la storia
sabato 19 Ottobre, 2024
di Ottilia Morandelli
Quanto prende all’ora un’addetta alle pulizie? «Non abbastanza per vivere una vita dignitosa», è la denuncia, afflitta, di una donna che di mestiere fa proprio questo, da quasi 30 anni. Madre di due figli ormai grandi, separata da tempo, vive da sola in un appartamento in città, ma non sa «ancora per quanto». Sì perché il mercato degli affitti del capoluogo è sempre più «proibitivo, in continua crescita»: «Aspetto il giorno in cui mi aumenteranno l’affitto e me ne dovrò andare», spiega.
Di cosa si occupa nella vita?
«Lavoro per una ditta di pulizie di Trento. Faccio questo da 26 anni».
In questi anni è cambiato qualcosa?
«Nulla, sono solo peggiorate le cose. Lo stipendio non è di certo aumentato».
Nessun aumento?
«No. Quest’anno ci hanno aggiunto solo 3 centesimi. Una vergogna».
Tre centesimi…
«Mi viene da ridere se ci penso. Tutto questo è vergognoso. I costi della vita aumentano e noi proviamo a sopravvivere. Fatichiamo davvero e non arriviamo a fine mese».
Quanto la pagano al mese?
«Prendo 7 euro all’ora. Lavoro 20 ore la settimana. Quindi facendo due calcoli prendo meno di 600 euro al mese. Siamo ai limiti della decenza».
Non le rimane nulla?
«Assolutamente no. Come faccio? Calcolando quanto prendo mi ci pago solo l’affitto».
E quanto paga?
«Seicento euro».
E come fa?
«Chiedo aiuto, posso fare solo questo. Sono separata da mio marito ormai da molti anni, però fra di noi è rimasto un bel rapporto. Ci aiutiamo. Mi aiuta con metà delle spese della casa. Senza di lui non ce la farei. Senza considerare che mi affittano la casa solo perché lui ha ancora la residenza con me, in quell’appartamento».
Non può chiedere sussidi per l’affitto?
«Non ci ho nemmeno mai provato, non posso perché sembra che il mio ex viva ancora con me, quindi non ne ho diritto. Ma se lui cambia residenza i miei padroni mi tolgono la casa, e poi dove vado? Un cane che si morde la coda».
Cosa la spaventa di più di tutta questa situazione?
«Gli imprevisti. A 62 anni non posso permettermi di stare male, di smettere di lavorare, di avere qualche spesa che non ho calcolato. Non mi curo nemmeno più».
In che senso non si cura più?
«Nel senso che non posso andare dal medico. Non posso permettermi di accedere alle visite private perché non ho i soldi per permettermele. Ho dei problemi di salute, se chiedo all’ospedale mi dicono che devo aspettare due anni, quindi rinuncio».
Ha qualche speranza per il futuro?
«Penso che si debba parlare di come vivono tanti cittadini, in tutta Italia, ora anche qui in Trentino. Si deve cercare di creare attenzione sul tema della povertà. Non è umano e dignitoso vivere così. Il nostro è un lavoro faticoso, siamo indispensabili, ma tutti fanno finta che non esistiamo, eppure siamo qui, e devono ascoltarci».