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martedì 23 Luglio, 2024

Acqua, in Trentino la qualità più bassa per i parametri sanitari: l’analisi

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Presentato il primo rapporto del Centro nazionale per la sicurezza delle acque. Degasperi (Onda): «Risultati sorprendenti, servono spiegazioni»

Minerale, gassata, leggermente frizzante, o più semplicemente quella del rubinetto. Sappiamo davvero che acqua stiamo bevendo? Spesso non siamo a conoscenza di cosa mettiamo nel nostro bicchiere. Una risposta però è stata data nei giorni scorsi dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha presentano il primo Rapporto nazionale sulla qualità dell’acqua potabile in Italia. Il report è stato elaborato dal Centro nazionale per la sicurezza delle acque (CeNSiA) in coordinamento con il Ministero della Salute. I risultati condotti su dati disponibili dalle Regioni e dalle Province Autonome, si riferiscono alla qualità delle acque nel triennio 2020-2022. Sono state portate a termine una media di 841.345 analisi microbiologiche, chimico-fisiche e chimiche annue. In totale i controlli a livello nazionale sono stati 2.524.036. Quello che è emerso è che i tassi minori per i parametri sanitari dell’acqua sono stati registrati proprio in Trentino e in Alto Adige. Risultati che Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda, ha definito «sorprendenti». Per questo ha presentato un’interrogazione per chiedere spiegazioni alla Giunta.
Il Trentino
Secondo un decreto legislativo del 2001, l’acqua potabile deve essere conforme a una serie di parametri microbiologici e chimici, ma anche indicatori di modifiche della qualità dell’acqua, che non sono direttamente correlabili a rischi per la salute. Quello che è emerso dal Rapporto nazionale è che il Trentino è all’ultimo posto in Italia per quanto riguarda appunto i parametri sanitari microbiologici e chimici. Trento nel triennio 2020-2022 ha avuto una conformità media del 95,5% e un intervallo che va dal 91,6% al 98,2%. Pari merito per Bolzano. Di questi parametri fanno parte elementi come arsenico, escherichia coli, nitrato, piombo, enterococchi e floruro.
Per quanto riguarda invece gli indicatori non direttamente correlabili a rischi per la salute (come colore e odore dell’acqua), la situazione è mediamente la stessa. In questo caso i parametri sanitari hanno riguardato la presenza di alluminio, ammonio, batteri, ferro, sodio, il sapore dell’acqua e la concentrazione di idrogeno. I risultati del Trentino sono i peggiori a livello nazionale anche per quanto riguarda questi parametri, con una conformità media del 95%. Nella stessa situazione c’è l’Umbria, che si scontra insieme alla nostra Provincia con l’Emilia Romagna e il Piemonte, che hanno registrato invece rispettivamente 99,9% e 98,7% di conformità media, posizionandosi al primo posto della classifica.
L’interrogazione
Dopo la presentazione del rapporto, Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda, ha rivolto un’interrogazione alla Giunta. Riportando i dati elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità, Degasperi chiede spiegazioni puntuali. «Come si spiegano i sorprendenti risultati rilevati dall’Iss? Quali sono in Trentino i risultati puntuali delle singole analisi e dove sono state effettuate, per ciascuno degli anni coinvolti? Sono state adottate iniziative in conseguenza di quanto emerso?», sono queste le tre domande che il consigliere provinciale di Onda rivolge al presidente della giunta.
L’acqua in Italia
In generale i dati del rapporto nazionale ci dicono che l’acqua nelle case degli italiani è sicura. I controlli degli ultimi 3 anni mostrano che è conforme alla legge quasi nel 100% dei casi. Le milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte tra il 2020 e 2022, su più del 90% della popolazione italiana, mostrano una percentuale della media nazionale di conformità compresa tra il 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici stabiliti e il 98,4% per i parametri indicatori, non direttamente correlati alla salute ma a variazioni anomale della qualità, che potrebbero, per esempio, influire su sapore, odore o colore. Sebbene Trento, Bolzano e l’Umbria si trovino all’ultimo posto della classifica, avendo registrato i tassi minori per i parametri sanitari, la prevenzione della salute è assicurata. Dal punto di vista territoriale tutte le regioni hanno mostrato percentuali di conformità superiori al 95%, che sono comunque medie molto alte.
Le abitudini nazionali
L’acqua del rubinetto è quindi pulita e sicura, lo certifica lo studio dell’Istituto superiore di sanità, ma sono ancora tanti gli italiani che decidono di bere solo quella imbottigliata. Secondo il Libro Bianco del 2022 solo il 29,3% della popolazione italiana beve abitualmente acqua del rubinetto, probabilmente perché la considerano ancora di scarsa qualità. Secondo i dati Istat, relativi al Report della Giornata Mondiale dell’acqua, il 28,4% delle famiglie, circa 7milioni e 400mila, non si fida nel bere l’acqua che arriva nelle loro case.