Le reazioni

giovedì 8 Febbraio, 2024

Abbattimento di M90, il silenzio della giunta. Fugatti tace, Failoni laconico e Gerosa scappa un’altra volta

di

Tanti i messaggi di solidarietà bipartisan arrivati al governatore, oggetto di minacce sui social dopo l’abbattimento di M90. In consiglio parlano le opposizioni: «Andava ucciso»

La consegna è quella del silenzio. Nessun commento, nessuna dichiarazione, la giunta tace. Nemmeno una risposta istituzionale, quella dovuta a un consigliere provinciale — Roberto Stanchina (Campobase) — che nella solennità dell’Aula ha affermato che, dopo l’avvenuta soppressione di M90 «avrebbe auspicato un’informativa sui fatti di ieri, senza dover apprendere quanto successo solo dalla stampa». L’interlocutore in quel momento era l’assessore con la delega ai Grandi carnivori, Roberto Failoni, che non ha raccolto l’invito a dare spiegazioni. «Si è persa un’occasione oggi per informare l’Aula — ha affermato subito dopo la consigliera di Casa Autonomia Paola Demagri — perché tutti hanno la necessità di conoscere come sono andate le cose».
Ma niente da fare. Fugatti ha deciso così, non si parla. Né formalmente né informalmente. Silenzio. Lo stesso di Failoni, anche se qualcosa poi lo dichiara: «Siamo in attesa di conoscere il punto esatto dell’abbattimento». Ma come, l’assessore non sa dov’è stato abbattuto M90? «Certo che lo sappiamo», ma non si dice. E chi lo dirà? «Il presidente Fugatti, più tardi», che più tardi non dirà proprio nulla. Ma come assessore avrà avuto una telefonata dai sindaci della Val di Sole? «Io ero in Val di Sole la sera, erano sollevati. Abbiamo fatto quello che ci è stato indicato da Ispra. Ma in giornata diremo tutto». Poi però non è stato detto nulla. Né il luogo esatto, né l’ora della firma del decreto di abbattimento, né l’ora dell’abbattimento. O quante fossero le squadre sul posto della Forestale, o dove fosse ora l’esemplare, se trasferito all’Istituto zooprofilattico delle Venezie o sulla strada per l’inceneritore.
Oltre gli aspetti tecnici, la questione è anche politica. La linea da tenere sui grandi carnivori ha diviso il centrodestra in più di un’occasione, con l’esponente di Fratelli d’Italia Gerosa che ha fatto resistenza anche all’approvazione del disegno di legge voluto da Fugatti sull’abbattimento degli otto esemplari all’anno. Il giorno della soppressione di M90 — martedì — ha evitato ogni commento, scappando dai cronisti. Ieri la stessa scena, ma una minaccia: «Se scrivete un’altra volta che scappo via, io vi querelo». Ed è scappata via.
Se la giunta ha preferito la linea del silenzio, la politica ha però preso la parola. Anzitutto per dare la massima solidarietà a Fugatti, colpito — subito dopo la diffusione della notizia della soppressione del plantigrado — da quella che in gergo si chiama una shit-storm, via social soprattutto. Claudio Cia, a nome dell’intero Consiglio, ha voluto esprimere «piena solidarietà al presidente Maurizio Fugatti», destinatario degli sfoghi di quelli che ha definito i «barbari da tastiera», attivissimi nei canali social, «con minacce nemmeno larvate e addirittura di morte al presidente della Provincia Autonoma». Il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini ha sottoscritto a nome di tutti le parole del consigliere del gruppo Misto: «Il confronto d’idee e le diverse sensibilità non possono e non devono mai giungere a questi limiti estremi e senza senso». Ed è Walter Kaswalder (Patt) che chiede di estendere la solidarietà «a tutto lo staff del presidente Fugatti, perché le minacce stanno disordinatamente arrivando perfino alle segreterie».
«Il gruppo della Lega esprime piena solidarietà per le minacce che il presidente Fugatti sta subendo in queste ore. La Provincia Autonoma di Trento ha intrapreso fin dall’inizio della scorsa legislatura un percorso chiaro e preciso che punta a garantire la sicurezza dei cittadini e tutelare gli allevamenti di montagna». E così il segretario del Carroccio Diego Binelli: «Arrivano intollerabili minacce da parte di coloro che vivono lontano da qui, non conoscono la montagna e le sue problematiche e dimostrano di dare maggior valore alla vita di un animale rispetto a quello di un essere umano».
Tutti solidali, dunque, ma anche tanta condivisione nel merito della faccenda, con il sostengo alla decisione presa dal governatore per l’abbattimento dell’orso M90. Sostegno che arriva anche dal senatore trentino — eletto dal centrosinistra — Pietro Patton: «Gli animalisti contrari all’abbattimento dell’orso M90 sono contro la conservazione della natura. Creare un’artificiosa contrapposizione tra uomo e natura, in totale spregio delle norme e della realtà, impedisce di trovare un corretto equilibrio tra la natura e le attività umane, e chi ci rimette è ovviamente la natura nel suo complesso. M90 — continua il senatore — è un orso pericoloso, fa parte di una popolazione di orsi in buono stato di conservazione e quindi, secondo la legge e secondo il buon senso, va rimosso dall’ambiente». E aggiunge: «Sono convintamente all’opposizione del Governo Fugatti, ma questo è un tema di pubblica incolumità su cui non ci devono essere bandierine di parte. Va dato atto alla Provincia di Trento — afferma — di aver seguito un percorso trasparente, con una valutazione di pericolosità e un parere di Ispra favorevole al prelievo. Va sottolineato che mantenere l’orso M90 in vita, ma rinchiuso in un recinto, gli avrebbe procurato grande sofferenza», conclude.
Anche Casa Autonomia, che ha come segretario politico l’ex assessore alle Foreste Michele Dallapiccola, approva la decisione di Fugatti, anche se con una forte critica alla giunta: «Piaccia o no, per quanto cruento, questo epilogo racconta ai trentini una lampante verità. Gli strumenti normativi per gestire in maniera completa la presenza dei grandi carnivori sul territorio provinciale, c’erano già tutti. Bastava applicarli smettendola di procede a tentoni, annunci e scarico di responsabilità su chissà chi e chissà cosa».