valsugana

domenica 2 Febbraio, 2025

Adesca bimbo di 10 anni in sala giochi, poi lo carica sulla propria moto: quarantenne a processo

di

L'uomo aveva anche tentato di baciarlo e lo avrebbe portato a casa. Era già finito ai domiciliari per aver pagato rapporti con un 16enne

Avrebbe approcciato un bambino di dieci anni in una sala giochi, cercando a più riprese un contatto fisico con lui, tentando anche di baciarlo sulla bocca, convincendolo poi a salire sulla sua moto con la scusa di portarlo a giocare, determinato ad ospitarlo in casa. Circostanza, questa, fortunatamente scongiurata da un vigilante che aveva dato l’allarme.
I fatti contestati sono di luglio 2022. Nelle prossime settimane l’uomo, un 42enne di Pergine Valsugana, un recidivo già finito agli arresti domiciliari, dovrà presentarsi davanti al giudice per l’udienza predibattimentale. Assistito dall’avvocata Patrizia Corona, dovrà difendersi dalla pesante accusa di adescamento di minori. Il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, chiuse le indagini preliminari, lo ha voluto subito a processo, tanto che ha emesso per lui un decreto di citazione diretta a giudizio, che esclude quindi il passaggio dell’udienza preliminare. Dall’altra la famiglia del minore, assistita dall’avvocata Katia Finotti, potrà entrare nel processo come parte civile, sollecitando un risarcimento danni all’imputato.
«Carezze e baci»
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti l’operaio, quel giorno d’estate di tre anni fa, aveva avvicinato senza farsi troppi scrupoli un bambino di dieci anni con il chiaro intento di passare del tempo con lui, prendendosi delle libertà da codice penale, per arrivare ad approfittare sessualmente di lui. Almeno di questo è convinta la Procura. In quel momento il piccolo si trovava da solo nella sala giochi attigua al ristorante vicino a un lago in zona Valsugana, dove aveva finito di pranzare con i suoi. Alla domanda «Mamma posso andare a giocare?» aveva avuto il consenso dei genitori a spostarsi. Questione di pochi minuti, di poche decine di metri. Abbastanza, per l’imputato, per approfittarne. Per l’accusa l’operaio aveva fin da subito offerto al bambino dei gettoni per giocare ai videogiochi – poi si scoprirà che aveva speso ben 90 euro in gettoni – e l’aveva fatto parlare di cosa gli piaceva fare. Ogni volta che vinceva una partita, per l’uomo, era la scusa per abbracciarlo, accarezzarlo e baciarlo sulla guancia, dicendogli che era bravo. E avrebbe tentato pure di baciarlo sulla guancia. Ma non è tutto. «Tieni, questo è il mio numero di telefono, ma non dirlo a nessuno» gli avrebbe detto, lasciandogli un suo recapito. Poi, con la scusa di portarlo con lui a giocare, lo ha fatto salire sulla sua moto parcheggiata all’esterno della sala giochi. A cambiare i piani un vigilante che ha riconosciuto l’adulto, già noto per episodi simili, e lo ha fatto desistere, allertando i carabinieri e la mamma dello scolaretto che si trovava a poca distanza. Un quadro accusatorio, questo, rafforzato dalla testimonianza dello stesso minorenne, parte offesa, che è stato ascoltato da uno psicologo infantile, con tutte le garanzie del caso, nel corso dell’audizione protetta. Una testimonianza, la sua, risultata attendibile.
Le altre accuse, l’arresto
Lo stesso operaio era finito agli arresti domiciliari su ordinanza di custodia cautelare a fine 2023, accusato di prostituzione minorile, di aver pagato un 16enne per rapporti sessuali. Adolescente che aveva adescato in Rete, in un sito di incontri gay, spacciandosi per un ragazzo poco più grande di lui. E dopo averci chattato, lo aveva convinto a vedersi. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana, gli incontri avvenivano sempre in un luogo isolato. In pieno giorno. Cinquanta euro la tariffa. Così secondo il quadro accusatorio delineato dalla Procura di Trento.