festa della liberazione
lunedì 24 Aprile, 2023
di Donatello Baldo
Se a livello nazionale, come ogni anno, il dibattito prende forma — e quest’anno soprattutto perché alla giuda del Paese c’è un premier di Fratelli d’Italia — in Trentino è tutto un po’ più sotto tono. I soliti distinguo, le solite prese di posizione a metà, tanto per non scontentare nessuno. A destra i più saranno altrove, in vacanza approfittando del ponte o a casa in altre faccende affaccendati.
Ma se a livello nazionale Giorgia Meloni sarà a Roma alle celebrazioni ufficiali all’Altare della Patria, a livello locale il governatore Maurizio Fugatti sarà a Trento al corteo istituzionale che toccherà i luoghi simbolo della Resistenza. E quella della presenza di Fugatti non è una novità. Nel 2018, da candidato presidente, si era presentato alla manifestazione seguendo tutto il corteo. Ma da eletto, già nel 2019, la prima «defezione»: al posto suo il vicepresidente Mario Tonina, e tra i leghisti presenti gli assessori Mirko Bisesti e Giulia Zanotelli. Nel 2020 c’era il Covid e nel 2021 solo la presenza istituzionale alla cerimonia a Palazzo Geremia. Niente manifestazione. E l’anno scorso? Ancora Tonina a farne le veci, e una coda polemica con il Pd che accusa: «Sulla sua pagina Facebook festeggia la vittoria della promozione in B del Sudtirol Calcio ma nemmeno un accenno alla Liberazione».
Martedì prossimo Fugatti sarà di nuovo in piazza con le autorità, i partigiani e i manifestanti antifascisti. Forse perché siamo di nuovo in campagna elettorale o forse perché condivide le parole del suo omologo veneto Luca Zaia che ieri ha affermato quanto sia importante festeggiare la Liberazione: «Il 25 Aprile è una festa fondante. Io vorrei che diventasse anche una festa di futuro, della lotta all’intolleranza, al razzismo, alla violenza e alla mancanza di libertà. Che sono valori di tutti, non di destra o di sinistra». Senza grandi argomentazioni, Fugatti dunque ci sarà: «Sì», ha confermato il governatore.
Non ci saranno invece quelli di Fratelli d’Italia, a cominciare dalla candidata presidente alla presidenza della Provincia Francesca Gerosa, che di solito non se ne lascia scappare una di occasione pubblica: «Sarà via, altrove». E sorridendo: «Parteciperò il prossimo anno in veste di presidente della Provincia alle celebrazioni istituzionali».
Istituzionali sono però i parlamentari. Che però, anche loro diserteranno la celebrazione. Tra questi, sempre di Fratelli d’Italia, il deputato eletto nel collegio di Trento Andrea de Bertoldi: «Quand’è? Martedì prossimo? No, non sono nemmeno in Trentino, sarà in Sicilia tutta la settimana per dei convegni». Festeggerà dunque in terra siciliana la Festa della Liberazione? «Io la celebro tutti i giorni la Liberazione, con la mia etica di cattolico liberale. E non ho nulla da imparare da nessuno da questo punto di vista». Attacca dunque la sinistra: «Sì, perché credo che sia la sinistra che deve ancora fare delle riflessioni sul suo passato e sul suo essere democratica. Noi i conti con il passato li abbiamo già fatti a Fiuggi in modo molto chiaro». Il riferimento di de Bertoldi è al congresso del Movimento sociale italiano, di ispirazione fascista, che si è trasformato in Alleanza Nazionale, partito da cui — dopo un passaggio nella Casa della Libertà — prende in parte forma Fratelli d’Italia.
Non ci sarà martedì in corteo tra i monumenti e le targhe che ricordano la Resistenza trentina, le deportazioni e le prigionie il capogruppo in Consiglio provinciale di Fratelli d’Italia Claudio Cia: «Non ci sarà non perché non condivida lo spirito e i valori di questa celebrazione. Quel giorno sono a Strigno, con il gazebo». Sulle polemiche inerenti il 25 aprile e il centrodestra, che esplodono tutti gli anni, Cia dice però la sua: «È triste che ogni volta ci siano sempre delle strumentalizzazioni su un evento che dovrebbe essere di tutti, patrimonio trasversale a tutta la politica. Strumentalizzazioni — osserva — che allontanano poi anche la gente da questa celebrazione. Per me, conclude, dovrebbe essere davvero una festa di popolo, capace di condannare tutti i totalitarismi, quelli di ieri e quelli di oggi».
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