Lutto

venerdì 3 Gennaio, 2025

La morte di Paolo Alverà, il figlio: «Dava sempre il massimo. Viveva per lo sport, per gli amici e la sua famiglia»

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Aveva fondato la scuola di Mountain bike dell'Oltrefersina. L'ultimo saluto martedì alle 14.30 a Pergine

Pergine. Paolo Alverà ha amato la bici per tutta la sua vita, e ha pedalato fino all’ultimo. Il noto atleta e istruttore di mountain bike perginese è morto ieri a soli 58 anni proprio mentre era in sella alla sua bicicletta: stava percorrendo la strada che da Tenna porta a Levico, quando improvvisamente è stato colto da un malore. Inutile ogni tentativo di rianimarlo.
Daniela Pedrotti, compagna di vita di Alverà, ha affidato a un breve post tutto il suo dolore. «Senza avvertire nessuno — ha scritto — hai deciso di pedalare altrove dove regna il silenzio ma con la tua solarità porterai risultati anche lassù, ciao amore mio».
Alverà è nato nel 1966 e ha dedicato tutta la sua vita allo sport. A soli 14 anni aveva conquistato il titolo italiano nel pattinaggio di velocità e uno nel ciclismo su strada. Poi, la sua passione diventò la mountain bike: per oltre trent’anni ha portato avanti la sua carriera agonistica, partecipando a competizioni di cross country, downhill, short track ed eliminator. Nel 1991 aveva vinto i campionati italiani di cross country, e anche nel ciclocross ottenne due titoli italiani tra il 1995 e il 1996. Uno dei suoi risultati più importanti fu il quinto posto ai mondiali di cross country in Canada, ottenuto nel 1998. Ma tre le sue passioni ci sono stati anche l’hockey e il triathlon.
Nel 2015, al termine della sua carriera da agonista, aveva fondato la Scuola Nazionale Mountain bike della Polisportiva Oltrefersina, la prima scuola di questo tipo nel Comune di Pergine. Ma era stato anche l’organizzatore di diverse gare di spessore, come il campionato italiano cross country.
Oltre la compagna Daniela, Alverà ha lasciato i figli Emma, Angelica e Marco, a cui ha trasmesso la passione delle due ruote. «Anche al di fuori dello sport Paolo è sempre stato un papà presente — ricorda Marco —. A me ha trasmesso la passione per la bicicletta, ma c’è sempre stato per tutti. Ha cercato di dare il massimo in tutto: sia come maestro di bici, che come maestro di pattinaggio. Con la scuola di mountain bike, assieme a Emanuele Pincigher è riuscito a portare un sacco di ragazzi verso una vita più sportiva. Il suo universo era fatto tutto dalla famiglia, dallo sport e dagli amici».
La sua morte improvvisa ha colpito da vicino tutta la comunità della polisportiva Oltrefersina. «Ricordo con emozione la telefonata con cui mi chiedevi un incontro per fondare una sezione mountain bike nell’Oltrefersina — ha scritto il presidente Stefano Sartori in un post Facebook —. In questi anni passati insieme, tutti noi dell’Oltre abbiamo potuto ammirare e apprezzare il tuo amore incondizionato per lo sport, la tua capacità organizzativa, la passione e la voglia di fare che in certi momenti era vulcanica. In questo momento non ci sono parole per alleviare il dolore dei tuoi cari, di chi ti è stato vicino e ha condiviso con te la passione per lo sport di cui tu sei stato, sei e sarai uno dei maggiori esempi per la nostra comunità, ma il ricordo del tuo sorriso, della tua tenacia, positività e amore per la vita, rimarrà sempre nei nostri cuori».
Il funerale di Alverà è fissato per martedì alle 14.30, alla chiesa parrocchiale di Pergine. Per tantissimi perginesi resterà indelebile il ricordo dell’enorme passione di Alverà, che si è tradotta non solo in importanti risultati sportivi, ma anche nel suo impegno per tutta la comunità. Tra di loro c’è anche l’assessore allo sport Franco Demozzi. «Ho solo un anno di differenza con Paolo, e l’ho sempre seguito — ricorda —. È sempre stato un grande atleta e un grande campione. E anche ai ragazzi insegnava i suoi segreti, puntava molto sulla tecnica di guida. L’ho sempre visto sereno e disponibile, un perfezionista nell’allenamento, ma anche nell’organizzazione della sua scuola. È una perdita per tutta la comunità».