il ricordo

giovedì 13 Marzo, 2025

Addio a Francesco Borzaga che firmò la battaglia contro l’assalto al Brenta. «La difesa dell’ambiente è faticosa»

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Gli impianti sciistici, le speculazioni: una vita per difendere il territorio

Avrebbe voluto laurearsi in scienze forestali ma suo padre, l’inflessibile avvocato Eduino Borzaga, voleva un figlio legale, così come imponeva la tradizione di famiglia. Francesco Borzaga, che se ne è andato ieri a 90 anni, dopo la laurea in giurisprudenza si era dedicato all’insegnamento del tedesco. Dapprima alle medie di Segonzano, poi per vent’anni, alle scuole medie di Vigolo Vattaro. E qui è diventato amico di Giorgio Marzari e di sua moglie, Mariella, che lo hanno accompagnato amorevolmente negli ultimi anni.
Fratello di Giovanna Borzaga, (1931-1998) scrittrice e giornalista, era sposato con Donatella «Dodi» Lenzi che lo ha sempre supportato nel suo impegno ambientalista.

«In una settimana abbiamo perso Fulco Pratesi e, adesso, Francesco Borzaga. Due giganti dell’ambientalismo e della conservazione della natura». Così l’architetta Manuela Baldracchi, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, l’associazione che Francesco Borzaga portò a Trento nel 1963 assieme a Franco Pedrotti. «Erano in atto tentativi di realizzare i primi impianti sciistici addirittura in val Genova. E Francesco Borzaga andò a Roma a chiedere una mano a Italia Nostra. La risposta fu che si doveva dar vita, prima, a una sezione trentina. Che Borzaga, avviò anche se non fu mai presidente dell’associazione».
Cominciò il libraio Giambattista Monauni, poi toccò a Ulisse Marzatico che coagulò, attorno alla «sua» libreria Disertori un piccolo ma agguerrito nucleo di difensori dell’ambiente. Di un’Italia «nostra», appunto.

Il giornalista Franco de Battaglia, che ne fu il vicepresidente, ricorda l’architetto Alberto Agostini, Paolo Mayer, Anna Damiani, Luciana Antolini. «La battaglia contro l’assalto al gruppo di Brenta porta per prima la firma di Francesco Borzaga».
Dire che le sue le sue denunce pubbliche fossero indigeste e urticanti per i reggitori del Palazzo e per gli imprenditori del turismo mordi e fuggi è svelare un’ovvietà per chi le ha raccontate da cronista. «Tuttavia – nota Baldracchi – in quegli anni c’era confronto e collaborazione con l’ente pubblico (leggi: Regione, prima; Provincia dal 1972). Perché anche da parte degli esponenti politici c’era disponibilità al dialogo. Che oggi non c’è più. È in atto un cambio epocale che accompagna, amaramente, anche la loro dipartita (di Pratesi e di Borzaga)».

«La difesa dell’ambiente è faticosa», sospirava Borzaga con chi gli faceva notare che la sua voce si perdeva nel deserto della speculazione e dell’assalto alla montagna.
Se non fui mai presidente di Italia Nostra del Trentino, Francesco Borzaga lo fu per molti anni della sezione trentina del Wwf, il fondo mondiale per la natura. Una medaglia che gli valse l’ostracismo di molti.
Forse è per questo che Francesco Borzaga non ha mai ricevuto quei riconoscimenti pubblici che il suo impegno in difesa di un territorio molto amato avrebbe meritato. Nemmeno l’Aquila di San Venceslao che, inutilmente, Manuela Baldracchi e gli amici di Italia Nostra avevano richiesto al sindaco di Trento nel 2024 per i suoi 90 anni. Nelle motivazioni per tale richiesta era scritto che «il professor Francesco Borzaga ha definito e mantenuto, con coerenza e per quasi 70 anni, il suo costante impegno nel campo culturale in genere e in quello della salvaguardia ambientale, naturalistica, storica e artistica della città di Trento e del territorio trentino». Ancora: «All’inizio degli anni ’70, partendo dalla sua professione di insegnante, Francesco Borzaga aveva cercato di coinvolgere nella cultura e nel volontariato ambientale le nuove generazioni, costituendo a Trento la delegazione dell’associazione internazionale Wwf. Attraverso questa sua instancabile attività, profondamente condivisa con la moglie Donatella (Dody) Lenzi, ha allevato al volontariato generazioni di giovani che hanno permeato le istituzioni non solo locali».

Il Wwf, l’altra sua creatura della quale è stato a lungo presidente regionale, ricorda che «Francesco ha dedicato la sua vita a contrastare speculazioni e progetti dannosi. Grazie a lui, il Trentino ha trovato una voce potente, radicale, rigorosa, intransigente e instancabile contro la speculazione, a favore della tutela delle sue valli, dei suoi boschi, delle sue acque. È stato protagonista di battaglie epocali: la salvaguardia della Val di Genova, ultima valle con acque libere delle Alpi, minacciata dalla realizzazione di quella che sarebbe potuta diventare la più grande centrale idroelettrica d’Europa; la difesa del Lago di Tovel; la tutela dell’orso bruno». Ancora: «Per lui, l’impegno per l’ambiente non era una questione di vittoria o sconfitta, ma un atto di fede nella continuità dei valori, nella responsabilità di tramandare un territorio vivo e vitale a chi sarebbe arrivato dopo di lui».