la storia
mercoledì 8 Marzo, 2023
di Benedetta Centin
Una vita di alzate all’alba, di giornate trascorse in uno spazio ristretto, spesso in balia di caldo e freddo e senza concedersi riposi. Un’intera esistenza a dispensare sorrisi e giornali, respirando il profumo della carta stampata, con l’inchiostro ricalcato sui polpastrelli. Imparando a memoria i nomi dei propri clienti, arrivando ad anticipare le loro preferenze, a diventare, con la propria edicola, un luogo di incontro e confronto. Ad essere, ormai da tempo, un punto di riferimento per il quartiere. Una sorta di istituzione, testimone dei tempi passati, l’anello di congiunzione tra ieri e oggi, tra il modo di fare e stampare i giornali che era e che è ora, risentendo dell’avvento della Rete. Lei è Gina Franco, per tutti «Gina», quella dell’edicola di via Galilei, centro città. Una donna minuta ma dalla grande tempra. Il suo sorriso dolce e spontaneo, assieme alla sua elegante pacatezza, conquistano fin da subito. L’età non la vuole rivelare, nemmeno insistendo – «porta male dirla» sorride – ma non nasconde che gli anni della pensione li ha già raggiunti da un po’. Da qualche decennio per la verità. Eppure di staccare dal lavoro, dalla sua attività che aveva intrapreso 68 anni fa assieme al marito Carlo Pedrolli e che ora porta avanti con il figlio Fabrizio, non ci pensa proprio. «Sono in salute e posso continuare, mi dispiacerebbe smettere, non voglio rinunciare – confessa – Il tempo libero lo trovo comunque la domenica e con i miei figli riesco a girare».
Sessantotto anni, proprio così. Era infatti il primo febbraio del 1955 quando ha intrapreso la sua avventura imprenditoriale assieme all’amato marito, mancato il giorno di Natale del 1990. Gina Franco era arrivata a Trento da ragazza, a diciannove anni, nel 1947. E ci era anche rimasta a Trento, lasciando il piccolo paese di Molochio, in provincia di Reggio Calabria. E qui si è costruita un futuro. «Avevo insistito tanto con i miei fratelli, che erano in servizio a Trento, uno come poliziotto, l’altro come carabiniere – racconta con gli occhi lucidi – “portatemi a Trento, a me piacciono le montagne” la richiesta». Doveva essere una settimana di soggiorno, «invece sono rimasta». Gina si è subito rimboccata le maniche. «Ho lavorato per dieci anni in un negozio di pane di piazza Santa Maria Maggiore, poi io e Carlo abbiamo preso in gestione l’edicola». Un lavoro impegnativo, e non solo per gli orari e per le rigide o soffocanti temperature comunque percepibili in quello spazio che è l’edicola. «Ma i giornali sono belli, giornali e notizie, così come lo è il rapporto con la gente: mi sono affezionata molto ai miei clienti. Se mi chiedete se questa è la vita che avrei voluto vivere rispondo di sì – racconta la storica edicolante – Certo, è un lavoro che richiede molti sacrifici ma mi piace ancora oggi». E ne è passato di tempo da quando il marito si alzava alle 5 per ritirare i giornali dalle agenzie e lei, già un’ora dopo, era operativa in quel «gabbiotto» a consegnare quotidiani e riviste dalla piccola finestrella. Lavoratrice instancabile, imprenditrice e al contempo mamma premurosa. «Ricordo che portavo all’edicola anche Tiziana e Fabrizio, fin da piccoli, parcheggiavo qui le loro carrozzine – racconta – In questa edicola ci sono cresciuti i miei figli». Ma quella è un po’ la casa di tanti. Un luogo frequentato fin dall’infanzia. «Ricordo quel ragazzino che, aspettando il padre che si era recato in banca, si metteva a sfogliare i fumetti che trovava qui – spiega Gina Franco – Quello stesso bimbo si è poi ripresentato diversi anni dopo, con i capelli bianchi. Non capivo perché mi fissasse insistentemente. Almeno fino a quando non mi ha chiesto “Non si ricorda di me?” e mi ha spiegato chi fosse. Che gioia…». E poi c’è la ragazza che è passata di lì dopo diverso tempo. Con le rughe sul viso a tradire gli anni trascorsi. «Gina ma è ancora qui?» l’ha salutata con entusiasmo. All’edicola di Gina, in effetti, i clienti sono dei super affezionati. Storici. «Ci sono pure dei centenari, di 105 e 107 anni, che quando non sono più stati in grado di passare di persona di qui hanno mandato la badante» spiega la donna. E non c’è da stupirsi se qualcuno, in procinto di andarsene in vacanza, sarebbe pronto a lasciare alla signora Gina anche le proprie chiavi di casa. E comunque l’attività di via Galilei, nella piccola piazzetta dove affacciano altri negozi, di storie ne avrebbe tante altre da raccontare. «Ricordo nei tempi passati, le corse per andare a prendere i quotidiani in agenzia proprio nei giorni in cui il Giro d’Italia passava in città – riferisce la titolare – allora arrivai all’edicola, da mio marito, a mani vuote. I giornali li avevo venduti tutti nel tragitto, per strada, e la stampa era così fresca che avevo le mani nere di inchiostro…». E ancora, la stessa Gina ammette: «C’è stato anche qualche personaggio di rilievo che è passato di qui». Comunque nessun vip o personaggio che di solito campeggia sulle riviste patinate. Quelle che durante il giorno lei non ha tempo di sfogliare. «Mi riservo di leggere i giornali la sera, a casa» spiega. E chissà l’emozione, ora, a leggere la propria storia sulla carta stampata a cui ha dedicato una vita intera. Contribuendo alla sua diffusione. Lei che la storia di quel quartiere, della sua gente, l’ha già scritta da un po’.