L'iniziativa

domenica 15 Settembre, 2024

A Lavis abbigliamento per tutte le taglie, anche quelle forti: «Nel mio negozio inclusivo tutti i corpi saranno accolti»

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Al via il progetto di Zanoni: «Qui taglie fino alla 60». Ieri l’inaugurazione in via Matteotti: «Ricordo l’ansia che provavo sapendo che non avrei trovato un abito per me: nessun’altra ragazza deve sentirsi così»

Lorena Zanoni, classe 1999, ieri a Lavis ha inaugurato «Ellezeta», il suo negozio di abbigliamento inclusivo in via Matteotti 14. Diplomata al liceo artistico Vittoria, ha svolto due periodi all’estero come ragazza alla pari, prima in Galles e poi in Germania, svolgendo nel frattempo qualche lavoretto.
Zanoni, da dove nasce l’idea di «Ellezeta»?
«Avevo una gran voglia di mettermi in gioco. Ci stavo pensando da parecchi anni, e in effetti prima di fare questo grande salto in avanti ho fatto dei passetti intermedi, lavorando per un periodo come dipendente».
Una strada più sicura.
«È stata un’esperienza che mi ha formata molto in termini di rapporto con il cliente e di come affrontare le situazioni più varie. Partire come dipendente mi ha permesso di capire se questo fosse davvero ciò che volessi fare. Sono stati anni faticosi e a volte difficili, ma sono grata dell’esperienza».
Quando è arrivata la decisione di fare il salto e mettersi in proprio?
«A gennaio mi sono licenziata ed è iniziato il mio cammino verso l’inaugurazione di oggi. Ho scelto di aprire a settembre perché segna la fine della stagione primavera-estate e l’inizio di quella autunno-inverno. Insomma, volevo partire appieno con la nuova stagione».
Cosa significa essere titolare di un’attività commerciale a 25 anni?
«Per me significa affrontare delle sfide che aiutano a diventare grandi. Lungo il percorso ci sono state delle piccole pietre d’inciampo. All’inizio avevo l’impressione che ogni cosa rappresentasse un ostacolo insormontabile: dal commercialista ai permessi, dal trovare il posto giusto al posizionamento dei cavi per internet, passando per i tubi del gas da sistemare, l’arredamento da cambiare e le luci arrivate con qualche pezzo mancante».
In un periodo in cui i negozi tendono a chiudere, lei va in controtendenza. Cos’ha «Ellezeta» da dire che non sia già stato detto nel mondo dell’abbigliamento?
«Mi piace definire il mio negozio di abbigliamento femminile come inclusivo. Mi spiego: volevo che si trattasse di qualcosa di molto specifico. Sono una ragazza “curvy” che non rientra nelle taglie standard che la maggior parte delle catene e case produttrici del mondo della moda hanno. Ho sempre fatto fatica a trovare dei vestiti che fossero adatti a me. Ricordo l’ansia di dover entrare in un negozio sapendo che avrei potuto provare anche dieci capi con la consapevolezza che nemmeno uno di questi sarebbe andato bene. Volevo che nessun’altra ragazza si sentisse così. Questo è stato il motore che mi ha spinto: desideravo creare uno spazio dove ogni donna potesse sentirsi rappresentata. Tutte noi donne vogliamo vestirci bene e sentirci a nostro agio con la nostra immagine, trovando vestiti che ci valorizzino. Il mio negozio avrà l’obiettivo di far sentire tutti i corpi validi: sarà uno spazio dove trovare capi comodi e alla moda. C’era una domanda ma nessuno che offrisse questo servizio in zona: purtroppo, in Italia, a meno che non si abiti in una grande città, è molto difficile trovare realtà di questo tipo».
Quindi un negozio di abbigliamento non canonico.
«Oltre alle taglie classiche, porterò una più ampia scelta, arrivando fino alla 60. Taglie molto più morbide, per tutte quelle donne che non riescono a trovare facilmente dell’abbigliamento in Trentino senza spostarsi o acquistare online senza la certezza di sapere se ciò che comprano vada effettivamente bene o no».
Quanto è stato importante il sostegno della famiglia?
«Fondamentale. I miei genitori Simonetta e Marino e le mie sorelle Erica e Giulia hanno reagito con entusiasmo a questa nuova direzione della mia vita. Durante questo lungo cammino ho sempre avuto il loro appoggio: mi hanno sostenuta anche quando pensavo che stesse andando tutto male. Hanno camminato a fianco a me, e di questo sono molto grata».
C’è qualcosa che la frena?
«Qualche sana paura, che supererò una volta che tutto sarà ben avviato: non so se la merce piacerà, se sarò riuscita a coprire tutte le taglie che avevo in mente. Oppure banalmente se i capi che ho scelto saranno belli abbastanza. Naturalmente non conosco ancora i miei clienti quindi non posso sbilanciarmi: in loro forse è nata in questi mesi un’aspettativa maggiore che proverò a soddisfare. Non so ancora come andrà questa avventura: spero di riuscire a farmi conoscere sul territorio, facendo capire quanto valgo. Voglio conoscere le mie clienti, capire se lo stile che ho scelto piacerà, vorrei sapere da loro su cosa impostare i mesi a venire, così da aggiustare il tiro mano a mano, rimanendo sempre al passo con ciò che mi sarà chiesto. Oltre a una buona dose di ansia e alla paura di fallire, provo una grande eccitazione e voglia di riuscire: non mi sono mai sentita così viva prima d’ora».