Il fatto

sabato 22 Luglio, 2023

Aggressione in carcere: l’agente ha riportato diversi traumi e un timpano perforato

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La vicinanza del sindacato e le richieste all'Amministrazione penitenziaria

Un’altra grave aggressione si è verificata ieri, venerdì 21 luglio, ai danni di uno dei poliziotti in servizio all’interno del carcere di Spini di Gardolo. «Verso le ore 17.30 circa, durante il servizio di telefonate whatsapp, un detenuto ha aggredito improvvisamente un collega colpendolo con due pugni al volto e facendolo cadere rovinosamente a terra spiega il segretario Provinciale S.A.P.Pe Trento, Massimiliano Rosa – Si tratta di un detenuto nord africano, recidivo a identici comportamenti in altri Istituti di pena, che ha dapprima dato inizio a un diverbio poi si è scagliato ferocemente contro il collega colpendolo ripetutamente al volto Il collega è stato inizialmente soccorso dal personale medico della struttura trentina poi, a causa delle lesioni subite, è stato trasportato con un’autolettiga all’ospedale Santa Chiara di Trento per le necessarie cure». L’uomo colpito durante il servizio è stato dimesso dall’ospedale e ha riportato una prognosi di 14 giorni, diversi i traumi riportati, tra i quali un timpano perforato, oltre alla necessità di dover indossare il collare. «Sembra davvero non avere fine la spirale di violenza che contraddistingue la Casa circondariale di Spini di Gardolo a Trento» commenta Giovanni Vona, segretario nazionale Sappe per il Trivento, non appena ha appreso la notizia. E poi ha continuato: «Con questi ulteriori gravi eventi critici sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Trento: ma quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri, siamo in balia di questi facinorosi. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni. Abbiamo bisogno di personale, il rischio fa parte del nostro lavoro, ne siamo consapevoli, ma giocare al massacro con livelli di sicurezza che non permettono minimamente di tutelare l’incolumità dei lavoratori non è accettabile».
A commentare è stato anche il Segretario generale Sappe, Donato Capece, che ha affermato: «La cosa più grave che emerge da queste giornate di follia è che nulla l’Amministrazione riesce a realizzare per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come Sappe stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo. Auspichiamo in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno».
Capece si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: «Al Capo Dap Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il Sappe per affrontare i temi della gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato». Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: «perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo».