I progetti
giovedì 5 Dicembre, 2024
di Massimo Furlani
Vent’anni di collaborazione e più di 50 studenti coinvolti, da giurisprudenza a lettere e filosofia. Sono alcuni degli elementi che raccontano del forte legame che unisce l’Università di Trento con il Consorzio Associazioni per il Mozambico (Cam). Un rapporto a cui stasera, presso il Dipartimento di Ingegneria dell’ateneo, sarà dedicato un momento di approfondimento per ripercorrere, attraverso anche alcune testimonianze, i risultati raggiunti: «Il Cam è una Ong, un ente del terzo settore, nato a Trento nel 2002 dall’unione di cinque associazioni, nell’ambito del già avviato programma di cooperazione comunitaria fra la Provincia di Trento e il distretto di Caia, in Mozambico – spiegano il direttore Isacco Rama e Sofia Rinaldi dell’ufficio progetti del Cam – Ci occupiamo di progetti di cooperazione internazionale, pensati partendo dalle esigenze degli enti locali, collaborando con numerosi attori fra enti pubblici, privati e università, fra cui quella di Trento. Grazie agli sforzi fatti la nostra rete è cresciuta molto, oggi siamo in 12 membri nel consiglio direttivo, abbiamo un team di lavoro a Trento e cinque sedi in Mozambico, e circa un centinaio di collaboratori. Questo ci ha permesso anche di espandere la nostra area geografica di intervento, dal 2016 oltre a Caia coinvolgiamo anche la città di Beria e la Provincia di Sofala». Proprio una delle iniziative previste a Beira, ovvero il progetto Mudar (Mozambique Integrated Urban Development by Actions and Relationships) che opera per la promozione di uno sviluppo urbano sostenibile nella città, sarà uno dei temi centrali dell’incontro di oggi. Un’occasione per cui la relazione fra le due parti è stata riassunta in una breve pubblicazione: «I progetti a cui lavoriamo riguardano i servizi di base, spaziando dall’educazione all’agricoltura e la salute – proseguono Rama e Rinaldi – Per questo le nostre iniziative sono aperte a studenti di tanti indirizzi diversi. Cerchiamo anche di dare un contributo all’economia locale: nel 2005, ad esempio, è stato creato un programma importante di accesso al credito per i piccoli imprenditori di Caia. Di nuovo, comunque, le attività si sono allargate nel corso degli anni anche in base ai cambiamenti globali, ora un filone importante è quello relativo alle tematiche ambientali come l’approvvigionamento idrico e la gestione e pianificazione urbana». Il legame con il Cam, per l’ateneo, ha un significato profondo in termini di benefici per l’ente ma anche per la comunità, come spiega il professore universitario Guido Zolezzi: «Si tratta di una collaborazione di lungo corso e quindi particolarmente proficua – commenta – Un rapporto che all’Università dà tanto nel perseguimento dei tre obiettivi di didattica, ricerca e terza missione. Lavorare in progetti di collaborazioni di questo tipo in paesi in via di sviluppo, entrare in contatto con ambienti e attori diversi è un’esperienza che sappiamo essere estremamente arricchente per gli studenti che decidono di prendere parte alle iniziative previste. Dal punto di vista della ricerca invece questa collaborazione ci permette di entrare in contatto con problematiche e temi di cui manca un’esperienza più diretta: ad esempio, per un ingegnere è difficile simulare attività in contesti dove l’approvvigionamento idrico è molto più scarso rispetto a quello di cui disponiamo in Italia. Poi c’è anche tutto il discorso di ciò che noi come ateneo diamo alla comunità e alla grossa rete di soggetti che è il Cam: i nostri studenti portano all’interno dei vari progetti le loro competenze, prospettive diverse, visioni innovative su tematiche specifiche. E infine, attraverso questa collaborazione abbiamo modo di stringere rapporti anche con altre università all’estero, un punto centrale per il nostro ateneo ha un taglio internazionale sempre più forte con un numero crescente di studenti stranieri. Sono tutti elementi che rendono significativo e danno valore al legame che ci lega al Cam». L’incontro di oggi sarà quindi il momento giusto per celebrare questo rapporto proficuo, con uno sguardo al futuro: «Sarà un evento con un duplice obiettivo – concludono Rama e Rinaldi – Il primo sarà quello di parlare agli studenti, raccontare loro il nostro percorso, quello che facciamo e le opportunità che offriamo e sono state colte da circa 50 dei loro colleghi in passato. In più, sarà un momento di concretizzazione dello stretto rapporto che ci lega all’Università di Trento, qualcosa che noi riteniamo fondamentale perché rappresenta quasi un legame unico a livello nazionale fra accademia e terzo settore. Racconteremo di questa sinergia attraverso la voce del Rettore Deflorian e le testimonianze di ex studenti e tesisti».