sabato 25 Febbraio, 2023
di Francesco Barana
Non ama enfatizzare Simone Vagnozzi, marchigiano dal carattere misurato con trascorsi tennistici altoatesini. Per questo assume ancora più peso il suo vaticinio su Jannik Sinner, che allena da un anno esatto: «Jannik sta migliorando con grande velocità e tra due-tre anni sarà al top. Ma, attenzione, già oggi può vincere qualsiasi torneo su ogni superficie».
Vagno, 39 anni, lo dice con voce calma ma decisa. Sinner, stella del tennis italiano e numero 12 del mondo, che tornerà in campo dal 6 marzo a Indian Wells, ha cominciato il 2023 ingranando la quinta: 13 vittorie e solo 3 sconfitte, titolo a Montpellier, scalpo di Tsitsipas, finale a Rotterdam persa con Medvedev, sconfitta ai quarti di finale al quinto set agli Australian Open.
La collaborazione di Vagnozzi con Sinner è un cerchio tutto altoatesino che si è chiuso sotto l’egida del manager di Sinner, il brunicense Alex Vittur, coetaneo di Vagnozzi. I due in gioventù si allenavano a Caldaro insieme ad Andreas Seppi, con il maestro Massimo Sartori, coach storico dello stesso Seppi e scopritore di Sinner. Vagnozzi da giocatore è stato 161 nel mondo (numero 74 in doppio): «Ero piccolo ed esile, era il mio limite, ma supplivo con le capacità tattiche». Dote che oggi mette a disposizione di Sinner, insieme all’australiano Darren Cahill, ex allenatore di Agassi e della Halep, nello staff del campione di Sesto Pusteria dalla scorsa estate.
Vagnozzi, dove può arrivare Sinner?
«A vincere Slam e i tornei più importanti. Già adesso ci può provare, tecnicamente è cresciuto e il suo livello di gioco è già quello dei migliori: del resto l’anno scorso, in una stagione peraltro particolare per il cambio di team e i contrattempi fisici, ha fatto i quarti in tre Slam, battuto Alcaraz due volte e la terza, agli Us Open, ci ha perso al quinto set con il match point in mano; e ha sfiorato il colpo grosso con Djokovic a Wimbledon. Quest’anno ha sconfitto Tsitsipas a Rotterdam, dopo aver ceduto al quinto set a Melbourne».
Diceva che sarà al top tra 3 anni. Tradotto?
«Per top io intendo tecnicamente, fisicamente e mentalmente. A 24-25 ci arriverà, questo non vuol dire che non possa già vincere i grandi tornei».
Questo 2023 è un anno spartiacque. Che obiettivo vi siete dati?
«Le Atp Finals di novembre. Per riuscirci serve avere continuità di rendimento e fare risultato nei grandi Open. L’inizio di stagione è stato ottimo, sia nella crescita tecnica che sul piano fisico, se si esclude il piccolo infortunio di gioco di Adelaide».
Già, gli infortuni. Lo ricordava lei stesso, l’anno scorso Sinner ne ha subiti troppi…
«Quest’anno però, a differenza del precedente quando aveva sempre giocato, ha sfruttato la pausa invernale per svolgere un’ottima preparazione invernale. Ha messo su muscoli e ha una maggiore resistenza. Insomma è più forte fisicamente».
C’è chi, paragonandolo ad Alcaraz, pensa che sia ancora troppo fragile…
«Non avrà mai il fisico di Alcaraz, che a 18 anni era già un uomo. Ma entro tre anni porteremo Jannik ad avere il miglior fisico possibile senza snaturarne le caratteristiche. Non bisogna avere fretta e spingere troppo con i carichi di lavoro atletici, sarebbe come lanciare un boomerang, ci si ritorcerebbe contro».
Forse Alcaraz è più lucido e cattivo agonisticamente…
«Sul piano mentale e della determinazione Sinner non ha nulla di meno. Sa qual è il vantaggio vero di Alcaraz? È entrato nel tour tennisticamente più pronto, ancora più precoce e completo di Jannik, che però è già forte e ha margini di miglioramento enormi. Già oggi varia il gioco con una maggiore fluidità e migliori automatismi, e soprattutto sa quando e come farlo in base all’avversario. Poi tatticamente sta provando cose nuove, anche a essere più paziente e ad allungare lo scambio, questo a volte lo porta a sprecare maggiori energie di un giocatore più maturo di 26-27 come può essere un Medvedev».
Con Cahill come vi gestite le mansioni tecniche?
«In realtà non ci suddividiamo i compiti, è un lavoro a 360 gradi insieme: tattico, tecnico e mentale. Il maggior tempo dell’anno lo passiamo assieme, in alcune altre ci diamo il turnover. Per esempio lui ha seguito le prime settimane della preparazione invernale, io il periodo successivo di Alicante. Adesso staremo assieme in America, a Indian Wells e Miami, poi la stagione sulla terra la seguirò io. Con Darren oggi ci conosciamo meglio, ci troviamo a meraviglia e questo è un beneficio per Jannik».
Sui social, che oggi comunque influenzano l’opinione pubblica, c’è una minoranza che sembra aver preso di mira Sinner e lo considera un sopravvalutato. Come reagite?
«Criticare o dare del sopravvalutato a un giocatore che a 21 anni ha vinto sette tornei Atp è surreale, soprattutto se parliamo di un ragazzo che ha il tennis in testa 24 ore su 24 e sta mettendo ogni energia per arrivare al top assoluto. Ma le critiche per noi sono uno stimolo in più per far vedere alle persone il valore reale di Jannik. Lui saprà sprigionare tutto il suo enorme talento».