Il lutto

venerdì 24 Maggio, 2024

Addio a Sandro Catarci, il suo salone un pezzo di storia di Rovereto

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Si è spento il barbiere roveretano apprezzato per la sua originalità era sempre attento alle novità e alle mode

È spirato nel corso dell’altra notte nel letto dell’hospice di Mori, dove era ricoverato, Sandro Catarci, classe 1950, il parrucchiere che a Rovereto ha fatto storia in oltre 50 anni di attività. Il salone Sandro è stato infatti un “marchio” unico e impareggiabile, riconosciuto e ricercato. Perché Sandro era un parrucchiere originalissimo, sempre attento alle novità, alle mode. Simpatico, guascone, compagno capace di tenere in piedi da solo una festa, amico ricercato. E un altissimo professionista, tanto da arrivare alla nomina di maestro artigiano, prestandosi anche alla formazione dei giovani parrucchieri nelle scuole Barelli. Nato nel 1950, aveva cominciato prestissimo la sua attività, si dice già a 15 anni. Aveva cominciato nel salone di via Cavour con la sorella, prima di trasferirsi in via Follone, diventata presto meta delle signore roveretane che non si volevano perdere l’estro elegante e magistrale di Sandro. Nel 2016 gli ultimi tagli, poi Sandro decise che era ora di abbassare la serranda. Con una stretta al cuore, certo, ma dopo cinquant’anni forse era arrivato il momento di fare altro.
La sua grande passione è sempre stata il ballo, innamorato soprattutto del tango e della milonga. La sua umanità e sensibilità lo aveva portato anche a portare la danza tra i malati di Alzheimer non certo come medicina, ma come momento di sollievo e leggerezza dentro la malattia.
Milo Marsili, oggi candidato sindaco, lo ricorda con commozione e grande affetto. «È stato il mio testimone di nozze – racconta – ma anche molto di più. Lo definirei un amico fraterno con il quale abbiamo condiviso viaggi, feste, momenti di amicizia davvero importanti. Ed era proprio così, Sandro, un grande amico, grande artista, un maestro artigiano sopraffino dalla grande umanità, dalla gioia di vivere prorompente, maestro di vita, sempre disponibile, dotato di vasta profondità e al contempo di sottile leggerezza. Sandro era sempre l’anima della festa con la sua contagiosa risata un po’ gracchiante da accanito fumatore. Era sguaiato e vitale, ma sempre elegante e ci faceva morire dalle risate, ma sapeva consolare e sollevare gli umori delle persone in crisi con parole allegre e scanzonate ma mai banali. Ho avuto il piacere, l’onore, la fortuna di averlo accanto, dapprima nel mondo del tango argentino, una danza della quale lui era virtuoso e per un po’ aveva pure trasmesso le sue competenze. “La vida es una milonga Y hay que saberla bailar…” e lui di vita era un maestro di profondità e leggerezza insieme! Se ne è andato con discrezione nella riservatezza degli ultimi anni che ha trascorsi ad Arco: lui, Roveretano verace, si era sottratto da Rovereto, dove conosceva “il mondo”, per restarsene un po’ più in pace. Ha pettinato e tagliato capelli con vera arte e maestria a moltissime roveretane. Le accoglieva con bollicine trentine, le coccolava e le rendeva meravigliose. È stato mio testimone di nozze e i miei figli da piccini lo chiamavano il quinto nonno. Era uno di quei “nonni” un po’ “monelli”, che fanno le linguacce e fanno fare un po’ di pasticci ai “nipoti”, e giù a ridere a crepapelle. Amava viaggiare, appena poteva se ne andava a Numana dai suoi amici, la sua seconda amata famiglia di li. Sul lavoro era puntuale, preciso e molto organizzato, la professionalità fatta persona, un artigiano esemplare. Aveva una altissima considerazione e un rispetto quasi religioso quando parlava delle colleghe e le portava su un palmo di mano».