Il ricordo

sabato 25 Maggio, 2024

A Pergine il ricordo di 299 pazienti che furono vittima delle deportazioni e dei lager nazifascisti

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Cossali (Anpi): «Il fascismo non può negare di aver collaborato con il nazismo alla strage di disabili»

299 persone deportate e poi destinate all’oblio dal regime fascista, 300 biografie personale che tornano in vita ormai da 18 anni grazie all’Incontro della Memoria a Pergine che ricorda 299 persone che furono tristemente protagoniste di una deportazione di massa sotto il regime fascista. La celebrazione  si è tenuta proprio dove tutto ebbe inizio, alla Stazione ferroviaria di Pergine, e che attraverso testimonianze, musica e interventi ha avuto l’obiettivo di non dimenticare gli orrori perpetrati durante la Seconda Guerra Mondiale: perché se è vero che quando si parla di quel periodo buio il pensiero vola lontano ai campi di concentramento in Polonia, è altrettanto vero che anche le piccole province furono travolte dal nazifascismo.

La storia della deportazione
Era il 26 Maggio 1940, esattamente 84 anni fa, quando 299 malati e “diversi” dell’ospedale psichiatrico di Pergine – la maggior parte di lingua tedesca – vennero trasferiti nelle cliniche della morte naziste in Austria e Germania in quella che era parte dell’operazione Aktion T4. Questo era il nome di un programma che prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da persone con disabilità mentali le cui vite, secondo il regime nazista, non erano degne di essere vissute.

Alle 4.38 di notte, 160 uomini e 139 donne (239 dei quali pazienti dell’istituito di Pergine, 22 dal ricovero di Nomi, 30 dell’Istituto di Stadio e 8 dell’Istituto di Udine) furono caricati su un treno in direzione Zwiefalten, comune tedesco a sud del Paese. Per il loro trasferimento avevano deciso le famiglie in quanto gli internati perdevano ogni diritto e venivano considerati a tutti gli effetti al pari di criminali. La sera stessa i cinque vagoni su cui i pazienti viaggiavano giunsero nella località tedesca dove furono poi dislocati nelle strutture messe a disposizione per il progetto.

La fine dei 299 pazienti
Che fine abbiano fatto quei trecento pazienti si sa solo in parte: dieci di essi rientrarono a Pergine poco dopo, 75 furono trasferiti in diversi istituti mentre per gli altri non esistono fonti storiche che possano ricollegarli ad un ritorno a casa. Agli accompagnatori italiani – tra cui medici, infermiere e assistenti – fu imposto l’obbligo del silenzio assoluto e negato l’accesso alle strutture ospedaliere.

Vennero invitati a fare un viaggio di due giorni a Stoccarda e Monaco e fu concesso loro un’indennità pari ad un mese di lavoro per soli per tre giorni di servizio. Sebbene serpeggiasse qualche dubbio sulla sorte dei pazienti, il personale era all’oscuro di ogni aspetto della vicenda. Erano stati rassicurati dai controlli preventivi delle strutture e incoraggiati dalla prospettiva che i degenti avrebbero potuto migliorare la qualità della propria vita confrontarsi nella loro madrelingua.

La cerimonia a Pergine
Ad organizzare l’evento l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) che attraverso i suoi rappresentanti ricorda questa terribile vicenda. «È stato un fatto increscioso, folle e tragico che ha anticipato lo sterminio degli ebrei, degli oppositori, degli omosessuali e di coloro che erano considerati diversi», ricorda Mario Cossali, presidente provinciale Anpi Trentino. «Il fascismo non può negare di aver collaborato con il nazismo alla strage di disabili. È un ricordo dovuto perché queste cose non debbano più accadere. La vigilanza è fondamentale perché in alcuni parti questo sta ancora succedendo».

Coinvolta nell’evento anche la sezione di Bolzano, che ha vissuto da vicino questo dramma in quanto molte delle vittime erano di origine altoatesina. È Guido Margheri, rappresentante Anpi Bolzano, a prendere successivamente parola. «Questo episodio va ricordato perché anche oggi, in forme diverse, legate a chi arriva da lontano scappando da guerre, fame e pestilenze si ripropone la stessa cosa», ha dichiarato. «Recentemente alcuni esponenti politici del consiglio provinciale di Bolzano, riprendendo le tesi di un teorico austriaco, hanno riproposto il tema. Molti esponenti di estrema destra l’hanno chiamata “remigrazione” che significa la deportazione di milioni di persone».

Infine, l’intervento del Sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer, che ha aggiunto: «Siamo in un momento politico particolare, molto delicato, in cui è importante non dimenticare nulla della storia. Non sono discorsi retorici. Le istituzioni devono essere presenti ed è doveroso per un sindaco esserci». Ad accompagnare gli interventi la musica e le parole del gruppo musicale «Poesica» che attraverso i loro testi e la musica hanno contribuito a creare un’atmosfera unica e coinvolgente con un recital pensato per l’occasione.