il lutto
sabato 15 Luglio, 2023
di Claudia Gelmi
È deceduto nella giornata di ieri all’ospedale di Trento all’età di 79 anni il filosofo e intellettuale roveretano Franco Rella. Figura di enorme spessore intellettuale per il Trentino e per il pensiero critico a livello nazionale e internazionale, ha sempre coniugato la riflessione culturale e politica espressa in un contesto cosmopolita con un’attenzione e un legame particolari verso la città di Rovereto, dove era nato, nel quartiere di Santa Maria. La sua partecipazione attiva e allo stesso tempo riservata al dibattito culturale ha permesso al territorio di alzare l’asticella del pensiero, soprattutto nel mondo dell’arte, grazie al suo ruolo nella nascita e nello sviluppo del Mart e alla passione per la conoscenza e la verità che ha manifestato con voce profonda e critica, forte di un’inscalfibile libertà intellettuale.
Già docente di Estetica allo Iuav di Venezia e immenso saggista e scrittore (sterminata la sua bibliografia), ha contribuito con la sua ampia visione negli anni Ottanta alla nascita del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, di cui ha ricoperto successivamente gli incarichi di membro del comitato scientifico e di coordinatore dello stesso. È stato filosofo di punta di Feltrinelli, editorialista di Repubblica, ha partecipato a seminari e convegni in molte istituzioni accademiche italiane e straniere, presso le quali ha anche soggiornato come Visiting Professor.
«Franco Rella è stato veramente un ispiratore, un mentore del nuovo Mart, una mente di grande lucidità intellettuale che ha saputo declinare anche nella storia dell’arte, leggendola attraverso la sua enorme cultura – così lo ricorda Gabriella Belli, storica direttrice del Mart dalla sua fondazione nel 1987 sino al 2011 e fautrice della nuova idea di museo al fianco di Rella fin dagli anni Ottanta – Con lui il Mart ha fatto un enorme passo in avanti. La città deve avere un grande debito di riconoscenza verso di lui, perché ha onorato il nome di Rovereto attraverso il suo pensiero condiviso con la comunità e i suoi scritti di enorme spessore. La sua quadratura filosofica e storico-artistica hanno aiutato il museo a muoversi su un terreno di pensiero e su tematiche che andavano ben oltre la storia dell’arte. Penso che Rovereto si dovrà interrogare sulla sua opera e avviare degli studi. Franco Rella è stato per me un compagno di strada straordinario e il Mart gli deve moltissimo».
Il sindaco della città della quercia Francesco Valduga, raggiunto in giornata dalla triste notizia della scomparsa dell’intellettuale, ha immediatamente espresso il «cordoglio a nome di tutta la città per la scomparsa di una figura per certi versi paradigmatica delle sensibilità del nostro territorio. È stato testimonianza infaticabile e continua di come fosse necessaria, insieme allo sviluppo economico, una crescita dal punto di vista della formazione e della cultura. Attraverso la promozione di un pensiero non dogmatico che poneva il dubbio quale motore della ricerca, ha collegato la nostra città a mondi e modi altri di riflessione, grazie anche al suo impegno nelle istituzioni cittadine come il Mart. Ci ha trasmesso una voglia mai sopita di promuovere dibattito e approfondimento, culturale e anche politico, riservandosi lo spazio per la critica e stimolandoci a fare meglio. Ci lascia il valore dell’importanza del conoscere e della fatica del conoscere: il valore della conoscenza come antidoto alla superficialità, alla velocità e alla semplificazione. Viviamo un tempo in cui il dibattito tende a essere così superficiale, che figure come Franco Rella diventano fondamentali per soddisfare l’urgente bisogno di profondità e pensiero che la contemporaneità ci richiede. È stato una persona giustamente esigente, perché non si può banalizzare la complessità della vita e della società, perché la comunità non può essere quella monodimensionale dell’economia e del profitto, ma necessita di una crescita parallela senza la quale costruiremmo solo società monche e meno libere. Rella ha promosso l’idea di un dibattito che ci migliora, dobbiamo fare tesoro di questo tratto caratteristico e, nel ricordarlo, rivolgo un sentito abbraccio ai suoi e alle sue familiari».
«Franco Rella, cognato, compagno, maestro – con queste parole più affettuose e familiari lo evoca invece Mario Cossali, cognato e compagno per una vita di pensieri, visioni e riflessioni culturali e politiche, attualmente presidente dell’Anpi del Trentino – Mi ricordo quando su “Lotta Continua”, nel ’78, scrissi due pagine centrali su “Freud e l’amico silenzioso”, dedicate a rivelare un saggio di Franco Rella sul testo freudiano “Caducità”, un saggio che mi ha accompagnato per tutto il tempo seguente fino ad oggi. Una guida straordinaria che tenta disperatamente di estinguere il lutto personale e il lutto collettivo della guerra non solo con l’analisi di Freud, ma anche con il vitalismo di Lou Andree Salomè e la poesia di Rainer Maria Rilke, un richiamo continuo, meditato, alla speranza, nonostante tutto. E così era, è stato Franco Rella: il suo pensiero ha indagato il male del mondo, l’impossibilità della verità, ma sempre lasciando aperta una soglia, un confine attraversabile. Anche la sua umanità era così: apparentemente infrangibile, ma disponibile senza riserve al colloquio profondo. Sapeva della consolazione e della pietà. Per una incredibile coincidenza in questi giorni rileggevo il suo “Pensare e cantare la morte”, quando ascoltava i suoi poeti: … Non ergete lapidi. Ma ogni anno/fate che per lui fiorisca la rosa…».
Cristiana Collu, direttrice della Galleria Nazionale di Roma, è stata alla guida del Mart dal 2012 al 2015: il suo incontro con Franco Rella è avvenuto in un tempo diverso, quello del nuovo millennio, ma non meno pregnante dal punto di vista di un profondo scambio di pensiero e visione. «“Non c’è stato un giorno in cui non abbia sentito il corpo”. Mi colpì questa frase di Franco Rella detta in una delle nostre assidue conversazioni, uno scambio iniziato grazie alla mostra “La Magnifica Ossessione” e continuato alla Galleria Nazionale — sempre insieme alla moglie Sandra, donna infinita e necessaria — con le presentazioni dei suoi libri e con le passeggiate nelle sale di “Time is out of joint”. La frase è vera, consideriamo il corpo un guastafeste, infatti Franco Rella non si riferiva a un corpo gioioso ma a quello dolente, sordo, a quel fastidio della carne che rende abitare un corpo un problema. Filosofo assoluto avrebbe certo fatto a meno di quel seccatore ma sapeva bene che era lo stesso che gli consentiva di essere felice di pensare e di amare la bellezza con quella affilata intelligenza di chi non solo non sa, ma non può mentire. Un Minotauro lo ha aspettato sulla soglia, per fare insieme l’ultimo tragitto prima di diventare il solo unico respiro della vita che si trasforma. Ora sa tutto e può continuare il suo cammino».
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