il lutto
sabato 27 Maggio, 2023
di Maddalena Di Tolla Deflorian
Salim Touré l’altra sera ha concluso il suo percorso terreno, troppo presto, troppo giovane: aveva poco più di trent’anni. La malattia, che lo ha colpito improvvisamente durante un viaggio, solo poche settimane fa, lo ha portato via ai suoi cari, al suo lavoro, alle sue passioni. Salim lascia due figlie piccole, la moglie e l’anziana madre, nella sua Guinea, dalla quale era partito sette anni fa per venire in Italia e in Trentino. Lascia tanti amici in Trentino, che aveva incontrato, da quando era arrivato qui, per ricominciare una vita, che sperava migliore. Lascia un lavoro che lo appassionava, in agricoltura, e datori di lavoro divenuti veri amici. «Qui aveva trovato stabilità e un lavoro – scrivono gli amici – aveva intessuto una rete sociale ricca, facendo della nostra provincia la sua seconda casa. Un male repentino lo ha portato via, sottraendo a noi un amico prezioso e alla sua famiglia un affetto insostituibile. Le parole sono di poco aiuto nel raccontare il suo sorriso contagioso e la sua creatività, che sono impresse nella memoria di chi lo ha incontrato». Dopo varie traversie burocratiche, finalmente a dicembre aveva ricevuto i documenti definitivi. Sognava di portare qua la moglie e le figlie. Non ha fatto in tempo. Per anni Salim è stato l’anima della sartoria sociale «Officina de l’ùcia» a Trento, al Centro Sociale Bruno, poi con l’associazione Centro Astalli Trento, dove ha prestato servizio come volontario e come socio. Quell’attività intrapresa inizialmente per velocizzare l’apprendimento della nostra lingua, era diventata centrale nella sua vita professionale. Era un ricamatore, ha inserito le sue competenze nella sua formazione trentina. «Ha dedicato un anno in Italia al Servizio Civile Provinciale. Abbiamo poi potuto vedere la gigantografia di una sua foto sui palazzi e sugli autobus di Trento, a sponsorizzare questa opportunità per i giovani» continuano gli amici. Salim aveva girato il Trentino e l’Italia per mercati e fiere, portando in giro le sue creazioni: vestiti, borse, zainetti, pensati per unire i colori dell’Africa, il riuso di vecchi materiali e lo stile italiano. Amava lavorare la terra; negli ultimi anni si era trasferito a Besagno di Brentonico, dove viveva e lavorava con Nicola e Maria dell’azienda agricola La Bis. «Era arrivato come un dipendente ma, tra caffè e racconti della sua amata Guinea, era diventato un figlio e un fratello» dicono i titolari. Progettava di iscriversi alla Sat locale, coltivava nuove amicizie. Non si aspettava di certo una malattia che avrebbe interrotto i suoi sogni. Elena Simonetti, cara amica, dice: «Era una persona entusiasta, era riuscito, nonostante le difficoltà per una storia familiare complicata, e intoppi burocratici qua, ad essere sempre positivo. Trovava sempre modo per prendersi cura degli altri e di se stesso. Era curioso della nostra cultura, si è visto molte città d’arte italiane da solo». Dando seguito alla sua volontà, gli amici e l’Arci di Brentonico, alla quale si era avvicinato, lanciano una raccolta fondi su GoFundMe, con lo scopo di riportarlo in Guinea, dove sarà sepolto vicino ai suoi cari. Inoltre, i fondi raccolti saranno utilizzati per sostenere la sua famiglia, garantendo il diritto allo studio delle figlie e l’assistenza all’anziana madre. Domani sarà comunicato dove si terrà la cerimonia ristretta di rito islamico. I funerali saranno celebrati in Guinea
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