La mostra
lunedì 28 Ottobre, 2024
di Gabriella Brugnara
«Sen stava messer Corvo sopra un albero/ con un bel pezzo di formaggio in becco,/ quando la Volpe tratta al dolce lecco/ di quel boccon a dirgli cominciò:/ – Salve, messer del Corvo, io non conosco/ uccel di voi più vago in tutto il bosco./ Se è ver quel che si dice/ che il vostro canto è bel come son belle/ queste penne, voi siete una Fenice». Già sappiamo quanto costerà a messer Corvo cedere alle lusinghe della Volpe, Jean de La Fontaine (1621–1695) lo narra in conclusione della sua favola e, prima di lui già il greco Esopo (VI secolo a.C.) e il latino Fedro (I secolo d.C.) lo avevano fatto. Leggerezza e armonia come modalità attraverso cui rivelare vizi e virtù umane e indicare una morale: è soprattutto questo il ruolo degli animali nelle favole, patrimonio della letteratura di tutti i tempi. Da sabato e fino al 6 gennaio, varcare la soglia di Casa degli Artisti Giacomo Vittone, a Canale di Tenno, significa sentirsi letteralmente avvolti da un caldo mondo di favole. Sono infatti 245 gli oli su tavola che compongono il percorso espositivo di «Le favole di La Fontaine dipinte da Andrè Quellier». Una mostra che si presenta «come un’immersione nel cuore dei tanti immaginari stratificati nella storia della favola, un viaggio di conoscenza e fascinazione sotto la guida della simbologia ancestrale e immaginifica, che è l’essenza stessa della narrazione favolistica» spiega la curatrice Roberta Bonazza.
Un progetto frutto di una triangolazione che mette in dialogo tre grandi protagonisti della cultura francese: i dodici volumi di «Favole» che La Fontaine pubblica tra il 1668 e il 1694, in cui gli animali sono metafora e specchio della società umana, tra inganni, sopraffazioni, meschinità, lotte di potere, ma anche slanci di generosità e altruismo. Luigi XV chiederà poi al suo pupillo e pittore di corte Jean-Baptiste Oudry (1686-1755), di rendere «visive» tali favole. Oudry lo farà su carta grigio-azzurra, con inchiostro di china e bianco di china, e prendendo a modello questi disegni quaranta incisori eseguiranno le illustrazioni, giunte fino a noi in varie edizioni delle «Favole». Dispersi purtroppo i disegni originali di Oudry, in occasione dei trecento anni dalla morte di La Fontaine, André Quellier, si impegnerà a ricostruire su tavola tutte le illustrazioni delle «Favole».
Filo conduttore della mostra è il messaggio morale che La Fontaine «dispensa con leggerezza e un’ironia che a volte arriva al sarcasmo» continua Bonazza. Uno dopo l’altro, seguendo l’ordine di una doppia sequenza, a Casa degli Artisti sfileranno i 245 quadri, con titoli come «Il cervo e la vite», «Il sole e le rane», «Il lupo e l’agnello», «La volpe e la cicogna». Non mancheranno i testi di tutte le favole.
«Quellier nasce nel 1925, in una fase particolare della storia europea, attraversata da diverse fratture, in cui le avanguardie sono in crisi e gli artisti si lasciano sedurre dalla dimensione della sperimentazione – prosegue –. Di fronte a tutto ciò, mi sembra interessante il suo rivolgersi alla dimensione classica. Di tale avventura, colpisce anche la sua capacità di prendere il testimone e tenere il filo, tutto francese, iniziato da La Fontaine. Quello di Quellier non è solo un omaggio al grande scrittore, ma una rimessa in campo del lavoro di Oudry. Proprio come accade per le favole, egli riesce a traghettare nel presente l’ispirazione attinta al passato».
È infatti un universo sempre vivo quello delle favole, «c’è sempre qualcuno che torna a ripescare dentro quel mondo, che sembra inabissarsi e poi riemerge, aggiornato con sensibilità diverse, in base al momento storico» osserva Bonazza. Dal punto di vista della rappresentazione pittorica, «con Quellier sembra di fare un salto nel Settecento, non c’è un’interpretazione da parte dell’artista, che dà colore al bianco e nero, trasportandoci quasi in un fumetto».
Nel tempo, la favola assume infatti il ruolo di archetipo culturale cui fanno riferimento espressioni artistiche diverse, basti pensare a fumetti quali Topolino. Del resto, i copisti medievali nei manoscritti uniscono alla narrazione delle illustrazioni che ne rappresentino in sequenza i momenti salienti. Attraverso gli animali l’umano si racconta nella letteratura, nel teatro, nella musica, nell’arte, e le radici più antiche di tali narrazioni ci riportano a quella favola esopica, spesso confusa erroneamente con la fiaba, da cui si discosta per la totale assenza dell’elemento. A caratterizzare la favola sono il messaggio morale e la concisione stilistica.
«La mostra alla Casa degli Artisti, realizzata in collaborazione con Isabelle Quellier e la sorella Arianne, è un modo per mantenere vivo il loro rapporto con il Trentino, in particolare con la città di Rovereto, dove hanno vissuto la bisnonna materna, la contessa Elena Alberti Poja e la moglie di André Quellier, la musicista Elena Polonsky» conclude Bonazza.
Il progetto è promosso dai Comuni di Tenno, Arco, Riva del Garda, con l’associazione Manifestazioni Rivane.