L'intervista

domenica 7 Maggio, 2023

Agenzia Spaziale Italiana: «Il futuro? Economia lunare»

di

Giorgio Saccoccia e il bilancio dell’Agenzia spaziale italiana: «Dalle missioni ricadute concrete»

Dal ritorno sulla luna alla sonda Juice e l’esplorazione di altri corpi celesti, senza trascurare aspetti più strettamente legati al nostro pianeta, come geolocalizzazione e monitoraggio dei cambiamenti climatici. Di tutto questo e molto altro si occupa l’Agenzia Spaziale Italiana, che, sotto la guida del presidente Giorgio Saccoccia, il quale è in carica dal 2019 e lascerà la sua posizione nel maggio del 2023, ha raggiunto importanti traguardi scientifici, oltre ad avere acquisito un posizionamento internazionale di grande prestigio. Infatti, non mancano attestati di stima da parte dei principali colleghi esteri, come NASA, JAXA (agenzia spaziale giapponese) , CSA (Canadian Space Agency) e ISRO (Indian Space Research Organization). In ambito europeo, poi il nostro Paese ha ormai conquistato, contrariamente a quanto avveniva in passato, un ruolo cruciale all’interno di ESA (European Space Agency) accanto a Francia e Germania. Per quanto attiene alle risorse finanziarie, il governo ha stanziato oltre 10 miliardi di euro. L’Italia dello spazio, in breve, è cresciuta sotto tutti punti di vista.
Presidente Saccoccia, in questi quattro anni alla guida dell’Agenzia Spaziale le risorse finanziare istituzionali dedicate al settore sono pressoché triplicate. Quali sono le principali direttrici degli investimenti?
«Gli obiettivi erano quelli di dare sostegno alla ricerca ed all’innovazione, promozione della crescita economica attraverso lo sviluppo di servizi e applicazioni spaziali e, soprattutto, rafforzare il nostro ruolo a livello internazionale. Credo siamo riusciti a centrarli tutti».
Ci può fare qualche esempio concreto di investimento?
«Abbiamo ampliato gli orizzonti dell’esplorazione. Si è investito sul ritorno alla luna, percorso nel contesto del quale abbiamo un ruolo di leader nei moduli pressurizzati e le infrastrutture sulla superficie lunare. Per quanto riguarda l’osservazione della terra, invece, abbiamo investito sullo sviluppo di nuovi satelliti della costellazione e altre piattaforme satellitari».
In merito al ritorno sulla luna, com’è diversa questa nuova esplorazione rispetto a quelle del passato e cosa possiamo aspettarci di qui a quindici anni?
«Rispetto al passato non si tratta più di arrivare a mettere piede sul suolo lunare ma di sviluppare un’intera infrastruttura lunare per abitare, operare, estrarre risorse e fare ricerca scientifica. Vorremmo sviluppare delle vere e proprie unità abitative e creare una forma di “economia lunare” che possa generare delle opportunità di investimento per lo sviluppo tecnologico e di materiali».
Che tipo di risorse si potrebbero reperire?
«Parlandosi di abitazioni lunari, le prime risorse sarebbero quelle relative al sostentamento, quindi acqua e combustibili. Sarà necessario concentrarsi in prima battuta su questi. Speriamo poi di scoprire nuovi materiali utili “terre rare” per le loro caratteristiche e non disponibili sul nostro pianeta».
Oltre alla luna ci sono altre frontiere?
«Stiamo andando alla scoperta di Venere e di altri corpi celesti. L’ultima missione è diretta alle lune ghiacciate intorno a Giove, con la sonda Juice. Altre sono in programma per il futuro».
La space economy, però, ha anche ricadute più immediate. Quali sono le potenzialità?
«Le ricadute sono molto concrete, prima citavo i satelliti e la geolocalizzazione che sono alla base delle nostre applicazioni sui cellulari. I dati da noi forniti possono essere utilizzati per i servizi più disparati: dall’agricoltura sostenibile, monitoraggio delle infrastrutture, la navigazione marittima, la risoluzione delle emergenze».
Anche in riferimento all’ambiente?
«Certamente, i dati spaziali sono utili per monitorare i cambiamenti climatici. Ad esempio, si può verificare l’emissione di gas provenienti dalle attività umane e andare a vedere dove si è virtuosi e dove invece si può migliorare. Anche con il covid è stato fatto. Durante la pandemia c’è stato un crollo enorme legato al lockdown dei gasi nocivi prodotti dall’attività umana. Il monitoraggio è stato utile nella scelta dei provvedimenti da adottare».
Qual è la conquista della quale è più fiero?
«Sono molto orgoglioso del posizionamento internazionale che abbiamo conseguito. L’Italia vanta oggi un grande prestigio e i principali partner, dalla NASA al Giappone, guardano a noi con rispetto ed interesse».