L'intervista
lunedì 12 Agosto, 2024
di Benedetta Centin
Con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio è destinato a chiudersi con l’assoluzione «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato» il procedimento penale che riguarda l’annosa vicenda dell’ex Hotel Panorama e che da tempo tiene sotto scacco il sindaco di Nago-Torbole, Gianni Morandi, e i cinque membri della commissione edilizia del Comune che nel 2018 avevano rilasciato la nuova concessione a costruire e cioè Lorenzo Carli, Andrea Lorenzi, Renzo Giovannini, Daria Stringari e Graziano Boroni. Un procedimento, questo, scaturito nel 2019 dopo l’esposto presentato dagli allora consiglieri di minoranza Eraldo Tonelli e Giovanni Perugini (quest’ultimo attuale consigliere).
Morandi, il suo stato d’animo alla notizia della cancellazione del reato?
«Ammetto di essere sollevato ma di mio ero già sereno: il procedimento che si trascina da cinque anni è inconsistente, con accuse senza peso e sostanza, tanto che la Procura di Rovereto aveva già chiesto l’assoluzione, a cui si sono poi opposti i nostri accusatori. Avrei solo voluto essere assolto prima e non c’è alcun rammarico verso la giustizia, nella quale ho sempre avuto fiducia. Certo l’abolizione dell’abuso d’ufficio è un sospiro di sollievo: c’era bisogno di intervenire, le contestazioni rispetto a questo reato erano frequenti ma quasi sempre non portavano a nulla di fatto».
Come lei ora sono sollevati anche altri amministratori…
«C’è chi ha lasciato il proprio ruolo in seguito dell’avvio di un procedimento penale, il rischio di mollare era prevedibile, l’ho visto in qualche collega. Si è scoraggiati: ti ritrovi a pagare di persona, danni morali e danni materiali. E poi devi giustificarti verso l’opinione pubblica che, con questa disaffezione politica, sentenzia facile. Gli esposti ormai sono all’ordine del giorno, fatti spesso per incapacità di fare politica seria che va combattuta. Accuse strumentalizzate più per aspetti politici che giuridici. Per fortuna c’è la giustizia, ora anche questo ddl».
Ritrovarsi indagato ha demotivato anche lei?
«Per fortuna non fa parte del mio carattere, non mi sono lasciato prendere dallo scoraggiamento che porta anche all’appiattimento delle attività amministrative. Anzi. Superato il momento di ansia, di preoccupazione, e sì, lo ammetto, di incazzatura, sono ripartito con maggior entusiasmo per non darla vinta a chi voleva fermarmi. Mi è servito a forgiare ancora di più la mia figura di amministratore, il mio ruolo di sindaco che, sono convinto, vale la pena fare: non sono certo queste vicende a fermare il sottoscritto e l’Italia che lavora».
Circostanze che lasciano comunque un segno, no?
«Già, da cinque anni a questa parte ho una spada di Damocle sulla testa e dovremo attendere l’udienza di settembre per il pronunciamento del giudice di Rovereto. Sono vicende che lasciano una macchia, che denigrano, che fanno mormorare la gente, e tra questi c’è chi gode, ma io so di non aver fatto nulla di male e avevo fede nella giustizia, anche se lenta. Ora lo confesso: il giorno del 2019 della commissione edilizia e quello in cui è stata rilasciata la concessione io ero ricoverato in ospedale ad Arco per una polmonite, ma non l’ho mai detto, c’era da difendere la correttezza dell’amministrazione, dei suoi uffici, nella loro interezza. E la precedente concessione era del 1973, quando avevo 3 anni, e l’allora sindaco era finito in Pretura e poi assolto. Mezzo secolo della stessa storia, con l’identico esito: abominevole».
Vicende gravose anche per le spese, come accennava sopra..
«Sì perché, per quanto siamo coperti da una polizza assicurativa che paghiamo di tasca nostra, a noi amministratori ostaggi, spesso per anni, di procedimento, tocca intanto anticipare le spese legali e di eventuali consulenze. E non sono pochi soldi: migliaia di euro. Spese dirette e indirette che sono fastidiose anche da anticipare. L’assicurazione le copre ma non nell’immediato. Per non parlare delle spese di giustizia, del tempo perso… E tutto per un reato, l’abuso d’ufficio, inconsistente, non così chiaro da definire. Procedimenti come il mio sono solo uno dei tantissimi casi che danno ragione al ddl Nordio».
L'annuncio
di Leonardo Omezzolli
A comunicare la notizia la vice sindaca di Riva Silvia Betta, felice per l’obiettivo raggiunto anche grazie alla disponibilità di spazio messa a disposizione dall’associazione Luogo Comune