Migrazioni

venerdì 21 Aprile, 2023

Accoglienza, in Trentino 4000 profughi e rifugiati. 1200 quelli colpiti dalla stretta del governo Meloni

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Oltre a 250 in strada, a rischio 700 dell’accoglienza straordinaria, tempi tagliati per 300 che hanno la protezione speciale. Fondazione Migrantes e Caritas: «Il governo restringe il diritto d’asilo»
Residenza Fersina

Da 200 a 250 profughi, soprattutto pakistani e afgani, che arrivano dalla rotta balcanica e sono letteralmente per strada (Il T del 15 aprile). Circa 700 richiedenti protezione internazionale ospitati nel sistema di accoglienza straordinario, oggi concentrato soprattutto a Trento, che avranno molte meno possibilità di ottenere asilo o altre forme di protezione dopo la stretta del decreto immigrazione del governo Meloni. E almeno 300 persone già titolari di protezione speciale che, sempre in base al decreto, vedranno il loro permesso di soggiorno prorogato al massimo per un anno. La politica anti-immigrati dell’esecutivo, sostanzialmente appoggiata dal governo provinciale, rischia di colpire in tutto più di 1.200 persone degli oltre 4.000 profughi e rifugiati che sono tra noi, provenienti da Paesi extra Unione Europea, prevalentemente da zone di conflitto e di violazioni dei diritti umani, dall’Ucraina all’Afghanistan, dal Medio oriente all’Africa.
Restano fuori dalla stretta i titolari di asilo politico e di protezione sussidiaria, in tutto 700 in Trentino, e i 2.100 ucraini e ucraine che hanno avuto la protezione temporanea in provincia, 600 dei quali sono attualmente richiedenti. Finora il governo italiano ha mantenuto la linea di condanna dell’invasione russa e di sostegno militare e umanitario a Kiev, ma le spinte politiche ad allentare la tensione con Mosca restano e tra i governi di analoga tendenza dell’Est europeo sono già cominciati i distinguo sull’Ucraina, per il momento solo sul grano.
Sul tema ieri a Trento è arrivata la denuncia della Fondazione Migrantes, che ha presentato alla Facoltà di Giurisprudenza il Report 2022 sul Diritto d’asilo. L’incontro, introdotto da Donata Borgonovo Re, docente di Diritto delle migrazioni, ha visto gli interventi, tra gli altri, di Mariacristina Molfetta di Migrantes e Gianfranco Schiavone dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. Le persone in fuga nel mondo aumentano, fino a 100 milioni l’anno scorso, ma il governo italiano, è stato sottolineato, restringe il diritto d’asilo.
L’esecutivo Meloni, come è noto, ha deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione e nominato commissario per la gestione dell’emergenza il prefetto Valerio Valenti, già commissario del governo a Bolzano. L’operatività del commissario scatta per 14 Regioni e per le due Province autonome di Trento e Bolzano che hanno dato l’assenso, mentre le altre cinque Regioni hanno detto no. Tra i provvedimenti che saranno presi al più presto, l’individuazione dei centri di permanenza per i rimpatri, la cui realizzazione verrà accelerata dalle deroghe di legge previste nel decreto. In regione il centro dovrebbe essere realizzato a Bolzano o comunque in Alto Adige, mentre sembra essere sfumata l’ipotesi di Roverè della Luna, proposta in un primo momento dal presidente sudtirolese Arno Kompatscher.
«Oggi (ieri ndr) si è concluso il nostro convegno nazionale a Salerno. Sia il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, sia il presidente della Caritas Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia, e il direttore don Marco Pagniello hanno ribadito la nostra posizione sui migranti» ricorda il referente della Caritas diocesana Fabio Chiari. «La migrazione non è una emergenza – sostiene la Caritas – ma una realtà da governare nella sua complessità, dando attenzione ai diversi valori. Alla vita delle persone, ossia se uno sta morendo va salvato; alla loro dignità, al desiderio di pace, giustizia e di un cammino di vita migliore. Sul tema dell’integrazione vorremmo che i migranti fossero tutelati e non limitati dalle leggi. Serve poi un lungo e paziente lavoro per eliminare le cause delle migrazioni forzate».
In Trentino la Caritas lavora col Centro Astalli, capofila in questo campo, e le altre associazioni. «Seguiamo alcuni progetti, come a San Nicolò, dove abbiamo un gruppo di pakistani». Sulla povertà in generale «c’è ancora l’onda lunga della crisi – dice Chiari – Crescono le situazioni di lavoro povero, sia di migranti che di trentini e italiani».