Sci

giovedì 9 Gennaio, 2025

Al 3Tre è colpo di scena: vince un Popov da sogno

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Il bulgaro, grazie a una fantastica seconda manche, ha recuperato ben otto posizioni

Dai Balcani con furore. Si scrive la storia a Madonna di Campiglio, dove a sorpresa – sulle orme del suo connazionale Petar Popangelov, una vittoria in Coppa del Mondo esattamente 45 anni fa in Germania, manco farlo apposta era proprio l’8 gennaio del 1980, undici podi (tra cui due terzi posti a Campiglio nel 1983 e 1984) e icona del suo Paese a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta – il bulgaro Albert Popov ha colto il primo successo della carriera grazie a una fantastica seconda manche che lo ha visto recuperare ben otto posizioni. Una sola volta fino a ieri sera il funambolo bulgaro, una molla tra i pali, era salito sul podio, terzo a Palisades Tahoe nel 2023. «La mia prestazione non era male, speravo di poter raggiungere il podio ma non credevo di farcela. Amo l’Italia, amo gli italiani: è bellissimo vincere qui perché su queste piste mi alleno molto e so che posso fare», ha detto nel tripudio del pubblico che lo ha festeggiato a gran voce. Una bella storia che ha dato alla notte di Madonna di Campiglio il tocco di un romanzo. Alle sue spalle lo svizzero Loic Meillard e il croato Samuel Kolega. Quinto il francese Steven Amiez e quinto Henrik Kristoffersen, tre vittorie a Campiglio. Da segnalare i recuperi nella seconda manche dello svizzero Yule, dal diciottesimo al settimo posto, dell’americano Ritchie, dal ventiduesimo all’ottavo, e del samba-ski di Lucas Pinheriro Braathen, dal sedicesimo al nono. Tante le vittime illustri, a cominciare dal norvegese McGrath che aveva chiuso la prima manche al comando ed è saltato nella seconda quando aveva 1”08 di margine da gestire su Popov, il francese Clement Noel e l’austriaco Manuel Feller. E veniamo alle dolenti note di casa nostra. L’azzurro è tenebra sotto le luci di Madonna di Campiglio. Il meglio che raccogliamo è il diciottesimo posto del trentottenne fassano Stefano Gross, unico azzurro qualificarsi per la seconda manche col ventottesimo tempo. Gross a Campiglio ottenne un terzo posto nel 2016; quarto quel giorno arrivò Manfred Moelgg, l’ultimo azzurro ad aver vinto uno slalom nel 2017, nono Patrick Thaler. Altri tempi, sembra sia passata un’era geologica, ma mala tempora currunt, inutile girarci tanto intorno. Certo, non è che si potesse aspettare chissà che cosa, ma una reazione, un sobbalzo d’orgoglio, questo sì. E invece è buio pesto. Alex Vinatzer era la nostra speranza, la nostra miglior carta da calare sul tavolo verde della Classicissima tra i pali stretti in casa, gli allenamenti degli ultimi giorni confortanti e le sue stesse dichiarazioni alla vigilia lasciavano trapelare un certo ottimismo, sia pure timido. E in effetti, per tre quarti di gara il giovane gardenese se l’era cavata più che bene, probabilmente potendo entrare nei primi dieci, l’approccio era quello giusto, ma poi un’inforcata messa sotto le lenti dai giudici di gara, lo ha tagliato fuori quando ormai mancavano solo quattro porte al traguardo. Squalificato, peccato davvero: «Un’inforcata un po’ anomala, peccato – sono le sue parole –. Sono partito bene, ho faticato un po’ sul cambio neve nel finale e sono andato in difesa. Tengo il buono di questa manche, come sono sceso nelle prime porte ed ora pensiamo ad Adelboden, in pochi giorni abbiamo già un’altra chance». Una delusione cocente che ancora una volta ci mette di fronte all’amara realtà: a un anno dalla Olimpiadi in casa lo slalom azzurro è in un tunnel. Non qualificati Kastlunger, Saccardi, Barbera e Maurberger che, fuori squadra, si allena col mutuo soccorso internazionale del Team Global Racing. Delusione tra il pubblico assiepato lungo il Canalone Miramonti, che almeno ha potuto scaldarsi un po’ il cuore per il saluto tributato dall’olimpionico di Vancouver nel 2010, Giuliano Razzoli con una discesa da apripista da brividi: «In quella discesa ho rivisto il film con tutte le tappe della mia vita sugli sci. Grazie allo sci che mi ha dato una vita di emozioni», le parole commosse di un’atleta esemplare per dedizione, correttezza, e tenacia con cui ha superato mille difficoltà. Grazie Giuliano. Bello, ma l’adagio è malinconico. Come dire, che siamo ancorati al passato, ma il presente è questo. Verranno tempi migliori. Speriamo in fretta.