L'evento

giovedì 3 Agosto, 2023

A Trento arriva Lady Blackbird: la voce del movimento Black Lives Matter

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La cantante soul jazz si esibirà al Teatro Capovolto. Una sua canzone è stata l'inno delle battaglie per i diritti degli afroamericani durante le proteste per l'omicidio di George Floyd. «La musica cambia la vita: cambia la idee, i sentimenti, le energie e tanto altro ancora. E il jazz è per definizione musica per il cambiamento»

Lady Blackbird, al secolo Marley Munroe, è una delle rivelazioni del panorama jazz contemporaneo e farà tappa a Trento domani alle 21.15 al Teatro Capovolto di Trento con un live in cui presenterà il suo album «Black Acid Soul». Diventata nota al grande pubblico grazie alla cover del brano «Blackbird» di Nina Simone, trasformatosi in un vero e proprio inno del movimento Black Lives Matter, l’artista statunitense intreccia un’inconfondibile intensità vocale a testi che si fanno portavoce dei diritti civili e riesce a far abbracciare, nel suo percorso artistico, il miglior background della tradizione musicale afroamericana senza chiudere le porte alle contaminazioni, in un apprezzato mix di «radici e futuro». I biglietti, al costo di 15 euro, sono disponibili sul circuito Boxol e presso le biglietterie dell’Auditorium S. Chiara e del Teatro Sociale (informazioni: www.centrosantachiara.it).
Lady Blackbird, partiamo dal concerto che proporrà a Trento. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Sono molto emozionata, anche perché è la prima volta che suono in Trentino. Avrò la mia band al completo: il mio produttore Chris Seefried alle chitarre, il bassista che ha inciso l’album Jon Flaugher, Kenneth Crouch alle tastiere e Rick Montalbano alla batteria. Per quanto riguarda la scaletta, proporremo gli arrangiamenti dal vivo di “Black Acid Soul”, i brani della versione deluxe, e inoltre due cover a sorpresa».
Ascoltando la sua musica, in cui si abbracciano il background della miglior tradizione afroamericana e interessanti contaminazioni, viene spontaneo chiedersi quali siano i suoi riferimenti artistici.
«Le faccio alcuni nomi, ma non sono gli unici: Gladys Knight, Chaka Khan, Sam Cooke, Donny Hathaway, Stevie Wonder, Billie Holiday. Sono queste le voci che ho deciso di “seguire” e che mi hanno aperto la strada con la loro magia. Poi naturalmente tutto il mio percorso, biografico e artistico, è stato fondamentale per condurmi alla mia attuale dimensione artistica».
Veniamo al suo disco d’esordio, che inizia con l’interpretazione di «Blackbird» di Nina Simone. Cosa rappresenta per lei quella canzone e quell’artista?
«È la prima canzone che abbiamo inciso: è uno dei miei pezzi preferiti e che avevo già cantato una volta in passato: ora però mi è sembrato il momento giusto per fare questo passo. Nina Simone è stata una donna, e un’artista, straordinaria e incredibilmente forte: ha combattuto tantissimo e la sua voce trasmette in modo bellissimo e coinvolgente tutta quella sofferenza».
Il brano è uscito due giorni dopo l’omicidio di George Floyd, diventando un inno del movimento «Black Lives Matter».
«Quella fu una pura coincidenza: l’album era pronto già nel 2019 ma poi la pandemia fermò tutto. Quando lanciammo il singolo ci trovammo di fronte a un’altra tragedia e posso dire che il fatto che abbia assunto quei connotati la dice lunga sulle ingiustizie razziali che dobbiamo sopportare ancora oggi, e questo è disgustoso».
Tornando all’album, «Black Acid Soul» è un titolo forte. Come l’ha scelto?
«La risposta è curiosa: deriva da un hashtag che Chris usava quando scrivevamo e postavamo una nuova canzone. Ho sempre amato il suono di quella frase e nel momento della scelta abbiamo pensato che fosse il titolo perfetto: in un certo senso rappresenta il nostro connubio».
Parliamo di lei, come ha scelto il suo pseudonimo?
«Non era assolutamente programmato: è collegato alla prima canzone che abbiamo inciso e che ha rappresentato la ruota che ha avviato l’ingranaggio del progetto musicale. Ha rappresentato un nuovo inizio, avevo la sensazione che la mia voce fosse finalmente “libera”: quando abbiamo riascoltato il disco tutti hanno iniziato a chiamarmi così: l’ho amato da subito e così mi è rimasto addosso».
Il suo ultimo singolo «Woman» è un inno all’emancipazione femminile: ci racconta come è nato e quali messaggi vuole trasmettere?
«Si tratta di una canzone potente, non solo per l’inversione effettuata nel testo in cui una donna parla ad un’altra donna, o Eva direttamente a Eva, ma anche perché si rivolge a me stessa e all’incredibile forza delle donne. Non potrei essere più orgogliosa di essere donna e parte della comunità Lgbtq. In una frase: non abbiamo paura».
Che valore attribuisce alla musica in quanto strumento per sostenere le lotte per i diritti civili?
«La musica cambia la vita: cambia la idee, i sentimenti, le energie e tanto altro ancora. E il jazz è per definizione “musica per il cambiamento”, in grado di arrivare alle persone che possono ascoltare la lotta e il dolore, ma anche le gioie».
Ha un sogno per il futuro, artistico e personale?
«Il mio sogno lo sto vivendo ora, ed è sempre stato questo: voglio continuare a scrivere, registrare, ad esibirmi e a condividere tutto questo con la gente. Provo grande gratitudine per il fatto di poter fare quello che amo».
Chiudiamo con una grande riflessione su un tema che le è caro: crede che il razzismo cesserà mai di esistere?
«Purtroppo non riesco a immaginare un mondo senza razzismo, dal momento che chi è razzista spesso non riesce neppure a riconoscere il fatto di esserlo, e il cambiamento può passare solo attraverso un profondo senso di consapevolezza».