giovedì 1 Febbraio, 2024
di Simone Casciano
Di solito si guarda al progresso come a una linea rette crescente che tende all’infinito, ma è una fallacia del pensiero. Raramente il miglioramento è così lineare e i grafici assomigliano di più alle creste frastagliate di una catena montuosa, con picchi netti o dolci che si alternano a momenti di calma piatta. Quello che deve preoccupare però, è quando la tendenza guarda verso il basso e invece che disegnare il profilo di una nuova montagna di progresso, sembra mostrare la nascita di una valle di regressione. È questa la situazione che deve scongiurare il Trentino stando ai dati del rapporto 2023 dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), l’ente che si occupa di tracciare il percorso dell’Italia e delle regioni verso gli obiettivi dell’Agenda 2030. Il Rapporto Territori in particolare si concentra sui progressi, o la mancanza di essi, in ogni regione e provincia autonoma. Ogni territorio viene valutato sulla base dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Per stabilire i risultati raggiunti, Asvis analizza più di un centinaio di indicatori a cui si aggiungono altri 24 obiettivi quantitativi. Nell’analizzare il dato del Trentino va fatta una premessa, in molti dei 17 obiettivi la Provincia si trova al di sopra della media italiana, spesso per una posizione di partenza migliore. Ciò che preoccupa quindi, più che la situazione è la tendenza. Per alcune voci, infatti, si notano regressioni che devono valere come un campanello d’allarme. «Quello che preoccupa del Trentino è l’andamento, perché il dato in sé mostra sempre una situazione migliore alla media italiana – spiega Manlio Calzaroni, responsabile area ricerca Asvis – Negli ultimi dieci anni però l’andamento in Trentino non è positivo, i miglioramenti sono stati pochi e marginali e in alcuni casi ci sono stati dei peggioramenti».
Le note dolenti
Il primo dato negativo che balza all’occhio è quello relativo al Goal 1 «sconfiggere la povertà». Purtroppo invece le disuguaglianze stanno aumentando. Anche in Trentino secondo il rapporto Asvis, la povertà assoluta nel 2022 è cresciuta dell’8,8%. «Il dato è quello aggregato del Nordest – spiega Calzaroni – Ma restituisce una fotografia credibile ed è la cartina tornasole di un paese in cui in generale le disuguaglianze crescono». Altro aspetto negativo per cui il Trentino viene bacchettato è il consumo di suolo (Goal 15), l’indice di copertura, tra il 2012 e il 2022, è aumentato da 101,7 a 103,9 un trend in crescita che non può non preoccupare. Discorso simile per la qualità dell’acqua (Goal 6), l’efficienza della rete idrica è scesa di quasi 6 punti percentuali in 10 anni. L’efficienza ora è del 68,6%, ben lontana dall’obiettivo del 90% per il 2030. Male anche in Goal 11, città sostenibili. Quest’anno, secondo AsVis, sono calati del 12,7% i servizi offerti dal trasporto pubblico locale e in contemporanea è cresciuto del 4,8% l’utilizzo dei mezzi privati. Anche qui in direzione ostinata e contraria rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030. In fine Asvis emette una «sospensione del giudizio» riguardo al Goal 9: innovazione. L’obiettivo sarebbe quello, entro il 2030, di raggiungere la quota del 3% del Pil dedicato alla ricerca e allo sviluppo. Il Trentino fa poco meglio della media nazionale, 1,6% contro 1,5%, ma a preoccupare è il trend negativo degli ultimi anni, la spesa è scesa invece che aumentare. «È una situazione che stiamo monitorando – commenta Calzaroni – È possibile che sia uno shock economico legato alla pandemia e all’invasione dell’Ucraina. Rilevo che anche il Trentino è a metà dell’obiettivo, non basta un lento progresso per raggiungerlo».
E quelle positive
Passando agli aspetti positivi va detto che il Trentino ha già raggiunto alcuni dei Goal dell’Agenda 2030 e non sono tanti i territori che possono dirlo. È stato, per esempio, già raggiunto l’obiettivo di ridurre sotto il 9% l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione tra i 18 e i 24 anni. Il Trentino è già sceso al 7,3%. Altra nota positiva sono i servizi per l’infanzia, 3-36 mesi. L’obiettivo era quello di raggiungere il 33% dei posti, la Provincia è al 41,1%. «Un altro aspetto positivo è la riduzione dell’uso di fertilizzanti e la contemporanea crescita degli ettari di superficie agricola dedicata al biologico – commenta Calzaroni – L’obiettivo è il 25%. Vero che Trento ora è all’8,8%, ma la tendenza di crescita è importante ed è la dimostrazione che, quando si attuano politiche concrete, si può guadagnare terreno e raggiungere gli obiettivi prefissati. Il Trentino, se continua così, può passare dalla retroguardia all’avanguardia del biologico». Positivo infine il tasso di occupazione, 74%, 10 punti sopra la media italiana e con un andamento che potrebbe portare al 78% entro il 2030. Il quadro che restituisce il rapporto Asvis è quindi fatto di luci e ombre. Imperativo correggere i problemi e non gratificarsi con i successi. Restare immobili alle maree del presente rischia di erodere quanto costruito nel tempo.