L'intervista

mercoledì 18 Gennaio, 2023

A tu per tu con la trentina Virginia Stablum dopo l’esperienza di Miss Universo

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«Da cardiopalma rappresentare l’Italia» sulla passerella di New Orleans, racconta la 24enne che ha il Trentino nel cuore. Dopo il concorso arrivate «proposte per il cinema e per la tv»

Gli addetti ai lavori ne erano convinti: con il suo fascino ammaliatore, con la sua bellezza disarmante a solcare la passerella di New Orleans, avrebbe potuto conquistare la corona più ambita, quella di Miss Universo. Il sogno della modella trentina Virginia Stablum però non si è realizzato.

Ha scritto sui social che ha accettato con il sorriso. Davvero nessuna amarezza né delusione?
«Mi dovete credere, sono realmente contenta e soddisfatta del risultato perché è stata comunque un’esperienza pazzesca in un contesto internazionale, che sarà sempre di più un mio riferimento professionale, anche per il futuro».

Un percorso impegnativo, no?
«Mi sono messa davvero in gioco, l’ho fatto per me stessa e per fare bene per l’Italia che orgogliosamente rappresentavo. Non nascondo che proprio l’idea di rappresentare l’Italia ha scaturito in me, molto più di quanto ci si possa immaginare, un forte senso di responsabilità con cui fare i conti. Al cardiopalma…».

In questi giorni sono stati in tantissimi a sostenerla, anche via social (su Instagram ha 430mila followers). Ne è rimasta sorpresa?
«Mi aspettavo un supporto dalla community italiana ma, considerato anche il fuso orario, ho classificato il loro supporto come eroico e ne sono lusingata: mi sono sempre sentita come in una grande squadra. Confesso che una grande sorpresa è arrivata dal calore con cui mi ha seguita la community internazionale: non lo davo assolutamente per scontato».

Cosa le ha lasciato Miss Universo?
«Ho capito che in questo concorso contano tanto le concorrenti, ma anche i supporti istituzionali dei Paesi, con la solidarietà e le attività di charity più in generale».

Dopo il concorso internazionale ha scritto di voler essere un esempio, un vettore di messaggi positivi, e di aver gettato un seme, accennando a W2H. Può farci capire meglio?
«Ribadisco, non mi sono sentita delusa per il risultato perché quello che mi ha dato più soddisfazione, sopra ogni cosa, è stata la nascita di una nuova ed entusiasmante iniziativa con e a favore delle donne, la cui sigla sarà W2H. Più precisamente la lettera W sta per woman (donna), mentre le 2 H per heritage (patrimonio) e humanity (umanità). Inizialmente ho pensato di essere in balia di pensieri utopistici, ma poi, un poco alla volta, tra varie sfilate e confrontandomi con persone davvero speciali, ho iniziato a chiedermi perché no? Perché la donna non potrebbe essere candidata a patrimonio mondiale Unesco? L’iscrizione a questa speciale lista sarebbe come riconoscere implicitamente un valore universale alla donna e al patrimonio di valori e sensibilità che porta con sé».

Un patrimonio prezioso…
«Uomo e donna in un equilibrio complementare potrebbero scrivere nuove e bellissime pagine di una storia fatta di civiltà e progresso senza alcuna discriminazione di genere. Naturalmente questa visione, anche utopistica, presupporrebbe un cambio culturale diffuso a partire dai più piccoli e dalle nuove generazioni che non vedrebbero più donne private del diritto di desiderare liberamente il proprio futuro, così come purtroppo capita ancora in diversi posti del mondo. Mi piacerebbe che questo diritto potesse diventare un fatto normale per tutte le donne come me e come voi. È forse chiedere troppo?».

L’esperienza di Miss Universo le ha portato proposte di lavoro?
«A New Orleans ho ricevuto tante manifestazioni di gradimento e stima e alcune proposte si stanno concretizzando, sia per il cinema che per la tv. Tuttavia sono realista e so che bisogna valutare molto bene la concretezza delle prospettive nate a “caldo”. Mi sento comunque lusingata ma sento ancora il bisogno di sviluppare maggiori competenze per fare bene in qualunque ipotesi».

Parliamo di casa. Lei vive a Milano ma le capita di tornare a Trento?
«Sì, in Trentino ho i miei affetti familiari ed è il luogo in cui ho frequentato parte dei miei studi. Sono tornata anche recentemente: è venuta a mancare mia nonna materna con cui ho sempre vissuto un legame speciale, ora la porto con gioia nel mio cuore.

Cosa le manca del Trentino?
«Sono anche molto legata al mio territorio che da sempre apprezzo per l’incomparabile qualità della vita, soprattutto per chi come me ama il lago e la montagna. Quando sono fuori dall’Italia per lavoro, al rientro, apprezzo infinitamente la luce, l’aria e i colori che solo il Trentino sa esprimere nelle varie stagioni. In una valle del Trentino, la Val di Rabbi, c’è un paese che porta il mio cognome, Stablum. Anzi, è più corretto dire chi io porto il suo, in ogni caso mi sono ripromessa di andare a visitarlo appena possibile, mi dicono esserci dei formaggi memorabili».