Trentino) ce n’è per tutti i gusti: dalle piste per lo sci nordico (un carosello con 80 chilometri di tracciati) allo «Snowpark Greta & Gummer» (allestito per bambini e bambine con giochi e montagne di neve per slittare in un’area recintata di circa 100 metri quadrati) fino alla pista per gommoni da neve, slitte e bob.
Noi abbiamo scelto di parcheggiare a malga Varena (1 chilometro dopo passo Lavazè) e raggiungere con gli sci gli Oclini, trainando i bambini nel carretto lungo le piste per lo sci da fondo. Seguendo gli anelli rubricati con i numeri 10 e 12 (qui il dettaglio dei tracciati del carosello sciistico: www.lavaze.com/it/inverno/piste), abbiamo attraversato il piccolo altipiano (andata e ritorno circa 10 chilometri con dislivello complessivo di 300 metri). Avevamo con noi (nel carretto) anche l’attrezzatura per lo sci alpino. Perciò – giunti agli Oclini, prima di prendere la strada del ritorno – ne abbiamo approfittato per fare qualche discesa servendoci della seggiovia al passo.
Guardandosi attorno, l’occhio vuole la sua parte. Siamo proprio sul confine tra il Trentino e Sudtirolo in posizione centrale e straordinariamente panoramica con vista sul Lagorai, sul Catinaccio, sul Latemar, sulla Pala di Santa e più da vicino sul Corno Bianco e il Corno Nero. Geologicamente parlando, questi ultimi rappresentano mondi differenti, non solo da un punto di vista cromatico. Il Corno Bianco è una montagna delle Dolomiti di Fiemme di origine calcarea, ha una colorazione chiara tra il bianco e il grigio e presenta frequenti fessurazioni e spaccature. Il Corno Nero, molto più scuro, è costituito invece da rocce di porfiriche molto più dure e impermeabili. In direzione degli Oclini, possiamo apprezzarli entrambi guardando dritto avanti a noi: a destra del passo il Corno Nero, a sinistra il Corno Bianco.