Grandi Carnivori
giovedì 8 Febbraio, 2024
di Simone Casciano & Benedetta Centin
Scelta politica, ma procedura corretta. Si può riassumere così la posizione di Roma sull’abbattimento di M90. Dal ministero filtra irritazione per la rapidità con cui si è passati dal decreto all’abbattimento vero e proprio, ma si riconosce la correttezza del percorso che ha portato all’esisto finale.
Visti da Roma
«Per la prima volta la procedura è stata rispettata nella sua interezza – dicono dal ministero – Non è stata fatta un’ordinanza, ma un decreto del presidente sulla base della legge 9 del 2018 (quella voluta dall’ex governatore Rossi), chiedendo prima il parere di Ispra». Parere in cui l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale aveva manifestato la sua «non contrarietà all’abbattimento», riconoscendo che i comportamenti di M90 rendevano la rimozione coerente con quanto previsto dal Pacobace e dando facoltà alla Provincia di decidere come procedere.
La difesa di Piazza Dante
Ed è stata proprio la Provincia a propendere per l’abbattimento rispetto che per la cattura. Questo per vari motivi. Innanzitutto tecnici, difficile in inverno utilizzare le trappole a tubo o a lacci, perché contrariamente a quanto si crede, gli orsi attivi durante la stagione fredda non hanno bisogno di molto cibo e sono pressoché indifferenti alle esche. Troppo pericolosa la narcotizzazione, che richiede ai forestali di essere non più distanti di 15 metri dal bersaglio. Da qui la decisione dell’abbattimento. Politica quindi, ma corretta. Più criticabile la velocità con cui si è passati dal decreto all’abbattimento, c’è chi dice che l’inchiostro era ancora fresco quando le canne del fucile erano già fumanti. Se c’è stata strategia dalla Provincia nessuno lo ammette, ieri in Consiglio provinciale il governatore Fugatti e l’assessore Failoni avevano le labbra cucite (vedi articolo a fianco). «Quando c’è una sospensiva dei tribunali si prende una piega per cui poi si sospende tutto» si mormora però nei corridoi della Provincia. Ma la rapidità viene giustificata con la pericolosità dell’esemplare. A volte una foto vale più di mille parole. È questo il caso dell’immagine che ritrae M90 durante il suo incontro con una coppia a Mezzana lo scorso 28 di gennaio. Le immagini rendo bene la pericolosità di quell’incontro, nel corso del quale l’orso ha seguito la coppia per circa mezzo chilometro. «Che li abbia seguiti o inseguiti non fa nessuna differenza – spiega un forestale – Il comportamento rientra nella stessa categoria di pericolosità. Perché ad essere pericoloso è il fatto che l’animale non teme più l’uomo». Il problema è che l’animale aveva perso la naturale diffidenza. «Probabilmente è stata la ricerca di cibo a renderlo confidente». E proprio su questo tema verteva un’altra parte del parere che Ispra ha recapitato venerdì scorso in Provincia: «Risolvere la questione cassonetti». Mettere in sicurezza i rifiuti, fonte di cibo, è l’azione più importante per prevenire nuovi casi M90 a tutela della popolazione, così come della specie animale. Un aspetto che ancora non è stato risolto.
Gli animalisti, prime querele
Intanto le associazioni animaliste hanno messo al lavoro i loro avvocati. E annunciano azioni legali a stretto giro. E c’è già chi si è mosso: il Partito Animalista Europeo ha depositato «formale atto di denuncia querela indirizzato alla Procura di Trento nei confronti del presidente Fugatti e dei forestali autori dell’uccisione di M90, specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa», ipotizzando i reati di uccisione di animali, istigazione a delinquere in concorso. «Il Pacobace prevede altre soluzioni intermedie prima di considerare l’ipotesi estrema dell’abbattimento ma Fugatti le ha ignorate tutte» dichiara il presidente del Pae Stefano Fuccelli.
Annuncia azioni legali a breve anche Lav, che ha nel frattempo ha lanciato un «mail bombing» (invio massivo di mail) per chiedere al Ministro Pichetto Fratin «di arginare la furia sanguinaria di Fugatti». Lav che sarà tra le associazioni che sabato parteciperanno al corteo nazionale organizzato da Stop Casteller.
Da quanto trapela, comunque, oltre alla querela di Fuccelli, sul tavolo del procuratore Sandro Raimondi potrebbero arrivare anche degli esposti, sempre di associazioni animaliste, pronte a sollecitare l’apertura di un’indagine per verificare se possano esserci eventuali profili da contestare in merito all’abbattimento fulmineo dell’animale, tanto che loro non hanno nemmeno avuto il tempo di impugnare al Tar di Trento il decreto di uccisione firmato dal governatore.