cronaca
sabato 22 Aprile, 2023
di Simone Casalini
Nei mercati riecheggiava precisa la sua voce, a richiamare le astanti con una provocazione, una canzonatura o un gesto di galanteria. E nella sua millesima vita, quella dedicata alla terra, si era inoltrato nei sentieri del biologico quando questo concetto era più astrazione che pratica quotidiana. Aveva dissodato, come un coevo Sisifo, le terre incolte a Lon di Vezzano trasformandole in un’azienda operosa, negli ultimi anni accudita insieme alla figlia Ania. Giustino Margoni, ma per molti «Giustino il contadino», biografia politica come si deve ad un uomo del ‘51 cresciuto «istintivamente dalla parte degli ultimi», si è spento giovedì sera per l’intreccio di più patologie.
Giustino è stato molto più di un volto favorevole dietro ad una bancarella nei mercati di Trento e Rovereto o nel negozio ai Solteri che aveva conservato per qualche anno. Aveva incrociato la militanza politica con Avanguardia operaia e una serie innumerevole di lavori. Cuoco, cameriere, autista, operaio alla Sloi, piastrellista e camionista sui mezzi della nettezza urbana a Trento. «Impiego che aveva abbandonato dopo pochi giorni perché riteneva si lavorasse troppo poco» racconta l’amico di una vita, Giorgio Rigotti. «Giustino era esuberante, fortissimo e pieno di energia. Era l’uomo delle contraddizioni, durissimo e dolcissimo insieme. Ma nello stesso tempo sapeva essere molto costruttivo» osserva. Di famiglia contadina, quello alla terra era stato un ritorno, quasi un richiamo. «Anche perché Giustino era molto in sintonia con la natura. È stato un pioniere del biologico, ripristinando dopo anni di lavoro svolto quasi da solo, salvo sporadici aiuti, e con fare titanico una serie di terreni incolti sopra Vezzano. Era il re dei banchetti di verdure nei mercati, aveva un atteggiamento accattivante che conquistava tutti» prosegue Rigotti.
La politica era rimasta sullo sfondo dopo l’esperienza con Democrazia proletaria, si era conservata nel fare quotidiano e nella naturale osservanza di quell’ideale che «aveva come frontiera il riscatto degli ultimi». Giustino aveva «un animo giocoso e infantile» ed era «molto esigente sul lavoro, quasi insofferente», aveva collezionato una serie di incidenti che lo avevano segnato anche nel volto con infiniti ricoveri. «Aveva incarnato nel corpo la sua furia costruttiva» sottolinea ancora Rigotti.
Con la pensione negli ultimi anni la presenza di Giustino ai mercati si era assottigliata, lasciando che la figlia Ania – con uguale vigore – diventasse l’avanguardia. Nei collettivi degli anni Settanta, che nella Valle dei Laghi avevano individuato un contesto quasi d’eccezione, Giustino era legato a doppio filo alla biografia di Ferruccio «Fucio» Morelli, scomparso in un incidente in moto nel 2004, mentre discendeva il Bondone dopo una giornata di lavoro nell’amato orto botanico del Museo di scienze (ora Muse).
I funerali di Giustino – che lascia la moglie Paola e i figli Ania e Martino – si svolgeranno lunedì (ore 15) nella chiesa di Vezzano.
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