rincari
domenica 7 Gennaio, 2024
di Marco Ranocchiari
Quest’anno, in pizzeria, non sono gli impasti l’unico ingrediente a lievitare. A gonfiarsi – secondo alcuni un po’ più di quanto il carovita giustificherebbe – ci sono infatti anche i prezzi.
Tra gli esercizi del capoluogo, che chiude oggi un periodo di Feste dal bilancio più che positivo in termini di presenze, ristoranti compresi, è ormai raro trovare una margherita a meno di otto euro.
Tutte le altre si attestano intorno o al di sopra dei dieci. E in qualche caso le pizze classiche sono addirittura sparite per lasciare spazio alle più costose pizze «gourmet».
C’entrano l’inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime, in particolare degli ingredienti base – pomodoro e mozzarella – ma anche il caro bollette, a volte l’affitto e spesso le difficoltà lamentate dai gestori a reperire il personale. Nessuno, giura, ha aumentato i prezzi in vista dell’arrivo massiccio di clienti nel periodo natalizio. Eppure, ciò che una volta era un pasto economico e popolare sta rapidamente diventando, se non un lusso, una spesa da valutare attentamente. E prediletta sempre più dai turisti, propensi a godersi una manciata di giorni di vacanze senza preoccupazioni più che al risparmio, qualche volta a discapito della gente del posto.
Secondo alcune recensioni online e anche una foto scattata da un cliente, nel periodo natalizio alla pizzeria Chistè, in via delle Orne, il costo di una margherita sarebbe arrivato addirittura a 12 euro. Il gestore Marco Chistè spiega: «Non c’è stato nessun aumento. Nei giorni di maggiore affluenza abbiamo dato la possibilità di scegliere solo le pizze gourmet. Al posto della margherita (che costa otto euro) c’è stata quindi solo la sua variante di bufala, che ha un prezzo più elevato».
A motivare la scelta, ha spiegato, l’arrivo durante le Feste di molti clienti che cercavano in realtà «qualcosa di analogo a una pizza al taglio o di dividersi un pasto. Siamo un locale abbastanza piccolo e non possiamo permettercelo. L’anno scorso – ha continuato – in questo periodo avevamo tolto del tutto la pizzeria». Al Green Tower – dove costa 7 euro – la margherita è stata sempre presente, ma i gestori, per ragioni di spazio, l’hanno eliminata dal menù all’ingresso del locale, per quanto sia affissa all’esterno.
In alcune delle pizzerie più famose della città, come la Bella ‘mbriana (che, ha spiegato il gestore, utilizza ingredienti campani sui quali pesano molto i costi del trasporto), Acqua e Farina, Korallo e Albert, la margherita costa otto euro, mentre le più care (generalmente quelle con ingredienti di mare) si aggirano sui 15 o 16.
A spingere i prezzi verso l’alto, ha spiegato la gestrice del Ristorante Pizzeria Anfiteatro (dove la margherita costa sempre 8 euro) Lili, è stato l’aumento delle materie prime, in particolare del pomodoro. «È praticamente raddoppiato. In ogni caso abbiamo adeguato i prezzi molti mesi fa. Siamo un locale defilato, i clienti non capitano qui per caso, non avremmo nessun vantaggio ad alzarli più del necessario». Per Monica Piccolo, proprietaria della Pizzeria Korallo, a spingere in alto i costi è soprattutto la mozzarella. «È aumentata sei, sette volte nell’ultimo anno, ed è su tutte le pizze. Anche gli aumenti di verdure e crudo sono stati una batosta. Il menù lo cambiamo spesso in base alle stagioni, ma non i prezzi, che abbiamo rivisto – non di molto – all’inizio dello scorso anno». In molte pizzerie, comunque, il costo di una margherita è rimasto sotto gli otto euro. Alla Grotta – che ha scelto di mantenere l’offerta normale evitando menù natalizi – costa 7 euro, come alla Pizzeria Milli. «Sarebbe stupido e inaccettabile aumentare i prezzi più del necessario» ha commentato il proprietario Alfred Milli. «Lavoriamo molto su prenotazione, la gente ci conosce e non lo accetterebbe. Abbiamo ritoccato il menù solo per adattarlo al carovita parecchi mesi fa. I prezzi alti – ha concluso – sono comprensibili per ingredienti costosi come il polpo o i gamberi, ma in una margherita il costo delle materie prime incide comunque poco sul costo finale».
Se al Pedavena una margherita costa 7,50, le pizze «speciali» si trovano a meno che nella maggior parte degli altri locali del centro, senza spingersi – come al Pizza Tetley’s pub – oltre i 12 euro. Anche nelle catene di pizzerie napoletane presenti anche in città, come Pizzium, fondata nel 2017 e presente in 43 sedi in tutta Italia, i prezzi sono in linea: otto euro per la margherita e 13, 14 per quelle con gli ingredienti più cari.