l'aggressione
sabato 18 Febbraio, 2023
di Redazione
«Non ho ferite fisiche, ma continuo a rivedere davanti agli occhi quella pistola che mi è stata puntata addosso. Un’esperienza terribile, anche e soprattutto dal punto di vista psicologico. Mia moglie invece ha una costola rotta e diversi lividi. Ma per tutte e due è stato davvero un incubo». A raccontare il gravissimo episodio con profonde radici omofobe è Linda Pines, che dopo aver vissuto diversi anni a Rovereto, da tempo si è trasferita a San Damiano d’Asti. «Un posto tranquillo – dice – dove viviamo senza problemi e ben accette». Ma evidentemente non da tutti.
L’incubo parte con un trillo del campanello di casa della coppia. Al citofono va la moglie di Linda, Emanuela. L’inatteso ospite si spaccia per un corriere di Glovo, arrivato per portare la cena e chiede di poter entrare. Emanuela taglia corto: «Non abbiamo ordinato nulla, forse ha sbagliato indirizzo». Nasce subito un piccolo sospetto: in paese non c’è il servizio di Glovo. Il campanello suona, sempre con maggiore insistenza. Emanuela allora esce per chiarire il disguido o almeno per far desistere l’intruso, ma appena apre la porta viene raggiunta da un terribile pugno in faccia. Pur stordita tenta la fuga, cercando di rientrare nel proprio appartamento magari per barricarsi dentro, ma viene raggiunta sulle scale dall’uomo col viso coperto da uno scaldacollo. E lì, sul pianerottolo, ancora colpita da una raffica di pugni e calci. Nel frattempo arriva un altro uomo a dare manforte all’aggressore. È in questo momento che Linda si accorge di quello che sta succedendo, sentendo il trambusto e le urla disperate d’aiuto. Agguanta una mazza da baseball che tiene in casa e corre fuori per difendere la compagna: «In quei momenti l’adrenalina ti cancella ogni cautela – ricorda – e il mio unico obiettivo era difendere mia moglie ad ogni costo». Il gesto coraggioso ha forse spiazzato i due uomini che sono fuggiti in strada, dove un’auto con altri due uomini a bordo li stava aspettando. Linda è riuscita ad avvicinarsi con la mazza da baseball, «ma uno degli uomini all’interno – racconta – ha sfoderato una pistola, argentata e grigia, e me l’ha puntata contro. Secondo me era vera e di sicuro non aveva il tappino rosso: l’ho vista proprio bene». Linda rimane un attimo bloccata dalla paura e così è Emanuela a strappare la mazza da baseball dalle mani della compagna e ad avventarsi contro l’auto. Un attimo, poi la macchina è sparita nel buio. «Abbiamo fatto ovviamente denuncia: ci sono un sacco di telecamere a San Damiano e Emanuela è riuscita anche a ricordarsi una parte della targa: speriamo che vengano identificati».
L’episodio potrebbe essere legato a un altro fatto. Nel 2018 la coppia aveva subito un’altra violenta aggressione per una lite tra vicini degenerata in un pestaggio a sfondo omofobo. «Da allora si sta trascinando un processo che viene continuamente rinviato perché gli imputati non si presentano – ricorda Linda – Giusto oggi (ieri, ndr) era prevista la quattordicesima udienza, rinviata pure questa». L’idea, dunque, che ora si sia trattato di una spedizione punitiva è molto forte.
«Si è trattato di un caso specifico e con un accanimento personale e motivato dal fatto che siamo una coppia sposata, perché non abbiamo mai incontrato problemi. Qui a San Damiano non abbiamo mai avuto casi di omofobia e viviamo la nostra vita tranquillamente, se non fosse per questa situazione davvero spaventosa che speriamo si possa chiudere il prima possibile».